La Pasqua: la Risurrezione fa la differenza (parte 2)

Aprile 19, 2014

di Peter Amsterdam

Quando celebriamo la Pasqua, celebriamo il modo in cui Dio ci portò la salvezza. Nel suo amore per l’umanità, Dio creò per noi la possibilità di avere un rapporto eterno con Lui; quest’opportunità giunse con l’arrivo di suo Figlio nel mondo, con la sua vita come essere umano e il suo sacrificio per noi. È proprio quello che fece Gesù. Entrò in questo mondo per amore, visse come noi e si consegnò per essere crocifisso. La sua morte ci rese possibile conoscere veramente Dio e vivere con Lui per l’eternità. Gesù era il Figlio di Dio. Lo sappiamo per come ci viene descritto nei Vangeli e nel resto della Bibbia. Fece e disse innumerevoli cose che indicano che era il Figlio di Dio. La sua risurrezione dai morti, che celebriamo a ogni Pasqua, fu la prova che Egli era esattamente chi diceva di essere: il tanto atteso Messia e il Figlio di Dio.

Nella prima parte di “La Pasqua: la Risurrezione fa la differenza”, abbiamo visto l’importanza della risurrezione di Gesù la mattina della prima Pasqua, in relazione alle sue affermazioni di essere il Messia. Abbiamo visto l’autorità con cui Gesù condusse il suo ministero, oltre alle profezie date in tutta la Bibbia a proposito del Messia promesso. Ora passiamo a esaminare Gesù come Figlio dell’Uomo; vedremo la sua potenza, il suo dominio, la sua posizione di giudice e la sua qualità di Figlio di Dio.

Il Figlio dell’uomo

Nei Vangeli, Gesù alluse a Se stesso più di settanta volte come al Figlio dell’Uomo. Anche se in alcune occasioni affermò di essere il Messia, generalmente non si riferì a Sé con quel nome. Il titolo di Messia era accompagnato da pregiudizi nella mente delle persone di quell’epoca, con attese di natura politica. Se avesse continuamente affermato di essere il Messia, molto probabilmente avrebbe avuto problemi prematuramente con i capi giudei e il governo romano.

Avrebbe anche risollevato le idee stereotipate sul Messia che prevalevano in quei giorni: quelle di una persona che avrebbe spezzato le catene degli oppressori romani e liberato fisicamente il popolo ebreo.

Riferendosi a Sé come Figlio dell’Uomo, un titolo non-messianico preso dal libro di Daniele[1] che gli ebrei dei suoi tempi conoscevano bene, Gesù usava un titolo che gli permetteva di parlare di Sé con modestia; di includere aspetti della sua missione, come la sofferenza e la morte, che non erano considerati parte del ruolo del Messia. Allo stesso tempo, in linea con ciò che diceva Daniele, gli permetteva di indicare il proprio ruolo più elevato, evitando i luoghi comuni messianici. Usando il titolo di Figlio dell’Uomo, Gesù poteva parlare della sua missione sulla terra — che comprendeva appunto la sofferenza e la morte, oltre alla sua seconda venuta, al suo ruolo nel giudizio e al suo futuro glorioso — senza usare il titolo politicamente esplosivo di Messia.

Nei Vangeli Gesù fu l’unico a riferirsi a Sé con il titolo di Figlio dell’Uomo. Lo usò per rivendicare l’autorità di fare ciò che solo Dio poteva fare, per esempio perdonare i peccati:

“Ma, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, alzati”, disse allora al paralitico, “prendi il tuo letto e va’ a casa tua”.[2]

Alluse a Sé in questi termini anche quando parlò ai suoi discepoli della sua prossima crocifissione e della risurrezione il terzo giorno, evitando il termine di Messia perché la sofferenza e la morte non erano ciò che si aspettavano da quel personaggio. Disse che il Figlio dell’Uomo avrebbe deposto la vita come riscatto, insegnando che la sua morte era un sacrificio vicario, che Egli avrebbe dato la vita per la salvezza degli altri.

“Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà dato in mano dei capi dei sacerdoti e degli scribi, ed essi lo condanneranno a morte. Lo consegneranno poi nelle mani dei gentili perché sia schernito, flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno Egli risusciterà”.[3]

Ora, mentre essi s’intrattenevano nella Galilea, Gesù disse loro: “Il Figlio dell’uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini, ed essi l’uccideranno; ma il terzo giorno Egli risusciterà”. Ed essi ne furono grandemente contristati.[4]

Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.[5]

Gesù predisse che, come Figlio dell’Uomo, sarebbe morto per noi. Così fu crocifisso, morì e fu sepolto — per poi risorgere. E siccome risorse, abbiamo la conferma che il Padre Celeste ha posto il suo sigillo su di Lui[6] e che la sua morte espiatoria e sacrificale ci ha dato la vita eterna.

