Più simili a Gesù: l’invito al perdono

Aprile 10, 2018

di Peter Amsterdam

[More Like Jesus: The Call to Forgive]

(Vari punti di questo articolo sono tratti e riassunti dal libro Forgive and Forget [Perdona e dimentica], di Lewis B. Smedes.1)

Nei Vangeli leggiamo che Gesù fu frustato, picchiato e poi inchiodato a una croce. Mentre era lì appeso, in attesa di morire, alcune delle sue ultime parole furono: “Padre, perdonali”.2 Il perdono fu la sua risposta a un processo ingiusto, all’essere fustigato con un flagello composto di corde con ossicini o pietre alle estremità e che lacerava la pelle producendo un dolore inimmaginabile, ai chiodi piantati a martellate nelle mani e nei piedi, all’essere lasciato a morire in agonia. Se da una parte questa fu una reazione sorprendente, ha anche perfettamente senso quando leggiamo quello che Gesù insegnò sul perdono durante tutto il suo ministero. Non si limitò a insegnarlo, lo incarnò, sia nella vita che nella morte.

Il perdono divino

Il perdono di Gesù rifletteva quello di suo Padre. Nel Vecchio Testamento, quando Dio si rivelò a Mosè, disse di Se stesso: “L’Eterno, l’Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che usa misericordia a migliaia, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato”.3 Dio stava dicendo che il perdono è uno dei suoi attributi divini, che è radicato nel suo carattere. È un punto che viene ripetuto più volte nel Vecchio Testamento.

Tu sei un Dio pronto a perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà.4

Qual Dio è come te, che perdona l’iniquità e passa sopra la trasgressione del residuo della sua eredità? Egli non conserva per sempre la sua ira, perché prende piacere nell’usare misericordia.5

Al Signore nostro Dio appartengono la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui.6

Leggiamo anche che quando Dio perdona i nostri peccati, questi non ci vengono più imputati.

Io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato.7

Vediamo l’immensità del perdono divino anche in affermazioni come queste:

Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.8

Come è lontano l’oriente dall’occidente, così ha egli allontanato da noi le nostre colpe.9

Nel tuo amore hai liberato la mia anima dalla fossa della corruzione, perché hai gettato dietro le tue spalle tutti i miei peccati.10

Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.11

Dio è magnanimo per sua stessa natura. Fedelmente alla sua natura fece in modo che potessimo essere perdonati grazie al sacrificio di suo Figlio Gesù. In un certo senso possiamo dire che la morte di Gesù come sacrificio fu l’incarnazione del perdono di Dio. Di conseguenza, se vogliamo emulare Gesù, dobbiamo perdonare.

Nei suoi insegnamenti, Gesù indicò molto chiaramente che dobbiamo perdonare gli altri.

Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette».12

Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli.13

E quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate.14

E se anche peccasse sette volte al giorno contro di te, e sette volte al giorno ritorna a te, dicendo: "Mi pento", perdonagli.15

Gesù sottolineò anche che esiste una correlazione tra la nostra disponibilità a perdonare gli altri e il perdono datoci da Dio.

E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori.16

Se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre.17

Perdonate affinché anche il Padre vostro, che è nei cieli, perdoni i vostri peccati.18

Nella parabola del servo spietato,19 Gesù parlò di un servo a cui il padrone aveva perdonato un debito astronomico, ma che in seguito rifiutò di perdonare un altro uomo che gli doveva una piccola somma di denaro. Il padrone allora disse a quel servo spietato: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai supplicato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" E il suo padrone, adiratosi, lo consegnò agli aguzzini finché non avesse pagato tutto quanto gli doveva.20 Gesù poi disse a tutti quelli che lo stavano ascoltando: Così il mio Padre celeste farà pure a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello i suoi falli.21 (Per altre informazioni su questa parabola vedi Un pensiero spaventoso.22)

Quando perdoniamo gli altri per le cose che ci hanno fatto, dimostriamo la nostra comprensione del perdono divino. Dobbiamo perdonare gli altri perché siamo stati perdonati. Gesù morì perché i nostri peccati potessero essere perdonati e noi dobbiamo perdonare gli altri quando peccano contro di noi o ci fanno un torto. È una cosa che dimostra una somiglianza a Cristo.

