Gesù, la sua vita e il suo messaggio: la morte di Gesù (parte 2)

Gennaio 21, 2023

di Peter Amsterdam

[Jesus—His Life and Message: The Death of Jesus (Part 2)]

Dopo che Gesù fu interrogato da Pilato, schernito, trattato con disprezzo da Erode e dai suoi uomini e flagellato, giunse il momento di eseguire la sua sentenza di morte. Tutti i Vangeli parlano degli avvenimenti legati alla morte di Gesù e ognuno dei loro autori include particolari che gli altri non menzionano. Qui usiamo il Vangelo di Matteo come testo principale per descrivere la morte di Gesù, aggiungendo altri punti dai Vangeli di Marco, Luca e Giovanni.

Mentre uscivano, trovarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù.1

Quando i soldati romani finirono di schernire Gesù, sputargli addosso e picchiarlo, lo spogliarono di quel manto e lo rivestirono delle sue vesti; poi lo condussero via per crocifiggerlo.2 Di solito il condannato a morte portava la trave trasversale fino al luogo della crocifissione. Questa trave poi veniva attaccata a un palo già conficcato nel terreno nel punto dove sarebbe avvenuta la crocifissione.

Nel Vangelo di Matteo leggiamo che Simone era di Cirene, un paese situato in quella che oggi è la Libia, sulla costa settentrionale del continente africano. Ai tempi di Gesù era la capitale del distretto romano della Cirenaica e vi abitavano molto Ebrei di lingua greca. Nel Vangelo di Marco3 leggiamo che Simone aveva due figli, Alessandro e Rufo.

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo che Gesù portando la sua croce, si avviò,4 mentre quello di Matteo dice che Simone fu costretto a portarla.5 Probabilmente sono vere entrambe le versioni. È probabile che Gesù cominciò a portare la trave, ma, a causa di tutto ciò che aveva già subito, non fu in grado di portarla fino al luogo della crocifissione. Un commentatore spiega:

Era stato sottoposto a molto stress. Era stato sveglio tutta la notte e aveva sofferto l’agonia nell’orto, i vari interrogatori con le autorità giudaiche e una parodia di processo davanti a Pilato. Aveva subito la flagellazione, che […] poteva essere una faccenda molto brutale. Era stato schernito e picchiato dai sodati. Può benissimo darsi che Gesù fosse stato trattato in modo più severo degli altri che furono crocifissi con Lui.6

Tutti e quattro i Vangeli parlano del luogo in cui fu crocifisso Gesù, chiamato Golgota. Ogni Vangelo aggiunge una parentesi con la spiegazione del nome. Quello di Marco dice: Poi condussero Gesù al luogo detto Golgota che significa: Luogo del teschio.7 Quello di Giovanni afferma: Ed egli, portando la sua croce, si avviò verso il luogo detto “del Teschio”, che in ebraico si chiama “Golgota”.8 Nessuno sa con certezza dove si trovava il luogo detto Golgota, ma sembra che non fosse distante dalle porte di Gerusalemme.

I Vangeli di Matteo e di Marco raccontano entrambi che a Gesù fu offerto del vino da bere.

Gli diedero da bere del vino mescolato con fiele; ma Gesù, assaggiatolo, non volle berne.9

Gli diedero da bere del vino mescolato con mirra, ma egli non lo prese.10

È probabile che siano stati i soldati romani a offrire a Gesù il vino mescolato a fiele o mirra, che avrebbe avuto un effetto leggermente anestetizzante. Non sappiamo se i soldati gli offrirono il vino per un gesto di bontà o se lo stessero prendendo in giro. Che Gesù l’abbia assaggiato e poi abbia rifiutato di bere potrebbe significare che voleva mantenersi cosciente mentre dava la sua vita come prezzo di riscatto per molti.11

