Gesù — la sua vita e il suo messaggio: “Io sono”

Gennaio 29, 2019

di Peter Amsterdam

La Vite

[Jesus—His Life and Message: The “I Am” Sayings—The Vine]

Come l’affermazione Io sono la via, la verità e la vita, anche l’ultimo “Io sono” di Gesù fu proferito la notte prima della sua morte. Giuda, che lo tradì, aveva abbandonato la riunione e Gesù passò le sue ultime ore a consolare e istruire il resto dei suoi discepoli. Cominciò a parlare della vite, dei vignaioli e dei tralci:

Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata.1

In Galilea, nel nord di Israele, era comune coltivare viti, ulivi e fichi. A volte i contadini piantavano le tre specie vicine l’una all’altra.2 Altri piantavano vigneti più grandi e avevano i loro torchi per fare il vino.3

Potare le viti faceva parte della cura di un vigneto fin dai tempi antichi. Ne parla la Legge di Mosè:

Per sei anni seminerai il tuo campo, per sei anni poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà un sabato di riposo per la terra, un sabato in onore dell'Eterno; non seminerai il tuo campo né poterai la tua vigna.4

Isaia scrisse:

Prima della mietitura, quando la fioritura è finita e il fiore è diventato un grappolo in fase di maturazione, egli taglierà i ramoscelli con le roncole, e strapperà via e troncherà i tralci.5

Potare le viti è essenziale per avere frutti sani.

Generalmente si fa durante l’inverno, quando le viti sono inattive. Poi, più tardi nell’anno, vengono tagliati alcuni pampini e altre crescite inutili per consentire ai tralci più forti di portare più frutto. Se le viti non vengono potate, produrranno troppi grappoli che saranno di cattiva qualità. Con la potatura si hanno meno grappoli, ma più forti e più grandi.

Il Padre è chiamato vignaiolo o contadino, rispecchiando l’immagine veterotestamentaria di Israele come la vigna di Dio:

Tu portasti fuori dall'Egitto una vite; scacciasti le nazioni e la piantasti. Tu sgombrasti il terreno davanti a lei, ed essa mise radici e riempì la terra.6

Che cosa si sarebbe potuto ancora fare alla mia vigna che io non vi abbia già fatto? Perché, mentre io mi aspettavo che producesse uva buona, essa ha fatto uva selvatica? Ma ora vi farò sapere ciò che sto per fare alla mia vigna: rimuoverò la sua siepe e sarà interamente divorata, abbatterò il suo muro e sarà calpestata. La ridurrò a un deserto […] Or la vigna dell'Eterno degli eserciti è la casa d'Israele.7

Come il vignaiolo, Dio si occupa della vigna e delle viti. La cura e la lavora per assicurarsi che sia produttiva. Rimuove i tralci improduttivi e pota quelli che non portano frutto. Nell’originale greco i due verbi usati qui – strappare, o eliminare, e troncare, o potare – rimano tra loro.

Potare le viti sane le fa produrre più frutti. Gesù specifica che i suoi discepoli sono stati potati (purificati) e che ciò è avvenuto grazie a tutto ciò che ha insegnato loro. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. Prosegue dicendo che i rami potati e puliti daranno più frutto e spiega come.

Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla8

Gesù spiega che solo dimorando in Lui i discepoli possono portare frutto. Il tempo del verbo greco tradotto con dimorare trasmette l’idea di un preciso atto di volontà, una decisione consapevole di “dimorare” o fare la propria casa nel rapporto con Gesù. Non solo i suoi discepoli devono dimorare in Lui, ma Lui stesso dimorerà in loro. La frase trasmette l’idea che abitare con Gesù equivale a far abitare Gesù in noi.9

Il concetto di Dimorate in me e io dimorerò in voi è stato introdotto nel capitolo precedente, quando Gesù disse ai suoi discepoli:

In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e che voi siete in me ed io in voi.10

Molto probabilmente Gesù si riferiva al periodo dopo la sua risurrezione e ascensione, quando i discepoli ricevettero la piena misura dello Spirito Santo. Qualcuno ha scritto:

Lo Spirito che dimorava in loro li avrebbe istruiti, quindi le parole di Gesù sarebbero rimaste in loro. Continuando questa unione, avrebbero conosciuto meglio Gesù e di conseguenza avrebbero cominciato a manifestare i “frutti” del suo carattere.11

Quali sono i frutti che dimostrano che dimoriamo in Gesù? Uno d’essi è composto delle persone che vengono collegate alla vite grazie alla nostra testimonianza.

Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura. Il mietitore riceve una ricompensa e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme.12

In questo caso, sembra che il frutto principale sia il “frutto morale”, di cui si parla in altri versetti del Nuovo Testamento.

