Le storie raccontate da Gesù: i due debitori, Luca 7,36-50

Ottobre 7, 2013

di Peter Amsterdam

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La parabola dei due debitori, o come alcuni la chiamano, la parabola del fariseo e della peccatrice, è raccontata in Luca 7,36-50. È una bella storia d’amore, misericordia e gratitudine. Uno studioso del Nuovo Testamento la descrive come “uno dei beni religiosi più preziosi del mondo occidentale”.[1] La parte della storia contenente la parabola è molto breve, soltanto due versetti infilati al centro dell’azione e del dialogo concernenti la visita di Gesù e il pranzo a casa del fariseo Simone. Per quanto la parabola sia breve, fa luce sul perdono divino e sulla giusta reazione da tenere a esso.

La storia comincia così:

Ora uno dei farisei lo invitò a mangiare con lui; ed Egli, entrato in casa del fariseo, si mise a tavola.[2]

Questa sembra una descrizione piuttosto chiara degli avvenimenti. Comunque, uno degli aspetti centrali della storia è quello che non succede. I presenti avrebbero immediatamente capito che c’era stata una terribile infrazione al decoro, e intenzionale, per giunta.

Secondo le abitudini del tempo, quando in una casa entrava un ospite, il padrone l’avrebbe accolto con un bacio sulla guancia o sulla mano. Poi qualcuno avrebbe portato acqua e olio d’oliva per lavare le mani e i piedi del visitatore. In quei giorni l’olio d’oliva si usava anche come sapone. In alcuni casi l’anfitrione avrebbe unto il capo dell’ospite con l’olio. Simone non porse nessuna di queste cortesie a Gesù. Era una tremenda violazione del protocollo e delle regole di cortesia.

I farisei consideravano la tavola da pranzo nella loro casa alla stregua dell’altare del tempio; nelle loro case e con i loro compagni di tavola si sforzavano di mantenere lo stato di purezza rituale richiesta ai sacerdoti del tempio. Mangiavano solo con persone che avevano lo stesso stato di purezza rituale. L’invito rivolto da Simone a Gesù di andare a mangiare con lui dimostrava che riteneva Gesù fosse in quello stato.[3]

Più in là nella storia, chiama Gesù “maestro”. Secondo alcuni antichi testi ebraici, ospitare a casa propria un insegnante o uno studioso era considerato un onore. Essendo stato invitato a casa di Simone, il minimo che Gesù si sarebbe potuto aspettare sarebbe stato un bacio di benvenuto, dell’acqua per i piedi e dell’olio d’oliva per lavarsi le mani. Nessuna di queste cose gli fu offerta, però, e gli altri ospiti probabilmente l’avrebbero notato. A questo punto Gesù avrebbe potuto giustamente dire: “Non sono benvenuto qui”, e andarsene arrabbiato. Ma non lo fece. Anche se la mancanza d’ospitalità da parte di Simone sarebbe stata considerata un affronto, Gesù tollerò l’insulto e si mise a tavola, senza lavarsi le mani e i piedi.[4]

La parola greca kataklithe usata per “mettersi a tavola” significa propriamente “coricarsi, sdraiarsi” e ciò indicherebbe che si trattava di un pranzo formale. In simili occasioni i commensali si coricavano su divani che erano normalmente disposti a U attorno a un tavolo centrale. Durante questi pasti formali di solito venivano discussi argomenti seri di reciproco interesse; in questo caso, visto che il pranzo era a casa di un fariseo, si sarebbe trattato di discussioni riguardanti le Scritture.[5]

Ora si apre la scena successiva della storia:

Ed ecco una donna della città, che era una peccatrice, saputo che Egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato. E, stando ai suoi piedi, di dietro, piangendo, cominciò a bagnargli di lacrime i piedi e ad asciugarli con i capelli del suo capo; e glieli baciava e li ungeva con l’olio profumato.[6]

La donna, che era nota in città per essere una peccatrice, aveva sentito che Gesù avrebbe mangiato a casa di Simone quel giorno, così si era presentata all’arrivo di Gesù. L’interpretazione più ampiamente accettata è che la donna fosse una prostituta. Ora, com’è che le fu permesso di entrare a pranzo a casa di Simone? Nessun fariseo l’avrebbe avuta come sua ospite, come si nota dal fatto che i farisei criticarono Gesù per aver mangiato con dei peccatori.[7] Quindi la presenza di una prostituta e le sue azioni successive erano molto offensive per il fariseo e i suoi ospiti. In ogni caso, le fu permesso di stare lì.