Dopo averlo crocifisso, si spartirono le sue vesti tirando a sorte.12

Gli scrittori dei Vangeli non si concentrano molto sui particolari della crocifissione di Gesù, affermano semplicemente che fu crocifisso. Ognuno dei Vangeli sinottici poi dice che i soldati romani divisero tra di loro i vestiti di Gesù. Quando venne il momento di crocifiggerlo, i soldati lo spogliarono, perché i condannati erano crocifissi nudi. Tenersi i vestiti delle persone crocifisse era una prerogativa dei soldati che effettuavano la crocifissione. Il Vangelo di Giovanni aggiunge che la tunica di Gesù era senza cuciture, tessuta d’un sol pezzo da cima a fondo. Dissero dunque fra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamola a sorte per decidere di chi sarà»; e ciò affinché si adempisse la Scrittura, che dice: «Hanno spartito fra di loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica». I soldati dunque fecero queste cose.13

Postisi quindi a sedere, gli facevano la guardia.14

È probabile che i soldati avessero l’ordine di rimanere sul sito della crocifissione fino a che Gesù (e gli altri due uomini) fossero morti, per assicurarsi che nessuno venisse a toglierli dalla croce per salvarli dalla morte.

Al di sopra del suo capo, posero anche la motivazione scritta della sua condanna: «COSTUI È GESÙ, IL RE DEI GIUDEI».15

Uno dei motivi per cui i Romani usavano la crocifissione pubblica come punizione era perché facesse da deterrente affinché altri non commettessero reati o si ribellassero a Roma. Vedere l’accusa scritta su un cartello sulla croce o appesa al collo del criminale serviva a mandare un messaggio forte. Tutti i Vangeli riferiscono che le accuse contro Gesù furono fissate alla sua croce.

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo che fu Pilato a far mettere l’iscrizione, cosa per cui ricevette qualche obiezione da parte dei capi dei sacerdoti.

Or Pilato fece anche un’iscrizione e la pose sulla croce; e vi era scritto: “GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI”. Così molti dei Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; e quella era scritta in ebraico, in greco e in latino. Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma che egli ha detto: “Io sono il re dei Giudei”». Pilato rispose: «Ciò che ho scritto, ho scritto».16

Dato che il luogo in cui Gesù fu crocifisso era vicino alla città, probabilmente molte persone sarebbero venute a vedere, perché le crocifissioni erano attività molto seguite nel primo secolo.17 L’iscrizione era anche in tre lingue, il che voleva dire che chiunque sapesse leggere avrebbe avuto la possibilità di farlo.

L’aramaico era la lingua del paese, il latino la lingua ufficiale e il greco la normale lingua per comunicare nel mondo romano.18

Un scrittore dice:

In quanto all’iscrizione in sé, l’allusione che i Giudei sono un popolo il cui miserabile “re” è appeso a una croce è motivo di offesa per loro ed è resa peggiore per essere pubblicamente disponibile anche ai Gentili di passaggio che leggono solo il greco o il latino.19

Sapendo che non sarebbero riusciti a convincere Pilato a togliere il cartello dalla croce di Gesù, i capi dei sacerdoti cercarono di persuaderlo a cambiare ciò che v’era scritto. Pilato, però, rifiutò di fare qualsiasi cambiamento.

(Continua.)


Note

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.

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1 Matteo 27,32 NR.

2 Matteo 27,31.

3 Marco 15,21.

4 Giovanni 19,17.

5 Matteo 27,32.

6 Morris, The Gospel According to Matthew, 714.

7 Marco 15,22.

8 Giovanni 19,17. Vedi anche Matteo 27,33, Luca 23,33.

9 Matteo 27,34 NR.

10 Marco 15,23.

11 Matteo 20,28.

12 Matteo 27,35. Vedi anche Marco 15,24 e Luca 23,34.

13 Giovanni 19,23–24.

14 Matteo 27,36.

15 Matteo 27,37.

16 Giovanni 19,19–22.

17 Morris, The Gospel According to John, 713–14.

18 Morris, The Gospel According to John, 714.

19 Michaels, The Gospel of John, 950.

Pubblicato originariamente in inglese il 19 aprile 2022.