Che cos’è e cosa non è il perdono

Quando qualcuno ci ferisce, intenzionalmente o no, Cristo ci chiede di perdonarlo. Per farlo, è importante sapere che cos’è e cosa non è il perdono.

Alcune ferite sono inferte intenzionalmente. Veniamo assaliti in qualche modo: fisicamente, verbalmente o emotivamente. Qualcuno ci deruba, magari ingannandoci intenzionalmente per truffarci e rubarci denaro, beni o altro. Veniamo traditi da una persona che amiamo: moglie, marito, un parente, un buon amico. Alcune delle ferite che riceviamo sono minori, ma finiscono per ingrandirsi quando sono ripetute più volte.

Il perdono non vuol dire negare la ferita o il torto che qualcuno ci ha fatto. Non è trovare delle scuse per il motivo per cui ci hanno ferito; non minimizza la gravità dell’offesa. Non vuol dire che la ferita smetta di far male né che venga dimenticata. Perdonare non vuol dire riprendere una relazione senza che ci siano dei cambiamenti; non è un rinnovo automatico della fiducia. Non è un modo per non fare giustizia, perché a volte bisogna pagare le conseguenze anche dopo il gesto del perdono. Non è una guarigione emotiva istantanea.

Il perdono guarda il torto che ci è stato fatto, ammette che ci ha ferito, poi decide di perdonare – ed è questa decisione in realtà a iniziare il procedimento del perdono. È riconoscere che la ferita è stata personale, ingiusta e profonda; è scegliere di perdonare la persona o le persone che ci hanno ferito. Il perdono è prendere la decisione consapevole di rinunciare ai sentimenti negativi nei confronti della persona che ci ha ferito, lasciandoceli alle spalle così che la ferita non ci influenzi più negativamente.

Come spiega Kelly Minter nel suo libro The Fitting Room [La cabina di prova]:

Perdonare non vuol dire negare ciò che i nostri nemici ci hanno fatto; non vuol dire chiamare intero ciò che è stato rotto, né puro ciò che è stato corrotto. Il perdono è guardare in faccia le azioni di chi ci ha offeso, riconoscere la ferita per ciò che veramente è e poi scegliere di perdonare. Non vuol dire negare l’azione sbagliata di chi ci ha ferito, ma vuol senz’altro essere un nostro cambiamento interiore nei suoi confronti.23

A volte vogliamo aspettare a perdonare finché la persona che ci ha ferito si scusa per ciò che ha fatto. Vogliamo che riconosca che le sue azioni erano sbagliate e che esprima il suo dispiacere. Questo però comporta alcuni problemi. A volte la persona non sa di averti ferito e in quel caso non chiederà mai scusa. In alcuni casi, la persona sa di averti ferito, ma non le importa; altre volte quell’individuo non ha più contatti conte oppure tu hai perso contatto con lui. Se aspetti che qualcuno ti chieda scusa, prima di perdonarlo, potresti finire col portarti dietro la ferita per il resto della tua vita. Non ci viene detto di perdonare solo se prima riceviamo delle scuse; il nostro perdono non è subordinato al dispiacere dimostrato da altri.

Ci sono casi in cui siamo feriti da persone i cui problemi in qualche modo ricadono su di noi. Per esempio, i problemi matrimoniali di una coppia possono ferire i loro figli, ma quella non è una ferita intenzionale da parte dei genitori. A volte siamo feriti da chi commette qualche errore. A volte qualcuno sta perfino cercando di fare qualcosa che ritiene benefico, ma alla fine la cosa non funziona come dovrebbe e qualcuno ne resta ferito. Dobbiamo sempre perdonare chi ci ha ferito, anche se non l’hanno fatto intenzionalmente. In situazioni simili, è bene ricordarci che, proprio come altri ci possono ferire senza volerlo, anche noi facciamo cose che finiscono per ferire gli altri, anche se non volevamo farlo. Quando succede questo e ce ne rendiamo conto, ovviamente speriamo che le persone che abbiamo ferito ci perdonino. Quindi dobbiamo essere disposti a perdonare chi ci ha fatto del male senza volerlo.24