Un autore spiega:

In un villaggio tradizionale del Medio Oriente, durante un pranzo del genere gli emarginati della comunità non sono esclusi. Stanno seduti in silenzio sul pavimento, addossati a un muro, e alla fine del pasto vengono nutriti. La loro presenza è un complimento all’anfitrione che è quindi visto come una persona così nobile da sfamare perfino i reietti della comunità. I rabbini insistevano che una porta rimanesse aperta durante i pasti, affinché non si “mancasse di cibo” (cioè non si perdessero le benedizioni divine).[8]

La donna quindi non era un’ospite invitata, ma una delle persone cui era permesso essere presenti al pasto, senza prendervi parte. Ma perché era seduta lì? Qual era il motivo della sua presenza? Molto probabilmente era lì perché in precedenza aveva ascoltato Gesù parlare ed era stata trasformata da quello che Lui aveva detto. Tutto il materiale di ricerca che ho letto su questa parabola dice che la donna doveva avere già incontrato Gesù prima di questo pranzo e che l’incontro l’aveva cambiata. Anche se la Bibbia non lo afferma specificamente, lo si può dedurre e diventa chiaro man mano che la storia si sviluppa.

Molto probabilmente sia Simone che la donna avevano sentito parlare Gesù lì nella loro cittadina. Simone aveva invitato Gesù a pranzo, un normale gesto di cortesia da rivolgere a un insegnante o un rabbino che visitava il paese. La donna aveva chiesto dove sarebbe andato Gesù e, avendo saputo che era stato invitato a mangiare a casa di Simone, si era presentata là. In seguito sentiamo Gesù dire a Simone: “Da quando sono entrato non ha smesso di baciarmi i piedi”, il che indica che lei era lì prima di Gesù, o che era arrivata in tempo per notare l’accoglienza scortese che gli era stata riservata.

Forse la donna aveva sentito della reputazione di Gesù per essere disposto ad avere a che fare con dei peccatori. Probabilmente l’aveva sentito parlare del perdono dei peccati e dire che Dio amava lei e le persone come lei, e che la sua grazia era disponibile, anche se era una peccatrice. Aveva assorbito ciò che Lui aveva detto e ne era stata trasformata. Era felice che i suoi peccati fossero perdonati e lei fosse libera, ed era entrata in quella casa per dimostrare la sua gratitudine alla persona che le aveva dato questa buona notizia.

Ci viene spiegato che aveva con sé un vaso d’alabastro pieno di olio profumato. L’alabastro è una pietra tenera che veniva lavorata per fare delle boccette in cui conservare olii profumati. In alcune traduzioni si parla di unguento o di profumi. Le donne portavano al collo, e pendente tra i seni, un vasetto di olio profumato, utilizzato per profumare sia l’alito che il corpo.[9] Questi profumi erano molto costosi, all’epoca. Quando la donna scoprì dove si sarebbe trovato Gesù, portò con sé l’olio profumato per ungere i suoi piedi, in segno di gratitudine per ciò che aveva fatto per lei.

Comunque, vedere l’accoglienza fredda e piuttosto insultante che Gesù aveva ricevuto da parte di Simone, la rattristò profondamente. L’uomo che l’aveva liberata con il messaggio dell’amore di Dio e del perdono dei suoi peccati era stato umiliato.[10] Simone non aveva lavato i piedi di Gesù, segno evidente che lo considerava inferiore. Non gli aveva nemmeno messo a disposizione l’acqua perché potesse lavarsi i piedi. Nessun bacio di benvenuto. Vedendo questo, la donna pianse. Che cosa poteva fare per rimediare all’ovvia mancanza d’ospitalità dimostrata all’uomo che aveva cambiato la sua vita?

