La barbona

Novembre 22, 2011

di Maria Fontaine

È semplicemente umano giudicare le persone e le cose da quello che vedono i nostri occhi. È per questo che Gesù ci ammonisce di “non giudicare secondo l’apparenza, ma secondo giustizia”.[1] In altre parole, Gesù ci dice di non giudicare le cose da quel che si vede in superficie, o dal primo sguardo, o per sentito dire, ma di giudicare, o prendere le nostre decisioni, stabilendo che cosa è effettivamente giusto secondo parametri sinceri. Comunque, possiamo farlo solo se siamo in sintonia e in linea con chi è la fonte del giudizio secondo giustizia: Dio, il giudice giusto. Per essere in sintonia, dobbiamo cercare il suo aiuto e la sua prospettiva delle cose.

So che spesso non giudico rettamente, quando manco di chiedere a Lui e alla sua Parola qual è la sua prospettiva e il suo modo di vedere le cose. A volte mi ritrovo faccia a faccia con i miei errori quando sento di come qualcun altro è riuscito o ha fallito nel fare questo. Se falliscono, ne intravedo la tristezza e mi sento spinta a fare meglio; se riescono, vedo quali sono i progressi che devo fare e mi sento lo stesso spinta a fare meglio.

Ho sentito una storia che mi ha fatto valutare il mio comportamento in questo campo. Tony Campolo racconta un’esperienza avuta da una sua amica e come questa l’ha spinta a vedere la gente in modo diverso.

Nel periodo di Natale questa amica andava sempre alla Nordstrom, un grande magazzino prestigioso e costoso negli Stati Uniti. Non faceva grandi spese, ma le piaceva guardarsi intorno, come fanno molte donne. Le piacevano le decorazioni natalizie e la musica, e le piaceva sognare!

Stava guardando alcuni dei vestiti più belli e più costosi nel negozio, quando notò una donna, ovviamente povera, uscire dall’ascensore. Aveva gli abiti sporchi e le calze arrotolate sulle caviglie. Aveva in mano una borsa da palestra. Era chiaro che quella poveretta era un po’ fuori posto lì e non avrebbe comprato niente. La maggior parte dei vestiti costavano attorno ai mille dollari e lei non sembrava assolutamente il tipo di persona con tutti quei soldi.

L’amica di Tony si aspettava che da un momento all’altro arrivasse una guardia per scortarla fuori dal negozio, ma invece della sicurezza arrivò una signora distinta che le chiese: “Posso aiutarla, signora?”

La poveretta disse: “Sì, vorrei comprare un vestito”.

“Di che tipo?” chiese la commessa in maniera gentile e dignitosa.

“Un abito da sera”.

“Questo è proprio il posto giusto. Venga con me. Penso che abbiamo alcuni degli abiti da sera più belli che si possano trovare”.

La commessa passò più di dieci minuti a trovare abiti che si accompagnassero al colore degli occhi della donna, aiutandola a vedere quale fosse più adatto alla sua carnagione e ai suoi gusti. Dopo aver selezionato tre abiti che entrambe ritenevano una buona scelta, l’accompagnò in un camerino.

L’amica di Tony, avendo osservato con stupore questa operazione, si affrettò ad entrare nel camerino di fianco e appoggiò l’orecchio alla parete separatoria per sentire cosa sarebbe successo.

Dopo aver provato gli abiti per circa dieci minuti con l’aiuto della commessa, la donna disse improvvisamente: “Ho cambiato idea. Oggi non compro niente”.

“Benissimo”, rispose gentilmente la commessa, “questo è il mio biglietto da visita. Se dovesse tornare qui alla Nordstrom, spero che chiederà di me. Sarebbe un onore per me assisterla di nuovo”.[2]

Campolo fa notare come questa sia una bella illustrazione di come reagirebbe Gesù se fosse un commesso della Nordstrom. Sono completamente d’accordo; ma per me la domanda era: come mi sarei comportata io, al posto di quella commessa? Come me la caverei io nel non giudicare dalle apparenze o dimostrare favoritismi per chi ha un certo aspetto o si comporta in un certo modo? Su che cosa baso le mie decisioni quando decido a chi parlare del Signore, o anche chi ha bisogno delle mie preghiere? Decido che una persona sembra troppo ricca e intimidatrice?  O che sembra troppo povera e difficilmente sarà buon materiale per farne un discepolo? Oppure sembra troppo severa o cattiva, troppo cinica o sospettosa? O forse sembra che sia felice e non abbia bisogno di niente.

Non so voi, ma io spesso scivolo automaticamente nel giudicare secondo queste apparenze esteriori. Ho ammirato tantissimo quella commessa che, con il massimo della correttezza professionale, ha continuato a fare il suo lavoro nel migliore dei modi, senza lasciare che il proprio comportamento fosse influenzato dall’aspetto della cliente.

Mi ha fatto pensare: se nel suo lavoro secolare una persona può dimostrare quel tipo di professionalità e cortesia verso gli altri, quanto più dovremmo sentirci ispirati noi a farlo? Gesù ama ognuno di noi anche nei nostri momenti peggiori e nelle nostre condizioni più “brutte”. Si preoccupa di raggiungere e di parlare con amore al cuore di tutti. Non possiamo metterlo in una scatola e pretendere di sapere nella vita di chi sta operando in quel momento, quando decidiamo se dobbiamo parlare con una persona o parlarle del suo amore. Una volta qualcuno ha detto: “La maturità spirituale non andrebbe misurata da quanto sappiamo, ma da chi amiamo”.[3]

Quella poveretta meritava lo stesso rispetto di qualsiasi altro essere umano. Era fatta a immagine di Dio tanto quanto chiunque altro. Solo perché qualcuno non si comporta come pensiamo che dovrebbe fare, o non ha l’aspetto che riteniamo giusto, non significa che non abbia un grande valore agli occhi del Signore. Pensate a quel fariseo presuntuoso, rabbioso e pieno d’odio che era Saulo di Tarso.

Mi ha anche colpito che la commessa abbia chiesto alla donna di tornare un’altra volta; avrebbe potuto svolgere il suo compito professionale con sincera cortesia e attenzione anche senza quell’ultimo invito. Così facendo stava lasciando la porta aperta per un contatto successivo.

Gesù vuole che abbiamo lo stesso atteggiamento quando si tratta del nostro modo di vedere gli altri. Non dovremmo mai considerare qualcuno un fallimento solo perché non sembra ricettivo oggi. Anche se non si comporta come se avesse bisogno, anche se non sembra interessato, ha bisogno di Gesù come tutti. Tutti hanno potenziale. A volte è solo questione di tempo.


[1] Giovanni 7,24.

[2] Da Let Me Tell You A Story, di Tony Campolo (Thomas Nelson, 2000), adattato da Maria Fontaine.

[3] Gregg Surratt.

 


Titolo originale: The Bag Lady
Pubblicato originariamente in Inglese il 4 Novembre 2011
versione italiana affissa il 22 Novembre 2011;
statistiche: 1.063 parole; 5.383 caratteri

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