Potere e giudizio

Un altro modo in cui Gesù usò il termine “Figlio dell’Uomo” fu nel parlare della sua seconda venuta, quando ritornerà sulla terra a stabilire il suo regno e pronunciare il giudizio. Nel libro di Daniele si parla di “uno simile a un Figlio dell’Uomo” che viene sulle nubi del cielo. Questo riferimento a un personaggio dall’aspetto umano, pieno d’autorità, gloria, onore, con un regno eterno, evoca l’immagine di una potenza normalmente riservata a Dio.

Io guardavo nelle visioni notturne, ed ecco sulle nubi del cielo venire uno simile a un Figlio dell’Uomo; Egli giunse fino all’Antico di giorni e fu fatto avvicinare a Lui. A Lui fu dato dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto.[7]

Quando Gesù parla del suo ritorno, fa cenno a ciò che Daniele aveva visto nella visione. Spiega che tornerà nella gloria del Padre suo,[8] sulle nuvole del cielo con potenza e grande gloria,[9] sederà sul trono della sua gloria,[10] alla destra della Potenza.[11]

Parla anche del momento in cui presiederà il giudizio, che suo padre gli ha dato autorità di eseguire. Con questa autorità, dividerà “le pecore dalla capre” e ricompenserà ciascuno secondo ciò che ha fatto.

Poiché, come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di avere vita in se stesso; e gli ha anche dato l’autorità di giudicare, perché è il Figlio dell’uomo.[12]

Ora, quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i santi angeli, allora si siederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate davanti a Lui; ed Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.[13]

Perché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli; e allora Egli renderà a ciascuno secondo il suo operato.[14]

Le affermazioni fatte da Gesù sull’emissione del giudizio sono straordinarie — vanno ben oltre qualsiasi rivendicazione un uomo possa o debba fare. Comunque, Gesù, come Figlio di Dio, ha questa autorità e le sue affermazioni sono confermate dal fatto che Dio lo risuscitò dai morti.

Il Figlio di Dio

In tutti i Vangeli, Gesù è descritto come il Figlio di Dio, sia da Lui, sia da altri. La sua qualità di Figlio è intrecciata nei Vangeli, specialmente nelle cose che dice di Se stesso. Dai Vangeli comprendiamo che esisteva eternamente con il Padre da prima della creazione del mondo, come Logos, il Verbo, la Parola di Dio, e che fece tutte le cose. Il Logos divenne carne, nella persona di Gesù, e c’insegnò a conoscere Dio e il suo amore mediante la vita che condusse.

Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli era nel principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui nessuna delle cose fatte è stata fatta. […] E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità. […] Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere.[15]

Lo sentiamo anche parlare della sua preesistenza quando disse:

Ora dunque, o Padre, glorificami presso di Te della gloria che io avevo presso di Te prima che il mondo fosse. Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche coloro che Tu mi hai dato, affinché vedano la mia gloria che Tu mi hai dato, perché Tu mi hai amato prima della fondazione del mondo.[16]

“In verità, in verità io vi dico: Prima che Abrahamo fosse nato, Io sono”.[17]

La sua posizione di Figlio è indicata nei racconti della sua nascita, dove si descrive come fu generato direttamente da Dio, mediante il concepimento per opera dello Spirito Santo, e per questo è chiamato il Figlio di Dio. Fu chiamato Gesù, che significa “Yahveh è la salvezza” — dove Yahveh è uno dei nomi con cui il popolo ebraico conosceva Dio.

Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. […] Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò, anche Colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio.[18]

Quando Gesù fu battezzato da Giovanni Battista nel Giordano, all’inizio della sua missione, la voce di Dio affermò che Gesù era suo Figlio.

E Gesù, appena fu battezzato, uscì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli gli si aprirono, ed Egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di Lui; ed ecco una voce dal cielo, che disse: “Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”.[19]

Verso la fine della sua missione, quando fu trasfigurato, ancora una volta Dio dichiarò che era suo Figlio.

Una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo”.[20]

Gesù disse di essere stato mandato dal Padre, di venire dal Padre e di tornare al Padre.

Come Tu hai mandato me nel mondo, così ho mandato loro nel mondo.[21]

Non sono venuto da me, ma Colui che mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da Lui, ed è Lui che mi ha mandato.[22]

Io sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo; di nuovo lascio il mondo e torno al Padre.[23]

Gesù dichiarò di fare ciò che faceva il Padre, comprese le cose che solo Dio fa, come ridare vita ai morti.

Le cose infatti che fa il Padre, le fa ugualmente anche il Figlio.[24]

Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi, ma se le faccio, anche se non credete a me, credete almeno alle opere, affinché conosciate e crediate che il Padre è in me e io in Lui.[25]

Come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole.[26]

Gesù aveva un rapporto unico con il Padre, conoscendolo come solo il suo Figlio unigenito poteva fare. Il Padre gli aveva anche dato in mano ogni cosa.