Guardando lo scenario, vediamo Gesù a tavola, coricato su un fianco e appoggiato al gomito sinistro, mentre mangia con la mano destra. I suoi piedi erano all’estremità del divano distante dal tavolo e vicina alla donna, dato che lei era seduta accanto al muro. Vedendo i suoi piedi sporchi, lei decise di fare ciò che Simone non aveva fatto, così bagnò i suoi piedi di lacrime. Non aveva con sé un asciugamano per asciugarglieli, così si sciolse i capelli e usò quelli per farlo. Poi gli baciò i piedi. La parola greca usata per “baciare” in questo caso significa baciare più volte, ripetutamente. Così coprì di baci i piedi di Gesù.

A quella vista gli altri ospiti rimasero scioccati! L’avrebbero considerata una cosa sbagliata in diversi modi. Per una donna, sciogliere i capelli era un gesto intimo che non avrebbe mai fatto di fronte a nessun altro tranne il marito. Secondo alcune opere rabbiniche, il fatto che una donna si sciogliesse i capelli in pubblico poteva essere motivo di divorzio. Ed ecco qui una donna immorale che compiva quel gesto proprio di fronte a una tavolata di uomini. In più stava anche toccando un uomo che non era un suo parente, cosa che nessuna donna virtuosa avrebbe fatto. Per Simone e i suoi ospiti era una cosa del tutto inaccettabile.

Poi, con uno splendido gesto di gratitudine, lei usò l’olio profumato del suo vasetto d’alabastro per ungere i piedi di Gesù. Sembra che ungergli i piedi con l’olio fosse il vero motivo per cui era entrata nella casa dove Gesù stava mangiando, perché voleva dimostrare la sua gratitudine. Il gesto di lavargli i piedi con le sue lacrime e asciugarli con i suoi capelli furono molto probabilmente una reazione alla scortesia dimostrata a Gesù dal suo anfitrione. Poiché Gesù non aveva ricevuto acqua per lavarsi i piedi, glieli avrebbe lavati lei con le sue lacrime e glieli avrebbe asciugati con i suoi capelli. Dato che non gli avevano dato un bacio di benvenuto, lei gli avrebbe baciato e ribaciato i piedi.

Baciare i piedi di Gesù era una dimostrazione pubblica di profonda umiltà, devozione e gratitudine. Nel Talmud c’è la storia di un uomo accusato di omicidio che bacia i piedi dell’avvocato che l’aveva fatto assolvere e gli aveva salvato la vita.[11]

La donna è profondamente grata perché i suoi peccati sono stati perdonati; si è pentita e la sua vita è cambiata. Ha portato con sé un profumo costoso e l’ha usato per ungere i piedi di Gesù, in segno di gratitudine per ciò che ha fatto per lei. Sentendosi ferita per il modo in cui era stato trattato, si spinge oltre nella sua dimostrazione di gratitudine e di onore. I suoi gesti sono considerati scandalosi dai presenti, proprio quello che si sarebbero aspettati da una donna dissoluta. Non hanno idea che sia stata perdonata; la vedono soltanto come una peccatrice indegna. Non possono credere che Gesù possa permettere a una donna di pessima reputazione come lei di compiere quei gesti. Ma Lui lo fa.

La storia continua.

Al vedere questo, il fariseo che lo aveva invitato disse fra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e quale genere di persona è la donna che lo tocca perché è una peccatrice».[12]

Non sembra che Simone sia stato molto colpito da come la sua scortesia fu messa in evidenza. Al contrario, critica silenziosamente Cristo. Dopo averlo sentito predicare e insegnare, probabilmente Simone si chiedeva se Gesù fosse un vero profeta o no. Sembra concludere che non lo sia, perché secondo lui, se Gesù fosse stato un profeta, avrebbe saputo che la donna che lo toccava era peccaminosa e quindi lo stava contaminando.

Forse l’intenzione di Simone nell’invitare Gesù a mangiare da lui era quella di vedere se era veramente un profeta. Dopo questa dimostrazione e dopo aver notato mentalmente quella che gli sembrava una profonda mancanza di discernimento da parte di Gesù, Simone si era probabilmente convinto che non rispettasse lo standard spirituale che uno si sarebbe aspettato da un profeta di Dio. Nessun uomo di Dio avrebbe sopportato il comportamento di quella donna.

