Il patto — parte 3
Novembre 20, 2018
di Peter Amsterdam
Il patto — parte 3
[Covenant—Part 3]
Come abbiamo visto nella seconda parte di questa serie, gli Israeliti infransero il patto a causa della loro idolatria. Poi Dio li perdonò, grazie alle suppliche di Mosè, e il patto fu rinnovato. In seguito Mosè, per istruzione di Dio, costruì il tabernacolo in cui Dio risiedeva ed era presente. Il tabernacolo era una tenda separata in due: la parte interna era chiamata “santo dei santi”, o “santissimo”, e conteneva l’Arca dell’Alleanza dove era inteso che abitasse Dio; l’altra sezione era chiamata il “luogo santo”. Nel luogo santo era presente la tavola della presentazione, su cui erano posati dodici pani, chiamati “pani della presentazione”. Solo i sacerdoti potevano mangiare questo pane dovevano mangiarlo all’interno del tabernacolo. Questo doveva ricordare alle dodici tribù d’Israele che era Dio che li sosteneva. Il luogo santo conteneva anche l’altare dell’incenso, o altare dei profumi, che stava direttamente di fronte all’Arca dell’Alleanza, anche se ne era separato da un velo, perché l’Arca era nella parte della tenda che costituiva il luogo santissimo. C’era poi un terzo oggetto, un candelabro d’oro che reggeva sette lampade che davano luce al luogo santo. Fuori dal tabernacolo c’era l’altare principale, sul quale venivano fatti i sacrifici. Dio disse a Mosè che questo altare sarebbe stato il luogo in cui avrebbe incontrato il popolo d’Israele.
Disse:
«Sarà un olocausto perpetuo per tutte le future generazioni, offerto all’ingresso della tenda di convegno, davanti all’Eterno, dove io vi incontrerò per parlarti. E là io mi incontrerò coi figli d’Israele; e la tenda sarà santificata dalla mia gloria. Così santificherò la tenda di convegno e l’altare; santificherò pure Aaronne e i suoi figli, perché mi servano come sacerdoti. Dimorerò in mezzo ai figli d’Israele e sarò il loro Dio».1
Rendersi conto che Dio abitava in mezzo al popolo d’Israele aiuta a dare un contesto alle Leggi di Mosè. Uno degli attributi divini è la santità. Santità implica che Dio è distinto dalla sua creazione, dagli esseri umani.
La santità di Dio, in rapporto alla sua essenza fondamentale, rappresenta tutto ciò che in Lui lo rende diverso e più grande di noi. Rappresenta la natura divina stessa. La santità di Dio è la differenza essenziale tra Dio e l’uomo. Solo Dio è Dio; non c’è nessuno come Lui. È sacro. Lui è il Creatore, l’uomo è la creatura. È superiore all’uomo in ogni senso. È l’essenza divina. Come scrive qualcuno, “la santità è la Divinità di Dio”.2
Dato che Dio è santo e quindi non può stare alla presenza di qualsiasi cosa non sia santa, anche gli Israeliti dovevano essere santi perché Dio abitasse in mezzo a loro. Di conseguenza Dio ordinò al suo popolo: Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo.3
E sarete santi per me, poiché io, l’Eterno, sono santo, e vi ho separati dagli altri popoli perché foste miei.4
Dio ordinò a Mosè di organizzare un sacerdozio e un sistema sacrificale che avrebbe permesso al popolo di ritornare a uno stato di santità dopo aver peccato. Poiché i sacerdoti ebraici servivano Dio, dovevano avere un livello di santità ancora maggiore dei normali Israeliti. Dio richiese loro restrizioni specifiche che dovevano rispettare per restare santi.5
[I sacerdoti] sono santi per il loro Dio. Tu considererai dunque il sacerdote come santo, perché egli offre il pane del tuo Dio: egli ti sarà santo, poiché io, il SIGNORE, che vi santifico, sono santo.6
Il libro del Levitico descrive ciò che il popolo d’Israele doveva fare per essere santo, così che Dio potesse abitare in mezzo a loro. Anche se noi potremmo ritenere restrittive le Leggi di Mosè, gli Israeliti le vedevano come mezzi per ottenere il grande privilegio di avere Dio in mezzo a loro.