Ma voi non l’avete conosciuto, io però lo conosco e se dicessi di non conoscerlo, sarei un bugiardo come voi; ma io lo conosco e osservo la sua parola.[27]

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.[28]

Tutte le cose che il Padre ha sono mie; per questo ho detto che Egli prenderà del mio e ve lo annunzierà.[29]

Quando i capi giudei gli chiesero se era il Figlio di Dio, rispose affermativamente.

Il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. E Gesù disse: “Sì, io lo sono. E voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire con le nuvole del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia”.[30]

Le affermazioni che Gesù fece su di Sé e sul suo rapporto con Dio, dichiarandosi uguale a Lui,[31] a volte accettando di essere adorato e dicendo di fare le opere del Padre, furono interpretate come parole bizzarre e blasfeme. Era visto come un falso messia. Alcuni lo consideravano posseduto dal demonio.[32] I capi religiosi giudei, che lo consideravano un falso messia, giunsero alla conclusione che doveva morire perché i Romani non distruggessero la nazione a causa sua.[33] Anche se i capi giudei non avevano l’autorità di uccidere Gesù, riuscirono a farlo crocifiggere dalle autorità romane. Il cosiddetto falso messia che affermava di essere il Figlio di Dio fu crocifisso e il problema fu apparentemente risolto.

Ma poi… risorse! La risurrezione dimostrò che tutto ciò che aveva detto, tutta l’autorità che aveva affermato di avere — il ruolo di Messia, la potenza e il dominio, il giudizio e la sua qualità di Figlio — era vero. Egli è ciò che disse di essere.

Se Gesù non fosse risorto, se non ci fosse stata una risurrezione, tutto ciò che dice di Lui la Parola di Dio sarebbe falso. La nostra fede, come disse Paolo, sarebbe inutile. La risurrezione, invece, dimostra che la nostra fede ha un valore inestimabile. Dimostra che Gesù è il Figlio di Dio.

Grazie alla risurrezione, abbiamo la certezza che credendo in Gesù abbiamo la vita eterna. Questo è il significato della Pasqua. Per questo è un giorno per lodarlo e ringraziarlo per il suo sacrificio, per aver dato la vita per noi.  Per questo è un giorno per adorare Dio per il meraviglioso piano della salvezza da Lui messo in pratica. Per questo la Pasqua è un giorno meraviglioso per impegnarsi personalmente a condividere la buona notizia che Gesù è risorto e che la sua offerta gratuita della salvezza è ancora disponibile a tutti quella che la accetteranno. Buona Pasqua!


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


[1] Daniele 7,13–14, Io guardavo nelle visioni notturne, ed ecco sulle nubi del cielo venire uno simile a un Figlio dell’Uomo; Egli giunse fino all’Antico di giorni e fu fatto avvicinare a Lui. A Lui fu dato dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto.

[2] Matteo 9,6 NR.

[3] Matteo 20,18–19.

[4] Matteo 17,22–23.

[5] Matteo 20,28.

[6] Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo (Giovanni 6,27).

[7] Daniele 7,13–14.

[8] Matteo 16,27.

[9] Matteo 24,30.

[10] Matteo 19,28.

[11] Matteo 26,64.

[12] Giovanni 5,26–27.

[13] Matteo 25,31–33.

[14] Matteo 16,27.

[15] Giovanni 1,1–3,14,18.

[16] Giovanni 17,5,24.

[17] Giovanni 8,58.

[18] Luca 1,31–32,35 NR.

[19] Matteo 3,16–17.

[20] Matteo 17,5 NR.

[21] Giovanni 17,18.

[22] Giovanni 7,28–29 NR.

[23] Giovanni 16,28.

[24] Giovanni 5,19.

[25] Giovanni 10,37–38.

[26] Giovanni 5,21.

[27] Giovanni 8,55.

[28] Giovanni 3,35.

[29] Giovanni 16,15.

[30] Marco 14,61–64.

[31] Allora quelli che erano nella barca vennero e l’adorarono, dicendo: “Veramente tu sei il Figlio di Dio!” (Matteo 14,33).

“Credi tu nel Figlio di Dio?”. Egli rispose e disse: “Chi è, Signore, perché io creda in lui?”. E Gesù gli disse: “Tu l’hai visto; è proprio colui che ti sta parlando”. Allora egli disse: “Io credo, Signore”; e l’adorò (Giovanni 9,35–38).

[32] La folla rispose e disse: “Tu hai un demone; chi cerca di ucciderti?” (Giovanni 7,20).

[33] Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: “Che facciamo? Quest’uomo fa molti segni. Se lo lasciamo andare avanti così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo e la nostra nazione”. Ma uno di loro, Caiafa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: “Voi non capite nulla; e non considerate che conviene per noi che un sol uomo muoia per il popolo e non perisca tutta nazione” (Giovanni 11,47–50).


Titolo originale: Easter—The Resurrection Makes All the Difference - Part 2
Pubblicato originariamente in Inglese il 15 Aprile 2014
versione italiana affissa il 19 Aprile 2014;
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