E Gesù, rispondendo, gli disse: «Simone, ho qualche cosa da dirti». Ed egli disse: «Maestro, di’ pure».[13]

La frase “ho qualche cosa da dirti” è una classica frase idiomatica mediorientale che precede un discorso brusco che potrebbe non piacere all’ascoltatore. Ed è esattamente quello che succede.[14]

È a questo punto della storia che Gesù racconta la breve parabola dei due debitori.

E Gesù gli disse: «Un creditore aveva due debitori; l’uno gli doveva cinquecento denari e l’altro cinquanta. Non avendo essi di che pagare, egli condonò il debito ad entrambi. Secondo te, chi di loro lo amerà di più?»[15]

Un denaro era la normale paga giornaliera per una normale giornata di lavoro; quindi, nella parabola un debitore deve al creditore l’equivalente della paga di cinquecento giorni, mentre l’altro gli deve quella di cinquanta giorni. Una bella differenza. Quando i debitori non sono in grado di pagare, il creditore condona generosamente entrambi i debiti.

Lo scrittore Kenneth Bailey ha detto:

Nel Vecchio e nel Nuovo Testamento le frasi “condonare un debito” e “perdonare un debito/un peccato” si sovrappongono e a volte sono espresse con le stesse parole.[16]

In questo caso il verbo usato per “condonare il debito” ha le radici nella parola greca charis che viene spesso tradotta con “graziare”. In tutto il Nuovo Testamento il verbo “perdonare” è usato sia come termine finanziario, come perdonare un debito, sia come termine religioso, come in perdonare i peccati. Nella parabola Gesù stava parlando in termini di debito finanziario, ma, come vedremo, il linguaggio creditore/debitore è usato in riferimento a Dio e al suo perdono dei peccati.

Alla domanda su chi amerà di più la persona che ha condonato il debito,

Simone, rispondendo, disse: «Suppongo sia colui, al quale egli ha condonato di più». E Gesù gli disse: «Hai giudicato giustamente».[17]

Simone, rendendosi conto che la parabola è una specie di trappola verbale in cui è stato colto, risponde piuttosto debolmente con un “suppongo”. Nonostante fosse stato trattato poco bene, Gesù si complimenta con Simone per aver risposto nel modo giusto.

La morale della parabola è che l’amore è la risposta giusta alla grazia, a un favore immeritato; il debito più grande della persona a cui è stato condonato il debito più grande sarebbe di amare di più e dimostrare maggior gratitudine. Avendo stabilito questo punto, Gesù fa il discorsetto brusco a Simone.

Poi, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell’acqua per lavare i piedi lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i capelli del suo capo. Tu non mi hai dato neppure un bacio, ma lei da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai unto il capo di olio ma lei, ha unto i miei piedi di olio profumato. Perciò ti dico che i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui al quale poco è perdonato, poco ama».[18]

Queste parole erano per Simone, ma Gesù si volse verso la donna quando le pronunciò. Gli chiese: “Simone, vedi questa donna?” Stava cercando di spingere Simone a vederla come una persona, non come una peccatrice. Gesù voleva cambiare il punto di vista di Simone sulla donna in particolare, ma attraverso di lei sulla gente in generale.

Simone interpretava i gesti della donna come offensivi, fuori luogo e in sintonia con la pessima opinione che aveva di lei come peccatrice e prostituta. Non capiva che era una persona che era stata perdonata e amava Dio. Gesù stava cercando di aiutarlo a vedere la donna come la vedeva Lui, come una persona a cui era stato perdonato molto e che quindi amava molto e dimostrava il suo amore e la sua gratitudine attraverso le sue azioni. Voleva che Simone si rendesse conto e accettasse che i suoi peccati erano stati perdonati, che non era più una prostituta. Perché se lui e gli altri attorno al tavolo avessero accettato quel fatto, lei sarebbe stata riaccolta nella comunità, non più come peccatrice, ma come figlia di Dio.

Gesù esprimeva così le mancanze di Simone, le cose che non aveva fatto, i punti in cui aveva mancato. Indicò il contrasto tra le omissioni di Simone e le azioni nobili della donna — azioni che andavano ben oltre ciò che Simone avrebbe dovuto fare ma non aveva fatto; azioni esagerate, azioni basate sul suo amore e la sua gratitudine. Gesù poi collegò il suo grande amore alla moltitudine dei peccati che le erano stati perdonati.

Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati».[19]

Gesù non stava dicendo che le stava perdonando i peccati in quel momento, ma che erano già stati perdonati. L’amore da lei dimostrato e l’effusione emozionata della sua gratitudine erano una risposta al perdono che aveva già ricevuto per i suoi peccati quando aveva sentito Gesù parlare in precedenza. Da ciò che Lui disse, è chiaro che lei aveva capito che la grazia divina, il suo perdono, è ricevuta per fede e non per le opere che uno fa. Sapere che Dio perdona misericordiosamente i peccati anche quando la persona che ha bisogno del perdono non è santa né religiosa, le aveva dato grande gioia e libertà.

La donna aveva avuto una reazione di profonda gratitudine. Non voleva nient’altro che vedere Gesù, che le aveva dato quel bellissimo messaggio, per esprimergli il suo profondo apprezzamento.

Gli altri ospiti a tavola non capirono assolutamente niente. La loro attenzione era tutta su un argomento del tutto diverso e fraintesero ciò che Gesù aveva detto.

Allora quelli che erano a tavola con lui cominciarono a dire fra loro: «Chi è costui che perdona anche i peccati?»[20]

Anche se i Vangeli indicano che Gesù effettivamente perdonò i peccati — cosa che i capi religiosi ritenevano blasfema — non stava perdonando i peccati della donna in quel momento: erano già stati perdonati.

Ma Gesù disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!»[21]

La sua fede l’aveva salvata. Aveva creduto nella grazia divina; l’aveva accettata. Sapeva di non meritarla. I suoi peccati erano molti. Non poteva fare niente per meritare la salvezza. Aveva creduto e accettato quello che il Signore le aveva detto: che la sua fede, credere e accettare erano sufficienti.

La storia finisce così. Non ci sono indicazioni sulla reazione di Simone. Afferra il concetto? Riesce a capire che si sbagliava nel suo giudizio della donna? Accetta che era una a cui erano stati perdonati molti peccati e che quindi amava molto? Vede se stesso come uno che ama poco? Simone capisce che anche lui è un debitore, che è un peccatore bisognoso dell’amore e del perdono di Dio, oppure pensa solo ai peccati della donna? Accetta che la donna sia stata perdonata, che sia cambiata e la riaccetterà nella comunità? Queste domande non hanno risposta; a noi che leggiamo la storia rimane solo da riflettere e da trarne le nostre conclusioni.

Pensando a ciò che era successo nella casa di Simone, mi sono venute in mente delle domande sul mio modo di trattare il Signore e gli altri. È una buona cosa riflettere su questi argomenti e su domande come: riusciamo ad accettare che persone che hanno molto peccato possono essere perdonate e cambiare, diventando nuove creature in Cristo? Reagiamo ancora con gratitudine e apprezzamento alla nostra salvezza? Lodiamo e ringraziamo Dio per la nostra redenzione? Rammentiamo a noi stessi quello che costò a Gesù addossarsi la punizione per i nostri peccati? Abbiamo perso la gioia e il senso di meraviglia per la nostra salvezza?

Dopo aver invitato Gesù nella nostra vita, come lo trattiamo? Come fece Simone, con freddezza e mancanza di rispetto? Oppure gli diamo l’onore e il rispetto che merita? Gli diamo il nostro tempo, la nostra attenzione e il nostro amore? Ci prendiamo il tempo di ascoltare le sue parole e assorbirle? Le mettiamo in pratica? Le ubbidiamo? Lo ripaghiamo con le nostre decime e le nostre offerte, mostrando compassione per i poveri e i bisognosi?

La donna aveva la gioia profonda che viene quando ci si rende che i propri peccati sono perdonati. Il suo apprezzamento si manifestò nelle sue azioni. Siamo abbastanza grati da mettere in pratica la nostra consapevolezza di essere perdonati e salvati, sia interiormente mediante la lode, sia esteriormente con la nostra ubbidienza?

Vediamo gli altri come li vedeva Gesù, riconoscendo che Lui è morto anche per loro e che vuole che ricevano il grande dono della salvezza? Per gratitudine per il debito che ci è stato perdonato, siamo motivati ad aiutare altri a trovare quello stesso perdono? — ad amarli, a parlare con loro e a dare noi stessi, il nostro tempo e la nostra energia per condurli alla salvezza? Chiunque essi siano? Poveri, ricchi, giovani, anziani, poco istruiti, intellettuali, brutti, belli, peccatori, devoti, emarginati, inseriti? Gesù vuole salvarli. Stiamo facendo la nostra parte perché succeda?