Fate dunque frutti degni di ravvedimento.13

Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.14

Il frutto dello Spirito consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità.15

Perché camminiate in modo degno del Signore, per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio.16

Gesù affermò che chi dimora nella vite porta molto frutto, ma chi non dimora in Lui non può portare frutto, poiché senza di me non potete far nulla.17 Poi portò l’attenzione su quelli che non dimorano in Lui, dicendo:

Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio e si secca; poi questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e sono bruciati.18

Le viti sterili non servono a niente, quindi sono scartate e bruciate. Anche Gesù parlava di viti improduttive, il suo punto è chiaro: chi non dimora in Lui corre il rischio di essere gettato via. È un punto espresso in maniera simile in altri passi delle Scritture. Giovanni Battista disse:

E la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco.19

Un altro autore ha scritto:

Sono parole forti che sottolineano la necessità di mantenere un contatto vitale con Cristo, se si vuole continuare a essere produttivi.20

Avendo parlato del destino della vite improduttiva, Gesù si concentra ancora su quelli che dimorano in Lui.

Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto.21

Dopo aver indicato i pericoli di non dimorare in Lui, Gesù offre alcune informazioni su come dimorare in Lui e Lui in noi. Dimoriamo in Lui quando le sue Parole mettono radice dentro di noi. Nel precedente capitolo Gesù aveva detto:

Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui.22

Quando la Parola di Dio dimora in noi, quando influenza le nostre decisioni e le nostre azioni, quando ci parla e ci guida, allora dimoriamo in Cristo e Lui dimora in noi. Se dimoriamo in Lui e ubbidiamo alle sue parole, allora possiamo pregare con la fede che Lui risponderà e noi porteremo frutto.

In precedenza, Gesù aveva detto che chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto.23 Ora dice: In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli.24 Chi dimora in Cristo rende gloria a Dio con i suoi frutti. Come abbiamo ricordato prima, portare frutto non significa soltanto vincere anime. In questo passo l’attenzione è sul “frutto morale”. Portare frutto in questo senso significa una crescita spirituale e una trasformazione interiore, vivendo in maniera pia mediante l’applicazione della Parola di Dio nella nostra vita, manifestando il frutto dello Spirito Santo.

Il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.25

Nel libro di 2 Pietro troviamo alcuni consigli sulla crescita spirituale e su come partecipare della natura divina mediante Gesù, colui che ci ha chiamato con la sua gloria e la sua bontà.

La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza.26

Il frutto della crescita spirituale, che porta alla pietà [religiosità] viene messo a nostra disposizione in Gesù.

Pietro continua con dei consigli su come partecipare di quella natura divina:

Anche voi per questa stessa ragione, usando ogni diligenza, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l'auto-controllo, all'auto-controllo la perseveranza, alla perseveranza la pietà, alla pietà l'affetto fraterno e all'affetto fraterno l'amore. Perché, se queste cose si trovano in voi abbondantemente, non vi renderanno pigri né sterili nella conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo.27

Quando viviamo veramente nella vite – Gesù ­ portiamo frutto nel senso di crescita spirituale e religiosità. È in questo frutto, in questa crescita, che il Padre è glorificato e che noi dimostriamo di essere discepoli di suo Figlio. Questa crescita deve essere continua, così che come discepoli cresciamo costantemente nel nostro discepolato, nella devozione, nel servizio, nella testimonianza, nella fede e nel dimorare in Cristo.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Giovanni 15,1–3.

2 Keener, The Gospel of John, 989.

3 Gesù usò l’esempio di un uomo simile in una delle sue parabole in Matteo 21,33.

4 Levitico 25,3–4.

5 Isaia 18,5.

6 Salmi 80,8–9.

7 Isaia 5,4–7.

8 Giovanni 15,4–5.

9 Michaels, The Gospel of John, 803.

10 Giovanni 14,20.

11 Keener, The Gospel of John, 997.

12 Giovanni 4,35–36 NR.

13 Matteo 3,8.

14 Galati 5,22–23.

15 Efesini 5,9.

16 Colossesi 1,10.

17 Giovanni 15,5.

18 Giovanni 15,6.

19 Matteo 3,10. Vedi anche Matteo 7,19.

20 Morris, The Gospel According to John, 596.

21 Giovanni 15,7.

22 Giovanni 14,23.

23 Giovanni 15,5.

24 Giovanni 15,8.

25 Galati 5,22–23.

26 2 Pietro 1,3–4 NR.

27 2 Pietro 1,5–8.


Pubblicato originariamente in Inglese il 22 maggio 2018.