C’è anche il fattore che non tutte le ferite che riceviamo richiedono il perdono. Molte delle offese che riceviamo nella vita sono causate dalle azioni di persone che non ci vogliono male. Viviamo in un mondo in cui interagiamo regolarmente con persone come noi, che spesso fanno o dicono cose senza alcuna intenzione di ferire gli altri; a volte, però, queste cose fanno del male inconsapevolmente. Anche se ferite di questo tipo possono essere prese personalmente, in genere quelle personenon volevano farci del male. Di solito questi scontri non causano ferite profonde o durature.

Lo scrittore Lewis Smedes ci offre un esempio interessante:

Nella mia vita c’è stata una persona che mi trattava in modo oltraggioso. Continuava a sbraitare contro di me per tutta la durata della cena; mi faceva saltare su al suo servizio in qualsiasi momento del giorno e della notte, senza badare se ero occupato in altre cose; di tanto in tanto urinava sui miei pantaloni migliori. Per peggiorare le cose, ogni tanto si ammalava e mi faceva impazzire perché non mi diceva cosa c’era che non andava. C’erano momenti in cui mi veniva voglia di darle una sberla. Ma non ho mai sentito il dovere di perdonarla. …Era la mia bambina di sei mesi e non provavo il bisogno di perdonare le cose oltraggiose che mi faceva, perché non mi faceva male indebitamente. Le volevo bene e accettavo qualsiasi cosa mi facesse.25

Oltre a non dover perdonare chi ci causa le ferite involontarie che possono esserci nel corso generale della vita, non possiamo perdonare cose impersonali che ci arrecano danno. Per esempio, non possiamo perdonare la natura quando ci colpisce in modo duro. Se siamo nati con meno salute, bellezza o intelligenza di quel che vorremmo; se soffriamo a causa di eventi naturali come un uragano; se una persona cara muore di morte naturale – sono tutti avvenimenti che ci provocano dolore, ma non possiamo perdonare la natura. Anche certi sistemi della società possono danneggiarci, come un sistema economico che mantiene la gente in povertà, dei sistemi politici che penalizzano gravemente alcune persone, o dei sistemi aziendali che trattano le persone come oggetti e le scartano quando non sono più necessarie. Sono tutte cose che causano ferite, ma non possiamo perdonarle perché si possono perdonare solo le persone.26

Il perdono è personale. È il caso di una persona che ne perdona un’altra che l’ha ferita personalmente. Possiamo perdonare solo quelli che ci hanno ferito. Potremmo essere indignati per il modo in cui qualcuno maltratta altri, ma non possiamo perdonare per ciò che è stato fatto a un altro, solo per ciò che è stato fatto a noi.

Dimenticare, guarire, riconciliarsi

Capire che le Scritture ci dicono di perdonare gli altri e concordare che dovremmo farlo è una cosa; ma il gesto di perdonare qualcuno che ci ha ferito profondamente può essere un compito difficile e tormentoso. C. S. Lewis ha scritto: Tutti dicono che il perdono è un’ottima idea, finché non hanno qualcosa da perdonare.

La parola greca tradotta più frequentemente con perdono è aphiemi, che è usata per esprimere il dimenticare qualcosa, o il cancellare un debito. Quando perdoniamo qualcuno per ciò che ha fatto, lo liberiamo da un debito legale. Riconosciamo di essere stati feriti, di essere stati traditi nella nostra fiducia e di aver ricevuto un torto o che la nostra vita è stata rovinata dalle azioni offensive di qualcuno. Allo stesso tempo capiamo che anche noi siamo peccatori, che spesso offendiamo e feriamo gli altri e che siamo stati perdonati da Dio per le nostre offese. Quando perdoniamo prendiamo la decisione di dimenticare il nostro dolore, il nostro desiderio di vendetta, la nostra rabbia e i nostri sentimenti negativi verso quella persona. Mettiamo nelle mani di Dio quella persona e le sue azioni – e passiamo oltre.

