Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Dicembre 6, 2016

di Peter Amsterdam

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

Come pregare (parte 1)

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, How to Pray (Part 1)]

Nel Sermone sul Monte, Gesù parlò del giusto atteggiamento da avere riguardo alla preghiera. Disse che non dovremmo pregare per farci notare dagli altri e che, se uno lo fa, quello sarà il suo premio e non riceverà nient’altro. Poi proseguì con un’esortazione su come non pregare, per indicare in seguito il modo giusto di pregare, insegnando ai suoi discepoli il Padre Nostro.

Ecco come spiegò il modo sbagliato di pregare:

Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani, perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.1

Insegnava che le preghiere dei suoi seguaci non dovevano essere come quelle dei pagani greci e romani che pregavano a lungo i loro dei, nella credenza che preghiere prolisse ed elaborate fossero il modo per essere ascoltati ed esauditi. Come ha scritto qualcuno,

Alcuni pagani pensavano che se avessero fatto il nome di tutti i loro dei e inoltrato una richiesta a ognuno di loro, avrebbero avuto una miglior possibilità di ottenere una risposta.2 Un altro studioso aggiunge: Inoltre, i pagani ricordavano a una divinità i favori fatti, richiedendo una risposta per motivi contrattuali, come possiamo vedere in molti testi antichi e come spesso è fatto notare dagli storici.3

Gesù invece insegnò che le preghiere non devono consistere in “un gran numero di parole”, usando frasi vuote o, come riportano altre traduzioni, non sprecate parole come i pagani,4 non usate troppe parole,5 non recitate continuamente le stesse preghiere,6 non usate soverchie dicerie.7

Nel libro Jesus Through Middle Eastern Eyes, [Gesù, negli occhi di un mediorientale], Kenneth Bailey ha incluso un esempio del tipo di prolissità e di adulazione eccessiva che si sarebbe potuto udire nelle preghiere degli antichi Greci e Romani. Questo è tratto da una lettera scritta nel 1891 da uno studioso persiano nel fare un regalo a uno studioso e missionario cristiano:

Un ricordo per lo stimato medico dello spirito e filosofo della religione, sua Eccellenza, il solo ed eccellente studioso che non ha secondo nella sua epoca, al Dott. … Come ricordo presentato alla sua nobilissima e ottima persona, a colui che è sopra ogni altro titolo, al propagatore di conoscenza e fondatore di perfezioni, possessore di esimie qualità e dotato di un carattere encomiabile, polo del firmamento delle virtù e perno del circolo delle scienze, autore di splendide opere e di ferme fondamenta, colui il quale è ben versato nella comprensione delle qualità interiori dell’anima e degli orizzonti, che merita che il suo nome sia scritto in caratteri luminosi negli occhi degli uomini più che in oro sulla carta, a Beirut, nel mese di Rabia, nell’anno 1891, dal suo umilissimo…8

Il modo in cui gli antichi pagani vedevano i loro dei li spingeva a fare preghiere lunghe e prolisse, nella credenza che preghiere ampollose dimostrassero la loro sincerità, impressionando così gli dei e incoraggiandoli a rispondere. Credevano che gli dei si offendessero facilmente e fossero portati a cambiamenti di umore improvvisi e inaspettati. Poiché gli dei erano imprevedibili, chi li supplicava in preghiera poteva sentirsi ansioso e pieno di timori, ritenendo che fosse importante fare preghiere lunghe, fiorite ed elaborate per vincere il loro favore e convincerli a rispondere positivamente.

Gli insegnamenti di Gesù sulla preghiera si basavano su una visione completamente diversa di chi è Dio e di com’è fatto. Il Padre è amorevole e misericordioso:

Tu sei un Dio pronto a perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di grande benignità.9 Poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.10

Dio è benevolo, buono, giusto e santo. A differenza degli dei pagani, non deve essere persuaso a fare qualcosa mediante adulazioni e prolissità, né può essere manipolato con preghiere abilmente formulate. Invece, come nostro Padre, sa quali sono i nostri bisogni e gli fa piacere soddisfarli, quando sa che sono buoni per noi, come fa qualunque padre amorevole.

Come fece in tutta questa sezione del Sermone sul Monte, Gesù indicò che ha grandissima importanza la motivazione del nostro cuore nel dare, nel digiunare e nel pregare. Si oppose a lunghe preghiere pubbliche destinate a impressionare gli altri, sia nel Sermone che in altri punti.

