Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Novembre 19, 2016

di Peter Amsterdam

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

La giusta motivazione (parte 1)

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, Right Motivation–Part1]

Essendo arrivati alla fine del quinto capitolo di Matteo, con i particolari di come la “giustizia” di un credente deve essere più grande di quella dei farisei, passiamo ora al capitolo 6. Esso inizia affrontando il tipo sbagliato di “giustizia”, facendoci degli esempi di dare ai poveri, pregare e digiunare. La seconda parte del sesto capitolo include le istruzioni di Gesù di depositare il nostro tesoro in cielo e confidare in Dio per il nostro benessere.

All’interno della sezione sulla preghiera, Gesù insegna ai discepoli a fare quella che è nota come “Preghiera del Signore”, o “Padre Nostro”. Poiché in un certo senso il “Padre Nostro” è un argomento a sé, lo prenderò in esame separatamente in futuro.

La frase d’apertura di questa parte del Sermone sul Monte è:

Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per essere osservati da loro; altrimenti non ne avrete premio presso il Padre vostro che è nei cieli.1

La parola “giustizia” qui usata si riferisce alle opere pie che manifestano l’osservanza della Torah,2 cioè le pratiche o le osservanze della fede, che nell’esempio dato da Gesù includono il dare ai poveri, la preghiera e il digiuno. Questi tre esempi rappresentano le pratiche che svolgiamo come manifestazione della nostra vita di fede. Gesù ci dice che quando facciamo queste cose non dovremmo farle con l’intenzione di farci vedere dagli altri.

Quando Gesù dice ai suoi seguaci di guardarsi dallo svolgere queste pratiche con l’intenzione di essere notati, il verbo greco usato in questo caso per osservare significa guardare con attenzione, guardare persone importanti con ammirazione. Più in là in Matteo leggiamo che Gesù rimprovera i farisei per questa stessa cosa: Fanno tutte le loro opere per essere ammirati dagli uomini.3

In precedenza nel Sermone, Gesù aveva detto che il risultato del modo di vivere dei discepoli doveva essere che gli altri potessero “vedere le vostre buone opere e glorificare il Padre vostro che è nei cieli”.4 Potrebbe sembrare una contraddizione con ciò che insegna qui nel capitolo 6. La differenza è che in precedenza Gesù si riferiva al carattere e allo stile di vita dei discepoli, mentre in questo punto del Sermone parla specificamente delle pratiche e dei doveri religiosi. R. T. France spiega:

Questo passo parla della ricerca deliberata di un riconoscimento pubblico, mentre il versetto 5,16 era un riassunto dello studio caratteriale dei veri discepoli, concentrato su alcune qualità essenziali: chi vive in quel modo sarà inevitabilmente “una città posta sopra un monte che non può essere nascosta”, che gli piaccia o no. E mentre il risultato dell’ostentazione religiosa è il desiderato “premio” dell’applauso umano, quello della luce risplendente della vita dei discepoli è che la gente glorifica Dio e non loro.5

Come discepoli cerchiamo di rispecchiare Dio nella nostra vita, ma ciò è molto diverso dall’attirare intenzionalmente l’attenzione su di noi quando preghiamo, doniamo agli altri, digiuniamo ecc., con l’obiettivo di essere notati e ammirati dagli altri.

Vediamo il primo esempio dato da Gesù:

Quando dunque fai l’elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini; in verità vi dico, che essi hanno già ricevuto il loro premio.6

Dare ai poveri e ai bisognosi era comandato dalle Scritture come una parte importante della vita religiosa ebraica.

Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese, perciò io ti do questo comandamento e ti dico: “Apri generosamente la tua mano a tuo fratello, al tuo povero e al tuo bisognoso nel tuo paese”.7

Le Scritture davano anche istruzioni su come occuparsi dei poveri:

Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterai fino ai margini del tuo campo e non raccoglierai le spighe lasciate indietro del tuo raccolto; e nella tua vigna non vi ripasserai, né raccoglierai i grappoli rimasti indietro della tua vigna; li lascerai per il povero e per il forestiero.8

R. T. France ha scritto:

Entro il primo secolo era sorto un sistema di soccorso ai poveri ben organizzato, incentrato sulle sinagoghe, che forniva parte di ciò che i nostri sistemi moderni di assistenza sociale offerti dallo stato hanno l’obiettivo di prestare. Il finanziamento di questo sistema dipendeva dalle contribuzioni dei membri della società, alcune delle quali erano stabilite dalle regole della “decima per i poveri”,9 ma comportava anche una buona quantità di iniziativa privata, tanto che vi erano regole rabbiniche per evitare che un uomo si impoverisse, insieme alla sua famiglia, dando più del venti per cento del suo reddito.10

Evidentemente Gesù si aspettava che i suoi discepoli dessero ai poveri. Non inizia con un “se fai” ma con un “quando fai”. Descrive una persona che suona la tromba quando si accinge a dare, per attirare l’attenzione ed essere ammirato per la propria generosità. Alcuni commentatori credono che Gesù si riferisse al suono letterale delle trombe al momento della raccolta dei fondi per i poveri nel tempio; comunque Gesù menzionava specificamente la sinagoga e non parlava del tempio. Non ci sono prove che fosse suonata una tromba quando si dava l’elemosina nelle sinagoghe, quindi la maggior parte dei commentatori credono che Gesù stesse parlando in maniera figurata per rendere il concetto: quando diamo, non dobbiamo attirare l’attenzione su noi stessi.

Nell’esempio di Gesù, ci sono persone che “suonano la loro tromba” quando fanno una donazione, e Lui censura questa pratica di dare in maniera da attirare attenzione su chi dà. Parlando delle donazioni nella sinagoga e per le strade, entrambi luoghi pubblici in cui la donazione poteva essere fatta, Gesù indica che c’è un tipo di generosità che è più interessata alle lodi degli altri che ad aiutare i bisognosi. È contro questo tipo di donazioni auto-promozionali che prende posizione.

Le persone che si dedicano a questo tipo di auto-propaganda, focalizzata a farsi conoscere come benefattori più che ad aiutare i poveri, Lui le chiama ipocriti. Il termine greco hypokrites in origine indicava un attore in una commedia. Chi dà per essere notato è un “attore”, perché vuole impressionare gli altri, ma allo stesso tempo il suo comportamento dimostra che è ignaro del modo in cui Dio vede la “giustizia”.11 Si tratta di persone che s’ingannano da sole perché compiono una buona azione nel dare ai poveri, ma per la motivazione sbagliata. Quando diamo ai poveri, bisognerebbe farlo per amore, compassione e ubbidienza ai comandamenti divini, mai come mezzo per migliorare la propria reputazione.

Se l’obiettivo è farsi notare dagli altri, Gesù dice: In verità vi dico, che essi hanno già ricevuto il loro premio. 12 Sappiamo che questa è una cosa importante perché comincia con la dichiarazione solenne “in verità vi dico”. E il concetto che esprime è importante: chi dà allo scopo di ricevere l’attenzione e l’elogio degli altri ha già ricevuto tutta la ricompensa che si merita. Dopotutto, il premio che desiderano è quello. La parola greca usata qui per dire “hanno ricevuto” è spesso usata come termine tecnico commerciale per “ricevere un pagamento a saldo”: la transazione è conclusa e non c’è più niente da dare o ricevere. 13 Chi ha trasformato un gesto di misericordia in un atto di vanità ha già ricevuto la sua piena ricompensa.

Dopo aver indicato cosa non fare, Gesù descrive l’atteggiamento giusto da avere quando si rende servizio a Dio – in questo caso l’elemosina ai poveri.

Anzi, quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la destra, affinché la tua elemosina si faccia in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa palesemente.14

Ovviamente è impossibile che una mano non sappia letteralmente quello che fa l’altra. Gesù usa questa immagine per far capire che non solo non dovremmo dare per cercare gli applausi degli altri, ma anche che non dovremmo soffermarci sul fatto di aver dato, congratulandoci con noi stessi per averlo fatto.

