Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Febbraio 11, 2017

di Peter Amsterdam

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

Tesori: qui o là?

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, Treasure—Here or There?]

La prima metà del capitolo 6 di Matteo si è occupata di come avere la giusta motivazione nel dare ai bisognosi, pregare e digiunare. Includeva anche una lezione su come pregare, con la preghiera che Gesù insegnò ai suoi discepoli. L’altra metà del capitolo si concentra sul nostro rapporto con le cose e i beni materiali, oltre ad avere la giusta comprensione del nostro rapporto con il Padre riguardo alla cura che ha per noi.Per prima cosa Gesù insegna priorità e atteggiamenti giusti nei confronti dei beni materiali:

Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio. Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Se dunque la luce che è in te è tenebre, quanto grandi saranno le tenebre!
1

In Palestina, ai tempi di Gesù, la gente in genere teneva le cose preziose (beni o denaro) in un nascondiglio o un forziere dentro casa,2 oppure sepolte sotto il pavimento o da qualche altra parte.3 I ricchi avevano anche delle vesti sontuose, che erano una forma di ricchezza. I metalli preziosi si corrodevano o venivano rubati, le tarme potevano rovinare i vestiti e il grano immagazzinato nei granai poteva essere mangiato dai topi. Con questi esempi Gesù dimostrava come i beni terreni sono davvero temporanei e fuggevoli; non durano né ci seguono nella vita futura.

Anche nel Vecchio Testamento si faceva questa osservazione:

Non affaticarti per diventare ricco, rinuncia al tuo intendimento. Vuoi fissare i tuoi occhi su ciò che scompare? Poiché la ricchezza metterà certamente le ali, come un’aquila che vola verso il cielo.4 Le ricchezze non durano sempre, e neppure una corona dura di generazione in generazione.5 C’è un altro deplorevole male che ho visto sotto il sole: ricchezze conservate per il loro proprietario a suo danno. Quelle ricchezze vanno perdute per un cattivo affare, e così nelle mani del figlio che ha generato non resta più nulla.6

Gesù ci indica di concentrarci sul far tesoro delle cose eterne e imperiture, invece di quelle che non hanno valore per i loro proprietari una volta che la loro vita terrena è terminata. Mi viene in mente la barzelletta del ricco che chiese a Dio il permesso di portare la sua ricchezza in cielo alla sua morte. Dio acconsentì, così lui portò con sé un baule pieno d’oro. Quando arrivò alle porte del cielo, San Pietro gli chiese di mostrargli cosa c’era nel baule; vedendone il contenuto, gli disse: “Ti sei portato dietro delle mattonelle?”7

È importante capire quali sono le cose che Gesù disapprova quando ci dice di non farci tesori sulla terra. Cominciamo dal vedere che cosa non disapprova. Non è contrario all’avere ricchezze. Nelle Scritture non ci sono proibizioni contro la proprietà privata. Anzi, raccomandano di accantonare risparmi per i “tempi duri”. Le Scritture lodano la formica che immagazzina cibo per l’inverno8 e rimprovera chi non provvede alla propria famiglia.9 Ci viene anche detto di goderci le cose che Dio ha creato.10 Gesù non parla contro l’avere delle proprietà, pensare al futuro e goderci le cose che Dio ci ha dato.11

Poiché sappiamo che Gesù non dice di non avere proprietà, che cosa vuole dirci esattamente qui? Ecco cosa scrive lo scrittore John Stott:

Ciò che Gesù proibisce ai suoi seguaci è l’accumulo egoista di cose (“non fatevi tesori sulla terra”, tesori per voi stessi); una vita lussuosa e sontuosa; la durezza di cuore che non sente l’enorme bisogno dei poveri del mondo; la stupida fantasia che la vita di una persona consista nell’abbondanza delle cose che ha; e il materialismo che lega il nostro cuore alla terra. […] In altre parole, “farsi tesori sulla terra” non significa essere previdenti (fare provviste per il domani), ma essere avidi (come gli avari che accumulano compulsivamente e i materialisti che vogliono sempre di più). Questa è la vera trappola contro cui ci ammonisce Gesù.12

Gesù non parla contro i beni materiali, ma contro l’amare quei beni e fare del loro accumulo il punto focale o la fonte della propria gioia. Il denaro non è un male, ma l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali e, per averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori.13 Anche il libro di Giacomo parla delle ricchezze nello stesso modo:

E ora a voi ricchi: piangete e urlate per le sciagure che stanno per cadervi addosso. Le vostre ricchezze sono marcite e i vostri vestiti sono rosi dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco; avete accumulato tesori negli ultimi giorni. Ecco, il salario da voi defraudato agli operai che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di coloro che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti. Sulla terra siete vissuti nelle delizie e nelle baldorie. 14

Non dobbiamo fare tesoro delle cose, trattarle come se avessero la massima importanza. I tesori temporanei e transitori non valgono niente nella vita futura. Gesù disse di farsi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. È un invito a sviluppare le giuste priorità. L’implicazione è che ci facciamo tesori in cielo conducendo una vita che fa piacere a Dio, che è in linea con le Scritture e ubbidisce ad esse, glorificando il Padre. In breve, appartenendo al regno di Dio e vivendo secondo le sue priorità. Anche se Gesù non specificò cosa sono i tesori in cielo, possiamo esser certi che saranno molto più grandi di qualsiasi tesoro della nostra vita terrena.