Lasciare nelle mani di Dio le azioni che ci hanno ferito profondamente e le persone che ne sono responsabili, significa che le abbiamo affidate a Lui e che possiamo dimenticarle. Non dobbiamo più ripensare a quello che successo o al motivo per cui è successo, perché l’abbiamo lasciato a Dio. Facendo questo, siamo in grado di lasciar andare i sentimenti negativi nei confronti di chi ci ha ferito, di rinunciare alla rabbia e al rancore e di avviare il nostro processo di guarigione emotiva.

Può venirci naturale pensare che se perdoniamo qualcuno lo scusiamo per quello che ha fatto. Non è così. È una cosa che invece ci rende liberi di rilasciare il dolore per l’offesa ricevuta e di procedere senza che il sentimento di rancore verso la persona che ci ha ferito ci tormenti costantemente. Quando perdoniamo gli altri, in genere cominciamo a provare una diminuzione costante dei sentimenti negativi nei loro confronti. Ciò, comunque, non vuol necessariamente dire che cominciamo ad avere dei sentimenti positivi nei loro confronti, anche se a volte può accadere e accade.

Se vogliamo continuare ad avere un rapporto con la persona che ci ha ferito, il passo successivo, dopo il perdono, è la riconciliazione. Alcuni insegnanti e scrittori ritengono che la riconciliazione sia un passo necessario nel processo del perdono; altri la vedono come un ideale, ma riconoscono che a volte è impossibile e in quel caso può essere lo stesso presente l’elemento chiave del perdono e quindi il processo è completo. Naturalmente a volte non è possibile riconciliarci perché l’altra persona non ha più contatti con noi. Forse sono deceduti o non abbiamo modo di metterci in contatto con loro. Può anche darsi che, anche se l’abbiamo perdonata, quella non è una persona con cui siamo portati a continuare un rapporto, oppure non è vantaggiosa per la nostra vita spirituale o il nostro benessere emotivo. Ciò non significa che non l’abbiamo perdonata; significa soltanto che per qualche motivo scegliamo di non rinnovare i nostri contatti con lei.

Conclusione

Il perdono è un argomento complesso che ha molti aspetti; in qualche momento in futuro spero di poterlo prendere in esame più a fondo. Comunque, nel contesto di una maggior somiglianza a Cristo, è chiaro che con il suo esempio e i suoi insegnamenti Gesù pose l’accento sul perdono. Ci insegnò a perdonare, senza porre condizioni al suo comando. Se vogliamo davvero essere più simili a Gesù, dobbiamo perdonare gli altri per le loro offese contro di noi – per quanto a volte possa essere difficile – perché Dio ha perdonato le nostre offese contro di Lui.

Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.27


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Lewis B. Smedes, Forgive and Forget (New York: HarperOne, 1984).

2 Luca 23,34.

3 Esodo 34,6–7.

4 Neemia 9,17 NR.

5 Michea 7,18.

6 Daniele 9,9.

7 Geremia 31,34. Vedi anche Ebrei 8,12.

8 Michea 7,19.

9 Salmi 103,12 NR.

10 Isaia 38,17.

11 Isaia 1,18.

12 Matteo 18,21–22 NR.

13 Luca 17,3.

14 Marco 11,25.

15 Luca 17,4.

16 Matteo 6,12.

17 Matteo 6,15.

18 Marco 11,25.

19 Matteo 18,23–35.

20 Matteo 18,32–34.

21 Matteo 18,35.

22 https://directors.tfionline.com/post/scary-thought/

23 Kelly Minter, The Fitting Room (Colorado Springs: David C. Cook Publishing, 2011), 90.

24 Tutte le cose dunque che volete che gli uomini facciano a voi, fatele anche voi a loro (Matteo 7,12).

25 Smedes, Forgive and Forget, 8.

26 Ibid., 6.

27 Efesini 4,32 NR.


Pubblicato originariamente in inglese il 5 settembre 2017.