John Stott ha scritto:

Ovviamente è impossibile ubbidire letteralmente a questo comandamento di Gesù. Se teniamo una contabilità e pianifichiamo le nostre donazioni, come un buon Cristiano dovrebbe fare, sapremo per forza quanto regaliamo. Tuttavia, non appena l’offerta è decisa e fatta, seguendo questi insegnamenti di Gesù dovremmo dimenticarcene. Non dobbiamo continuare a ricordarlo per compiacercene o per pavoneggiarci di quanto la nostra offerta è stata generosa, disciplinata o coscienziosa. La generosità del Cristiano deve essere contrassegnata dall’altruismo e dalla dimenticanza, non dall’autocongratulazione. Quello che dovremmo desiderare quando diamo ai bisognosi non è né la lode degli uomini, né un’occasione per complimentarci con noi stessi, ma l’approvazione di Dio.15

Anche se la nostra generosità deve essere un gesto di misericordia fatto per ubbidienza ai comandamenti divini, che riflette la natura divina ed è fatto per la sua gloria e non la nostra, ciò non vuol dire che sarà ricompensata. Il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa palesemente.16 Il fatto che Dio veda nel segreto riflette gli insegnamenti delle Scritture, cioè che niente gli è nascosto.

Tu mi hai investigato, o Eterno, e mi conosci. Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu intendi il mio pensiero da lontano. Tu esamini accuratamente il mio cammino e il mio riposo e conosci a fondo tutte le mie vie. Poiché prima ancora che la parola sia sulla mia bocca tu, o Eterno, la conosci appieno. Tu mi cingi di dietro e davanti e metti la tua mano su di me. La tua conoscenza è troppo sublime per me, talmente alta che non posso raggiungerla. Dove potrei andare lontano dal tuo Spirito, o dove potrei fuggire lontano dalla tua presenza? Se salgo in cielo, tu sei là; se stendo il mio letto nello Sceol, ecco, tu sei anche là. Se prendo le ali dell’alba e vado a dimorare all’estremità del mare, anche là la tua mano mi guiderà e la tua destra mi afferrerà.17

E non vi è alcuna creatura nascosta davanti a lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto.18

Quando “facciamo la nostra giustizia” – facendo ciò che la nostra fede richiede, nutrendo il nostro spirito con la preghiera, adorando Dio, dimorando nella sua Parola, compiendo gesti misericordiosi e rispettando gli altri aspetti religiosi della nostra vita con il giusto atteggiamento del cuore – Dio vede e ci ricompensa. Gesù non specifica esattamente quale sarà il premio, ma nei Vangeli lo cita ripetutamente con parole che sembrano generosamente sproporzionate alle azioni da noi compiute.

E il suo signore gli disse: “Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore”.19

Chiunque ha lasciato casa, fratelli, sorelle, padre, madre, moglie, figli o campi per amore del mio nome, ne riceverà il centuplo ed erediterà la vita eterna.20

Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo”.21

Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande.22

Non importa quali saranno le nostre ricompense e il nostro premio eterno, quando diamo con le motivazioni giuste siamo ricompensati con la consapevolezza che noi abbiamo ubbidito a Dio e che altri hanno beneficiato di ciò che abbiamo dato – che si tratti di tempo, denaro o preghiera – e che tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me.23


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 6,1 NR.

2 McKnight, Sermon on the Mount, 153.

3 Matteo 23,5.

4 Matteo 5,16.

5 France, The Gospel of Matthew, 234.

6 Matteo 6,2.

7 Deuteronomio 15,11.

8 Levitico 19,9–10.

9 Deuteronomio 14,28–29.

10 France, The Gospel of Matthew, 235.

11 France, The Gospel of Matthew, 237.

12 Matteo 6,2.

13 France, The Gospel of Matthew, 229 no. 4.

14 Matteo 6,3–4.

15 Stott, The Message of the Sermon on the Mount, 130–31.

16 Matteo 6,4.

17 Salmi 139,1–10.

18 Ebrei 4,13.

19 Matteo 25,21.

20 Matteo 19,29.

21 Matteo 25,34.

22 Luca 6,35.

23 Matteo 25,40.


Pubblicato originariamente in Inglese il 7 giugno 2016.