L’affermazione di Gesù, perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore, ci fa fare un esame di coscienza. A quali cose diamo un vero valore? Quali sono i nostri obiettivi e perché vogliamo raggiungerli? Ci sono molte le cose che va benissimo cercare, ma se le cerchiamo per il motivo sbagliato, non sono in linea con gli insegnamenti di Gesù. Se ci attraggono lontano dai valori del regno di Dio, allora sono i tesori sbagliati. Il valore che qualcosa ha nel nostro cuore ci porterà in direzione di quella cosa. Saremo attratti in quella direzione, consciamente e subconsciamente. Per questo è importante che il nostro tesoro sia in cielo e che allineiamo diligentemente il nostro cuore e la nostra mente con i valori divini. Come disse una volta George Muller: “Farci tesori in cielo attirerà verso il cielo il nostro cuore”.

Anche l’apostolo Paolo ha scritto qualcosa del genere:

Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra.15 Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d’animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l’avvenire, per ottenere la vera vita.16

La parte successiva del sermone è piuttosto complessa.

La lampada del corpo è l’occhio; se dunque l’occhio tuo è puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato, ma se l’occhio tuo è viziato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso; se dunque la luce che è in te è tenebre, quanto grandi saranno quelle tenebre! 17

Vari commentatori biblici danno interpretazioni diverse del significato di questi versetti, ma ce ne sono due che sono particolarmente risaltate ai miei occhi e le prenderò in esame qui. La prima ha a che fare con il modo in cui le persone a quei tempi interpretavano la funzione degli occhi. Nel mondo antico, c’erano due diffuse teorie su come gli esseri umani potevano vedere: “intromissione” ed “emissione”. L’intromissione insegnava che l’occhio permetteva alla luce di entrare, mentre nella teoria dell’emissione era la luce a uscire dall’occhio. In entrambe le teorie, l’occhio era considerato una finestra attraverso la quale la luce entrava nel corpo o ne era emessa.

In questi versetti Gesù si riferiva agli occhi in base a come erano visti dal popolo dei suoi giorni; utilizzava la teoria dell’emissione, cioè che l’occhio era una lampada che permetteva alla luce interna di uscire dal corpo, per dare un’illustrazione di come si potevano vedere le condizioni del cuore di una persona. Quindi si possono vedere le cose così: L’occhio è [una finestra per] la lampada [interna] del corpo.18 La seconda frase fa riferimento a un occhio che è puro (LND, BdG), ma anche limpido (NR), chiaro (CEI74), semplice (CEI2008) o buono (TILC). La parola greca haplous significa semplice, sano, integro, buono, che realizza il suo scopo.

Questa prima interpretazione trasmette l’idea che la luce è emanata da un occhio sano o puro; quindi all’interno della persona c’è luce, nel senso che è dotata di una certa purezza morale. Se invece uno è cattivo, privo di purezza morale, non c’è luce dentro di lui; è pieno di tenebre. Scott McKnight spiega:

Gesù pone l’attenzione sulla persona interiore: è piena di luce o di tenebre? L’uso di luce in contrapposizione alle tenebre è una forma retorica in cui Gesù mette in contrasto due scelte di vita: una fonte buona (luce) contro una fonte cattiva (tenebre), la vita buona delle azioni (l’occhio sano) contro la vita immorale priva di azioni (l’occhio viziato, malato, malvagio – a seconda delle traduzioni) – in altre parole, le vie di Dio e le vie del male.19

La seconda interpretazione non ha niente a che fare con l’ingresso o l’uscita della luce dall’occhio. Si basa su una diversa interpretazione di un occhio sano (puro) e uno cattivo o maligno. In greco vi sono alcune parole affini a haplous, come haplotēs, tradotto con generoso e generosamente.20 Dato che qui si fa un confronto tra un occhio buono (puro) e uno cattivo, è utile capire che nelle Scritture un “occhio malvagio” o “maligno” o “cattivo” indica una persona avara, avida, invidiosa.21 Il confronto tra un occhio buono e un occhio cattivo può essere visto come un confronto tra una persona altruista e una avida. Questa seconda interpretazione calza a pennello con quello che Gesù voleva dire riguardo ai nostri beni e a ciò di cui facciamo tesoro nel nostro cuore.