Le leggi date mediante Mosè ricordavano costantemente agli Israeliti che Dio voleva che fossero moralmente e ritualmente puri, santi (spesso definito appunto essere “puri”), così che Lui potesse abitare in mezzo a loro. L’importanza di essere santi o puri, invece di impuri, è indicata chiaramente nel Levitico, dove santo e i suoi sinonimi — santità e santificare, o consacrare — ricorrono centocinquantadue volte.7 Puro e i termini correlati ricorrono settantaquattro volte. Questi termini sono usati anche nei libri dei Numeri e del Deuteronomio.
Ovviamente ci sarebbero stati dei momenti in cui una persona non si trovava in uno stato di santità. Non voleva per forza indicare che la persona era moralmente impura, perché poteva diventarlo temporaneamente a causa di alcune malattie, funzioni corporee o attività come toccare una cosa che Dio aveva designato impura. Chiunque entrasse in uno stato d’impurità doveva seguire un certo rituale per ritornare puro — o santo.
Anche se ci sono molte opinioni diverse sul perché Dio abbia designato alcune cose pure e altre impure, nessuno sa esattamente quali sono i criteri da Lui usati. Alcuni dei motivi indicati dai commentatori sono: 1) le distinzioni sono arbitrarie e note solo a Dio; 2) gli animali impuri erano associati a culti pagani o a divinità non israelite; 3) le creature impure non dovevano essere mangiate perché sono portatrici di malattie (se però ciò fosse vero, farebbe nascere la domanda: perché il Nuovo Testamento insegna che non siamo legati da queste leggi alimentari?)8 4) il comportamento e le abitudini degli animali puri sono illustrazioni viventi di come dovrebbe comportarsi un Israelita giusto, mentre quegli impuri rappresentano i peccatori. Tutti questi suggerimenti hanno dei punti molto deboli.
L’interpretazione che sembra più probabile è che le regole di purezza/impurità esprimevano il concetto della santità o separazione di Dio ed erano dei mezzi attraverso i quali Israele esprimeva la propria santità e la propria differenza dai pagani. Nel corso della vita quotidiana, attraverso il cibo che mangiavano e gli abiti che indossavano, le regole sulla purezza ricordavano loro che Dio li aveva riscattati e che erano stati chiamati e separati dal resto dell’umanità come popolo eletto di Dio. Le leggi erano un promemoria continuo che dovevano essere caratterizzati da purezza e integrità, come popolo speciale dedicato a Dio.
Un altro aspetto della santità nelle leggi del Levitico aveva a che fare con interezza o completezza, invece di miscuglio o confusione. Per esempio, agli Israeliti non era permesso incrociare il bestiame o seminare i campi con due tipi di semi allo stesso tempo, oppure indossare abiti fatti di materiali mischiati.
Anche se per essere santi gli Israeliti dovevano rispettare i particolari delle istruzioni che Dio aveva rivelato, ciò non bastava a seguire la lettera della Legge, a rispettare i rituali, mangiare i cibi giusti ecc. Dovevano anche amare il loro Creatore — non solo essere fisicamente separati dal resto delle nazioni, ma rimanere anche spiritualmente distinti come popolo santo di Dio.
E sarete santi per me, poiché io, l’Eterno, sono santo, e vi ho separati dagli altri popoli perché foste miei.9
Naturalmente gli Israeliti non erano perfetti e indubbiamente peccavano, quindi a volte erano impuri. Per questo Dio diede dei mezzi affinché i peccatori fossero perdonati e ridiventassero puri. Quando le persone peccavano, ottenevano il perdono facendo un’offerta purificatrice, durante la quale veniva sparso il sangue di un animale. Lo spargimento di sangue era richiesto anche quando qualcuno soffriva di una malattia che lo rendeva impuro. Anche se peccato e malattia creavano uno stato d’impurità, il sacrificio invertiva il processo. Così, anche se il popolo d’Israele divenne santo al monte Sinai, dopo di allora, quando un individuo peccava o disubbidiva alla legge e quindi diventava impuro, doveva seguire il processo di santificazione per essere rinnovato e ripristinato davanti a Dio e alla comunità.
