Perdono e salvezza
Maggio 23, 2011
di Peter Amsterdam
Perdono e salvezza
Nei due precedenti articoli che avevano per argomento il perdono ho scritto su 1) perdonare gli altri e 2) evitare la necessità di essere perdonati, facendo agli altri quello che vorremmo che facessero a noi. In questo articolo parlerò di come i principi del perdono si collegano alla salvezza.
Quando Gesù disse: “Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre”, non parlava del perdono dei peccati che riceviamo quando accettiamo Gesù come nostro salvatore e riceviamo la salvezza.[1] Gesù morì sulla croce per la nostra salvezza, così da poterci redimere e in modo che i nostri peccati, passati, presenti e futuri, fossero perdonarti.
Chiunque abbia ricevuto Gesù come suo salvatore ha ricevuto il perdono dei propri peccati. La persona salvata è giustificata davanti a Dio grazie alla morte di Gesù sulla croce. Ciò non significa che noi cristiani non siamo più peccatori, perché tutti pecchiamo nel corso della vita, ma siamo peccatori resi giusti, peccatori per i quali Gesù è morto, che l’hanno accettato come salvatore e che ora hanno vita eterna. Il nostro perdono iniziale, comunque, non ci dà la licenza di continuare a peccare; al contrario, dobbiamo confessare i nostri peccati al Signore, chiedergli perdono e sforzarci di cambiare in noi le cose che sappiamo non essergli gradite.
In un certo senso, accettare Gesù come nostro salvatore ci fa entrare nella famiglia di Dio e diventiamo suoi figli adottivi. Adozione è un termine legale che esprime che un bambino ora fa legalmente parte di una famiglia; allo stesso modo la salvezza può essere vista come un diritto legale. La nostra posizione in rapporto a Dio cambia quando riceviamo la salvezza; prima non eravamo figli di Dio, ma ora facciamo legalmente parte della sua famiglia.
Giovanni 1,12 lo esprime in questo modo: “A tutti quelli che l'hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome”. Come peccatori resi giusti, siamo figli adottivi di Dio e quindi possiamo chiamarlo nostro Padre. Quando moriamo abbiamo il diritto legale di entrare in paradiso nella qualità di suoi figli. Quindi si può interpretare il perdono dei nostri peccati al momento della salvezza come il cambiamento della nostra posizione legale a quella di figli adottivi. Alcuni lo chiamano perdono posizionale, altri perdono forense, oppure perdono familiare, come membri della famiglia di Dio.
Ma torniamo all’affermazione in Matteo 6: quando Gesù disse che, se non perdoniamo gli altri, Dio non perdonerà noi, non parlava di perdono posizionale. Non voleva dire che se non perdoniamo qualcuno che ci ha fatto un torto perdiamo la salvezza. Stava parlando invece di quello che si può definire perdono relazionale. Anche se siamo salvati e abbiamo il diritto legale di essere figli di Dio tramite adozione, quando pecchiamo ne vengono influenzate la nostra comunione e la nostra relazione personale con Dio.
Quando Gesù insegnò ai suoi discepoli, nel Padre Nostro, a chiedere al Padre di perdonarli per i loro debiti, o i loro peccati, stava insegnando loro a riparare qualsiasi danno il loro peccato quotidiano avesse fatto alla loro relazione con Dio. I nostri peccati causano un’interruzione nel nostro rapporto personale con Dio, un po’ come succede quando un figlio offende consapevolmente in modo grave il suo padre terreno. Anche se la sua posizione legale di figlio rimane la stessa e l’amore del padre per il figlio può restare immutato, il rapporto tra padre e figlio potrebbe soffrire qualche danno e aver bisogno di riparazioni.
Quando Gesù disse che Dio non perdonerà i nostri peccati se non perdoniamo chi ci ha offeso, stava dicendo che la reazione di Dio nei nostri confronti è legata al modo in cui trattiamo gli altri. Quando preghiamo il Padre Nostro, chiediamo specificamente a Dio di perdonarci come noi perdoniamo gli altri. “Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori”.[2] Preghiamo che Dio tratti i nostri peccati come noi abbiamo trattato quelli degli altri. È nostro dovere mettere in pratica le nostre preghiere e perdonare gli altri, ciò influenza in modo positivo il modo in cui Dio tratta noi.
Il peccato influenza il nostro rapporto con il Signore, quindi è importante non solo perdonare gli altri che peccano contro di noi, ma anche confessare a Dio i nostri peccati e chiedere il suo perdono piuttosto regolarmente. Quando lo facciamo è più facile mantenere il giusto rapporto con Lui.