R. T. France commenta:

Questo piccolo detto piuttosto oscuro sembra usare un gioco di parole22 che il traduttore non è in grado di rendere senza usare una parafrasi piuttosto lunga per elogiare la determinazione (nel ricercare i valori del regno dei cieli) o la generosità, o più probabilmente entrambe, come chiave per una vita efficace per un discepolo.23

Gesù poi passò a parlare di come non si dovrebbero servire due padroni.

Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro; oppure sarà fedele all’uno e disprezzerà l’altro; voi non potete servire Dio e mammona.24

Usando questa illustrazione, Gesù fa eco al primo comandamento, che dice: Non avrai altri dei oltre a Me.25 I membri del regno di Dio devono avere le priorità e i valori spirituali giusti, per evitare di avere interessi contrastanti. Se cerchiamo di essere fedeli a interessi diversi e “servire due padroni”, dovremo “odiare uno e amare l’altro” o “essere fedele a uno e disprezzare l’altro”.

Nel modo di esprimersi semitico, “amare A e odiare B” significava “preferire A a B”. Odiare una delle due alternative e amare l’altra significa semplicemente che una è preferita all’altra, specialmente se c’è una competizione tra le due. Vediamo lo stesso tipo di costruzione quando Gesù disse:

Se uno viene a Me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo.26

In un altro punto Gesù afferma che bisogna amare i propri genitori, 27 quindi è chiaro che non propone di odiarli, ma dice che dobbiamo amare genitori, figli, fratelli, sorelle e parenti, ma che l’amore che proviamo per il nostro Salvatore Gesù dovrebbe essere più grande di quello per i parenti e perfino per la nostra vita. Le persone a cui Gesù parlava originariamente capivano che questa particolare struttura verbale esprimeva la necessità di avere le giuste priorità.28

Il termine greco tradotto con mammona è mamōnas, che significa tesori o ricchezze. In Bibbie diverse è tradotto con mammona, denaro o ricchezze. Gesù afferma che i credenti non possono servire Dio e mammona. Con questo intende dire che il nostro amore, la nostra fedeltà e la nostra devozione devono essere rivolti a Dio più che ai nostri beni materiali. In questo caso personifica mammona e lo dipinge come un dio, sfidando i credenti a scegliere tra Dio e Mammona. Non dobbiamo avere altri dei oltre al nostro Creatore. Dobbiamo avere fiducia in Dio, non nelle nostre finanze, nelle nostre proprietà o in qualsiasi cosa materiale.

Ciò non significa necessariamente che dobbiamo rinunciare a tutte le cose materiali o a tutte le proprietà personali, perché Dio ci ha procurato le cose di cui abbiamo bisogno. Il messaggio espresso da Gesù è quello di non prestare tutta la nostra attenzione all’accumulo di denaro, cose materiali e ricchezze, perché Dio deve essere il nostro punto focale e niente dovrebbe competere con la nostra fedeltà nei suoi confronti. Non c’è niente di male nel denaro di per sé, ma è sbagliato sottomettersi al suo potere e servirlo.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 6,19–23.

2 Ed egli disse loro: «Perciò ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e vecchie» (Matteo 13,52).

3 Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo, che un uomo, avendolo trovato, nasconde (Matteo 13,44).

Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra (Matteo 25,25).

4 Proverbi 23,4–5.

5 Proverbi 27,24.

6 Ecclesiaste 5,13–14.

7 Apocalisse 21,21.

8 Proverbi 6,6–8.

9 1 Timoteo 5,8.

10 Ecclesiaste 3,13; 1 Timoteo 4,4.

11 Stott, The Message of the Sermon on the Mount, 154–55.

12 Ibid., 155.

13 1 Timoteo 6,10 NIV.

14 Giacomo 5,1–5 NIV.

15 Colossesi 3,1–2.

16 1 Timoteo 6,17–19 NR.

17 Matteo 6,22–23.

18 McKnight, Sermon on the Mount, 208.

19 Ibid.

20 Romani 12,8; 2 Corinzi 8,2; 9,11; Giacomo 1,5.

21 Vedi Proverbi 23,6; Proverbi 28,22; Deuteronomio 15,9.

22 L’uso di parole abilmente impiegate in maniera da poter essere lette su due livelli diversi.

23 France, The Gospel of Matthew, 262.

24 Matteo 6,24.

25 Esodo 20,3 NR.

26 Luca 14,26.

27 Marco 7,10.

28 Carson, Jesus’ Sermon on the Mount and His Confrontation with the World, 86.


Pubblicato originariamente in Inglese l’8 agosto 2016.