Guardatevi dagli scribi, i quali passeggiano volentieri in lunghe vesti e amano i saluti nelle piazze, i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; essi divorano le case delle vedove e fanno lunghe preghiere per farsi vedere.11

Oltre a criticare le preghiere lunghe, si dichiarò anche contrario all’idea che Dio possa essere manovrato o manipolato da preghiere boriose a concedere una risposta.

Gesù si concentrava sul motivo giusto per pregare, invece che al mezzo tecnico della preghiera. Non proibì le preghiere lunghe; in altri punti dei vangeli leggiamo che se ne andò sul monte a pregare, e passò la notte in preghiera a Dio.12 Non predicava contro la persistenza nella preghiera, una lezione che Lui stesso insegnò nella parabola del giudice iniquo.13 Né insegnava che non possiamo ripetere le stesse parole nella preghiera, come fece nel Giardino di Getsemani momenti prima di essere arrestato:

E, andato un poco in avanti, si gettò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu». […] Si allontanò di nuovo per la seconda volta e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà!» […] E, lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, dicendo le medesime parole.14

In precedenza Gesù aveva parlato del motivo errato per pregare, dicendo che i farisei facevano in modo di calcolare il loro orario in modo da essere in una strada affollata o al mercato al momento della preghiera pomeridiana, per essere visti mentre pregavano. Poi aveva parlato del giusto atteggiamento da avere riguardo alla preghiera: che dovrebbe essere fatta in segreto, nel senso che una persona dovrebbe rinchiudersi da qualche parte con Dio, concentrandosi su di Lui e sul rapporto con Lui durante la preghiera.15 Poi aveva indicato le carenze di una preghiera meccanica: una preghiera fatta di ripetizioni inutili e prive di significato, che non viene dal cuore o da un momento di comunione con Dio. Come vedremo nei prossimi articoli, non si limitò a dirci come non pregare, ma c’insegnò anche a farlo, dandoci il Padre Nostro, la preghiera del Signore. Investigando il suo significato, scopriremo che oltre a essere una preghiera che è possibile recitare, espone un certo numero di principi che ci assistono nel nostro modo di pregare.

Gesù insegnava che uno non dovrebbe pregare perché pensa che le sue preghiere o le sue formule gli facciano guadagnare il favore di Dio, ma come espressione di fiducia nel Padre, che conosce già i nostri bisogni e rimane solo in attesa che i suoi figli manifestino la loro dipendenza da Lui.16

Non siate dunque in ansietà, dicendo: “Che mangeremo, o che berremo, o di che ci vestiremo?” Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose; il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose.17

Qui Gesù sta deponendo le basi per quello che insegnerà fra poco sulle priorità dei credenti e sull’avere una comprensione più profonda della premura e delle attenzioni che il Padre ha per noi.

Quando preghiamo, comunichiamo con l’Essere che è onnipotente, onnisciente, totalmente puro e santo, giusto e pieno di gloria – l’essere più potente che esista. Anche se Lui è tutte queste cose e molto di più, è anche nostro Padre, ci ama incondizionatamente e nel suo amore ci ha reso possibile entrare alla sua presenza mediante la preghiera. È con la preghiera che comunichiamo con Lui, che dimostriamo la nostra fede nella sua presenza e la nostra fiducia in Lui, e che raggiungiamo un rapporto personale con Lui. La preghiera è un elemento chiave della nostra comunione con Dio; capire in che modo Dio vuole che preghiamo è essenziale per quel rapporto. Da questo punto del Sermone in poi, Gesù insegnò ai suoi discepoli a pregare – ed è quello che vedremo nei prossimi articoli.

(Continua)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


Bibliografia generale

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1 Matteo 6,7–8.

2 Carson, Jesus’ Sermon on the Mount and His Confrontation with the World, 64.

3 Keener, The Gospel of Matthew, 211.

4 CEI.

5 NR.

6 BdG.

7 Diodati.

8 Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes, 93.

9 Neemia 9,17.

10 Matteo 5,45.

11 Luca 20,46–47.

12 Luca 6,12.

13 Luca 18,1–8. Vedi Le storie raccontate da Gesù: il giudice iniquo.

14 Matteo 26,39.42.44.

15 Lloyd-Jones, Studies in the Sermon on the Mount, 321.

16 Keener, The Gospel of Matthew, 213.

17 Matteo 6,31–32.


Pubblicato originariamente in Inglese il 21 giugno 2016.