Il nostro amore e la nostra gratitudine si traducono in azione? Ci è stato perdonato molto. Amiamo molto?


I due debitori, Luca 7,36–50

36 Or uno dei farisei lo invitò a mangiare con lui; ed Egli, entrato in casa del fariseo, si mise a tavola.

37 Ed ecco una donna della città, che era una peccatrice, saputo che Egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato.

38 E, stando ai suoi piedi, di dietro piangendo, cominciò a bagnargli di lacrime i piedi e ad asciugarli con i capelli del suo capo; e glieli baciava e li ungeva con l’olio profumato.

39 Al vedere questo, il fariseo che lo aveva invitato disse fra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e quale genere di persona è la donna che lo tocca perché è una peccatrice».

40 E Gesù, rispondendo, gli disse: «Simone, ho qualche cosa da dirti». Ed egli disse: «Maestro, di’ pure».

41 E Gesù gli disse: «Un creditore aveva due debitori; l’uno gli doveva cinquecento denari e l’altro cinquanta.

42 Non avendo essi di che pagare, egli condonò il debito ad entrambi. Secondo te, chi di loro lo amerà di più?».

43 E Simone, rispondendo, disse: «Suppongo sia colui, al quale egli ha condonato di più». E Gesù gli disse: «Hai giudicato giustamente».

44 Poi, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell’acqua per lavare i piedi lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i capelli del suo capo.

45 Tu non mi hai dato neppure un bacio, ma lei da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi.

46 Tu non mi hai unto il capo di olio ma lei, ha unto i miei piedi di olio profumato.

47 Perciò ti dico che i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui al quale poco è perdonato, poco ama».

48 Poi disse a lei: «I tuoi peccati ti sono perdonati».

49 Allora quelli che erano a tavola con lui cominciarono a dire fra loro: «Chi è costui che perdona anche i peccati?».

50 Ma Gesù disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».


Note

Tutte le citazioni bibliche sono tratte da La Nuova Diodati, Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


[1] C.G. Montefiore, The Synoptic Gospels, 2nd ed. (London: Macmillan, 1927), 2:437, citato in Klyne Snodgrass, Stories With Intent (Grand Rapids: William B. Eerdmans, 2008), 77.

[2] Luca 7,36.

[3] Joel B. Green, Scot McKnight, Dictionary of Jesus and the Gospels (Downers Grove: InterVarsity Press, 1992), 796.

[4] Kenneth E. Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes (Downers Grove: InterVarsity Press, 2008), 243.

[5] Joel B. Green, Scot McKnight, Dictionary of Jesus and the Gospels (Downers Grove: InterVarsity Press, 1992), 799.

[6] Luca 7,37–38.

[7] Luca 15,2.

[8] Kenneth E. Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes (Downers Grove: InterVarsity Press, 2008), 246 footnote 15.

[9] Alfred Edersheim, The Life and Times of Jesus the Messiah, Complete and Unabridged in One Volume (Peabody: Hendrickson Publishers, 1993), 390.

[10] Kenneth E. Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes (Downers Grove: InterVarsity Press, 2008), 247.

[11] Kenneth E. Bailey, Poet & Peasant, and Through Peasant Eyes, edizione combinata (Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1985), 10.

[12] Luca 7,39.

[13] Luca 7,40.

[14] Kenneth E. Bailey, Poet & Peasant, and Through Peasant Eyes, edizione combinata (Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1985), 12.

[15] Luke 7,41–42.

[16] Kenneth E. Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes (Downers Grove: InterVarsity Press, 2008), 252.

[17] Luca 7,43.

[18] Luca 7,44–47.

[19] Luca 7,48.

[20] Luca 7,49.

[21] Luca 7,50.


Titolo originale: The Stories Jesus Told—The Two Debtors, Luke 7:36–50
Pubblicato originariamente in Inglese il 27 Luglio 2013
versione italiana affissa il 7 Ottobre 2013;
statistiche: 4.109 parole; 20.290 caratteri