La Bibbia a volte descrive il nostro rapporto con Dio con un linguaggio che esprime vicinanza o lontananza. È “vicino” a noi, la sua presenza è “con noi”, quando abbiamo il giusto rapporto con Lui; si “allontana” da noi, o è “distante” da noi quando ci distanziamo da Lui a causa del peccato.
Giacomo 4,8 lo esprime in modo positivo:
“Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d'animo!”
Ci sono versetti che descrivono come creiamo questa distanza:
“Le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio”.[3]
“Il Signore è lontano dagli empi, ma ascolta la preghiera dei giusti”.[4]
Per capire come funziona il perdono relazionale, potrebbe servire pensarci in termini delle relazioni che avete con gli altri: marito, moglie, compagni, amici, fratelli e sorelle, genitori e figli. Se avete una grossa discussione o un litigio con uno di loro, o se uno di voi ha offeso l’altro o gli ha fatto del male, c’è una certa distanza tra di voi. Anche se siete ancora vicini fisicamente, siete separati emotivamente e spiritualmente. Questa separazione scompare appena si fa qualcosa per riparare il rapporto; in genere, una volta riparato, si ritrova il buon contatto. Comunque, se non si ripara la frattura, la distanza rimane e può perfino aumentare.
Quando pecchiamo, commettiamo un’offesa contro Dio; ci distanziamo da Lui e questo danneggia il nostro rapporto con Lui. Come con un amico, o un compagno, bisogna fare qualcosa per riparare il rapporto e lo si fa confessandogli il proprio peccato e chiedendo il suo perdono, dandosi allo stesso tempo da fare per cambiare comportamento e non continuare a fare la cosa che gli ha causato dispiacere. Se fate qualcosa che ha ferito una persona che amate e volete farvi perdonare, in genere dovete andare da lei e ammettere di avere torto, scusarvi e chiedere perdono – e poi cerca di non farlo più. È lo stesso con Dio. Quando confessiamo, veniamo perdonati e la distanza tra di noi si annulla. È così che ripariamo il nostro rapporto con Lui quando l’abbiamo danneggiato con il peccato.
“Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”.[5]
Ma è anche importante ricordarci ciò che disse Gesù a proposito del perdonare gli altri:
“Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.[6]
La “vicinanza” o la “distanza” del nostro rapporto con Dio è influenzata dal fatto che perdoniamo gli altri o no. Quindi, se qualcuno vi ha offeso, perdonatelo – non importa il suo atteggiamento e non importa se continua a offendervi. Il perdono beneficia il vostro rapporto con gli altri e quello con Dio.
Perdonare è una cosa saggia. È amorevole. È a somiglianza di Cristo. La natura divina è amorevole e il perdono fa parte del suo amore. Dia ha dato il suo unico Figlio per perdonare i nostri peccati e Gesù ha dato la sua vita perché fossimo perdonati. Se perdonate gli altri, che è un atto d’amore da parte vostra, allora siete un riflesso di Dio; siete come Gesù. Ed è bene esserlo.
Per chiudere, ecco un bell’esempio di preghiera di confessione e richiesta del perdono divino, fatta da un uomo che commise peccati terribili e si pentì, e che Dio definì un uomo secondo il suo cuore — re Davide:
Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; per la tua grande compassione cancella i miei misfatti.
Lavami completamente dalla mia iniquità e purificami dal mio peccato.
Poiché riconosco i miei misfatti, e il mio peccato mi sta sempre davanti.
Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli e retto quando giudichi.
Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato.
Ma a te piace la verità che risiede nell'intimo, e m'insegni la sapienza nel segreto del cuore.
Nascondi la tua faccia dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità.
O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito saldo.
Non rigettarmi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza e sostienimi con uno spirito volenteroso.
Allora insegnerò le tue vie ai trasgressori, e i peccatori si convertiranno a te.
Liberami dal sangue versato, o Dio, Dio della mia salvezza, e la mia lingua celebrerà con giubilo la tua giustizia.
O Signore, apri le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode.
Tu infatti non prendi piacere nel sacrificio, altrimenti te l'offrirei, né gradisci l'olocausto.
I sacrifici di Dio sono lo spirito rotto; o Dio, tu non disprezzi il cuore rotto e contrito.[7]
[1] Matteo 6,14–15.
[2] Matteo 6,12.
[3] Isaia 59,2.
[4] Proverbi 15,29.
[5] 1 Giovanni 1,9.
[6] Matteo 6,14–15.
[7] Salmi 51,1–17.
Titolo originale: Forgiveness and Salvation
Pubblicato originariamente in Inglese il 22 Marzo 2011
versione italiana affissa il 23 Maggio 2011;
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