La morte dell’animale sacrificale redimeva i peccati del peccatore. Come viene spiegato nell’epistola agli Ebrei:
Secondo la legge, quasi tutte le cose sono purificate col sangue; e senza spargimento di sangue non c’è perdono dei peccati.10
Nel Vecchio Testamento il sacrificio degli animali era obbligatorio perché i peccati fossero perdonati. La morte di Gesù sulla croce per i peccati del mondo — il sacrificio supremo — eliminò per sempre la necessità di altri sacrifici di animali. Grazie alla sua morte sulla croce i nostri peccati sono stati perdonati e ciò significa che Dio può abitare dentro di noi per mezzo dello Spirito Santo. Con lo spargimento del sangue di Gesù, Dio ha fatto un patto nuovo con il suo popolo.
Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto, che è sparso per molti.11
Nell’epistola agli Ebrei leggiamo:
Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore [a quello dei sacerdoti del Vecchio Testamento] quanto migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore. Perché se quel primo patto fosse stato senza difetto, non vi sarebbe stato bisogno di sostituirlo con un secondo. Infatti Dio, biasimando il popolo [ebraico del Vecchio Testamento], dice: «Ecco, i giorni vengono», dice il Signore, «che io concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda, un patto nuovo; non come il patto che feci con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto […] Questo è il patto che farò con la casa d’Israele dopo quei giorni», dice il Signore: «io metterò le mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. […] Perché avrò misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati». Dicendo «un nuovo patto», egli ha dichiarato antico il primo.12
Come Cristiani, non siano legati dal vecchio patto, ma viviamo sotto quello nuovo forgiato dalla morte sacrificale di Gesù e dalla sua espiazione dei nostri peccati. Questo fa sorgere la domanda su quale posto abbiano i libri della Legge del Vecchio Testamento nella nostra vita di Cristiani. Le leggi che troviamo nei libri di Levitico, Numeri e Deuteronomio sono ancora valide per noi oggi?
Alcune sembrano esserlo, dato che Gesù le cita, come:
Tu amerai dunque il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza.13
Amerai il tuo prossimo come te stesso.14
Gesù citò la maggior parte dei Dieci Comandamenti,15 come fece anche l’apostolo Paolo.16 Paolo riassunse la legge quando disse:
Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare», «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». L’amore non fa nessun male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge.17
È interessante vedere che, anche se non siamo legati alla Legge come lo erano gli Israeliti del Vecchio Testamento, il Nuovo Testamento insegna molti degli stessi principi. Per esempio, Gesù disse al Diavolo: «Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo”»,18 che è il primo comandamento. In 1 Giovanni leggiamo: Figlioletti, guardatevi dagli idoli.19 Questo fa eco al secondo comandamento: Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai.20 I Comandamenti affermano che il popolo di Dio non dovrebbe rubare, e anche il Nuovo Testamento lo dice: Chi rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi facendo qualche buona opera con le proprie mani.21 Molti insegnamenti del Nuovo Testamento fanno eco a quelli del Vecchio.
È giusto dire che il Nuovo Testamento esprime molti degli stessi standard di moralità personale che troviamo nel Vecchio. In quest’ultimo, l’invito era “siate santi, perché Io sono santo”. Gesù ribadì lo stesso concetto quando disse: Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli.22
Naturalmente molte delle leggi furono date a Israele nella loro situazione e nel loro ambiente specifico, quindi non sono applicabili a noi oggi. Comunque, molti dei principi di quelle leggi possono essere applicati alla nostra vita. Per esempio, in Deuteronomio leggiamo:
Quando costruirai una casa nuova, farai un parapetto intorno al tuo tetto, per non attirare una colpa di sangue sulla tua casa, se qualcuno dovesse cadere.23
In Israele i tetti erano piatti e la gente ci passava del tempo, ci dormiva perfino, quindi la legge che diceva di mettere un muretto ai bordi del tetto serviva ad assicurarsi che nessuno cadesse, in conformità con il comandamento di non uccidere. Anche se questa legge non si applica specificamente a noi oggi, il principio di mantenere la sicurezza delle persone e di assicurarsi che non ci siano punti pericolosi nelle nostre case o sui nostri posti di lavoro, si applica ancora.
Un altro esempio è questo:
Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterai fino ai margini del tuo campo e non raccoglierai le spighe lasciate indietro del tuo raccolto; e nella tua vigna non vi ripasserai, né raccoglierai i grappoli rimasti indietro della tua vigna; li lascerai per il povero e per il forestiero.24
Anche se non tutti abbiamo campi di grano in cui possiamo rinunciare a mietere alcune spighe perché i poveri possano trarne beneficio, il concetto di aiutare i poveri è lo stesso. Potremmo farlo in maniera diversa, ma il principio di aiutare le persone bisognose è sempre valido.
Allora Gesù, fissandolo in volto, l’amò e gli disse: «Una cosa ti manca; va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, prendi la tua croce e seguimi».25
Ci raccomandarono che ci ricordassimo dei poveri, proprio quello che anch’io mi ero proposto di fare.26
Anche se per i credenti di oggi non è necessario seguire le centinaia di leggi rituali del Vecchio Testamento elencate nel libro del Levitico, è utile comprendere che queste leggi sono espressioni del valore di Chi le diede. Uno scrittore l’ha spiegato così:
Molte società, poiché danno valore alla vita, hanno delle leggi ben chiare che proibiscono l’omicidio; poiché danno valore alla proprietà privata, hanno leggi molto chiare contro il furto. Lo stesso vale per le leggi che il Signore dà nel Levitico: sono un’espressione di questi valori. Questo collegamento fra le leggi del Signore e i suoi valori è importante per il semplice motivo che, dato che i suoi valori nascono dal suo carattere e il suo carattere è perfetto e costante, dovremmo aspettarci che i valori alla base di queste leggi ci offrano una finestra sul cuore del Signore, nel senso che c’è molto da imparare da esse anche per quelli che cercano di riflettere la sua immagine.27
Anche se non siamo legati alle leggi nello stesso modo in cui lo erano gli Israeliti nel Vecchio Testamento, l’invito fatto ai credenti di oggi rimane lo stesso: “Siate santi, perché Io sono santo”. Molti dei principi espressi nel Vecchio Testamento si applicano a noi, perché si trovano anche nel Nuovo Testamento. In tempi biblici la presenza di Dio dimorava in mezzo agli Israeliti, che erano chiamati a essere santi. Oggi la presenza di Dio abita in noi per mezzo dello Spirito Santo e anche noi siamo chiamati a essere santi.
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui.28
Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo».29
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 Esodo 29,42–45 NIV.
2 Al cuore di tutto: la natura e il carattere di Dio.
3 Levitico 11,44.
4 Levitico 20,26. Vedi anche Levitico 11,44; 19,1–2; 20,7–8.
5 Vedi Levitico 21,1–8 per alcune delle restrizioni.
6 Levitico 21,7–8.
7 Gordon J. Wenham. The Book of Levitico. (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 1979), 18 footnote 25.
8 Atti 10,9–16, 1 Timoteo 4,1–3, Marco 7,19.
9 Levitico 20,26.
10 Ebrei 9,22.
11 Marco14,23–25, Luca 22,20, Matteo 26,26–28.
12 Ebrei 8,6–13.
13 Deuteronomio 6,5; Matteo 22,36–38; Marco 12,29–30, 33.
14 Levitico 19,18; Matteo 19,19; 22,39; Marco 12,31.
15 Matteo 19,16–19.
16 Romani 13,8–10.
17 Romani 13,8–10 NR.
18 Matteo 4,10.
19 1 Giovanni 5,21.
20 Esodo 20,4–5.
21 Efesini 4,28.
22 Matteo 5,48.
23 Deuteronomio22,8.
24 Levitico 19,9–10.
25 Marco 10,21.
26 Galati 2,10.
27 Jay Sklar, Levitico (Downers Grove: InterVarsity Press, 2014), 57.
28 Efesini 1,3–4 NR.
29 1 Pietro 1,14–16 NR.
Pubblicato originariamente in Inglese il 13 marzo 2018.