Più simili a Gesù: l’umiltà (parte 1)

Ottobre 10, 2017

di Peter Amsterdam

[More Like Jesus: Humility (Part 1)]

Uno degli elementi chiave nella nostra ricerca di una maggior somiglianza a Gesù è l’emulazione della sua umiltà. “Rivestendoci” di umiltà e “spogliandoci” di orgoglio, ci sforziamo di diventare più simili a Gesù. Nell’antico mondo greco-romano, l’umiltà era vista come una caratteristica negativa. Denotava un atteggiamento servile da parte di una persona considerata di classe inferiore. Era un atteggiamento ritenuto timoroso, autodenigratorio e degradante. La cultura di onore-vergogna di quei tempi esaltava l’orgoglio, quindi l’umiltà era considerata indesiderabile. Gesù, comunque, ridefinì l’umiltà. Lui, il Figlio di Dio, si umiliò diventando umano, dimostrando così che se perfino Lui, onorato com’era, dimostrava di avere umiltà, allora era una virtù che i credenti dovevano emulare. I suoi seguaci della prima chiesa, grazie ai suoi insegnamenti e al suo esempio, impararono a trattare l’umiltà come una virtù, come un importante atteggiamento morale e una caratteristica fondamentale del carattere cristiano.

Gesù predicò e visse l’umiltà:

Chi è infatti più grande, chi siede a tavola, o colui che serve? Non è forse colui che siede a tavola? Eppure io sono in mezzo a voi come colui che serve.1

Chiunque si innalzerà sarà abbassato; e chiunque si abbasserà sarà innalzato.2

Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime.3

L’umiltà era una delle caratteristiche principali della vita di Gesù, quindi se il nostro obiettivo è essere più simili a Lui, l’umiltà dovrebbe avere il primo posto in quello che siamo.

I dizionari definiscono l’umiltà in vari modi, come libertà da orgoglio e arroganza, non ritenersi migliori degli altri, avere un’opinione bassa o modesta della propria importanza, una stima modesta del proprio valore. Anche se queste definizioni sono corrette, nella comprensione cristiana l’umiltà acquista un significato più profondo, perché è basata sul nostro rapporto con Dio. Nel loro libro CharacterMakeover [Rifacimento del carattere], Brazelton e Leith danno una definizione dell’umiltà da una prospettiva cristiana:

L’umiltà è il risultato naturale dell’avere una visione accurata di chi è Dio e una prospettiva corretta di chi siamo noi in rapporto a Lui.4

E chi siamo noi per Dio? Siamo i suoi figli ribelli – falliti, peccatori e incapaci di esibire una vera giustizia davanti a Dio. Tuttavia nonostante il nostro fallimento, Lui ci ama senza condizioni. Non meritiamo il suo amore; è un dono della sua grazia, del suo favore immeritato. Non possiamo rivendicare il suo amore perché siamo peccatori, ma Lui ce lo offre lo stesso. A causa del suo grande amore nei nostri confronti, mandò suo Figlio a morire per noi. Sapere di essere amati nonostante i nostri peccati ci fa sentire umili. Sappiamo di non essere degni del suo amore, però Lui ci ama lo stesso. Questo ci aiuta a sentirci sicuri nel rapporto che abbiamo con il nostro Creatore. L’amore e l’accettazione di Dio sono la base della nostra autostima.

Poiché il Signore ci ama incondizionatamente, possiamo essere onesti con Lui e con noi stessi riguardo ai nostri punti forti e a quelli deboli, visto che nessuno d’essi cambierà l’amore di Dio per noi. Non ci ama di più per i nostri talenti, né ci ama di meno per le nostre debolezze. Sapere di essere accettati da Dio ci rende più facile avere un quadro realistico di noi stessi. Possiamo essere a nostro agio con quello che siamo, senza sentire di doverci vergognare o di dover nascondere il fatto che abbiamo delle debolezze, né sentire il bisogno di esagerare i nostri punti forti.

Le definizioni secolari e popolari di umiltà in genere includono caratteristiche come bassa autostima, mancanza di fiducia in se stessi o essere lo zerbino degli altri. Questo però non è il tipo di umiltà insegnato da Gesù. Come ha scritto Randy Frazee:

Il credente è dotato di un forte senso del proprio valore, nonché di una sicura collocazione della propria identità, perché non avverte più la necessità di esaltare la carne o pompare il proprio orgoglio.5

Sapere di essere amati da Dio ci consente di avere un senso d’autostima forte e quindi poterlo portare senza sfoggiarlo, con umiltà, perché siamo sicuri di Dio e del suo amore incondizionato per noi. Essendo sicuri dell’amore di Dio, riconosciamo che non c’è motivo di cercare d’esaltarci ai suoi occhi o a quelli degli altri. Farlo sarebbe un’espressione d’orgoglio, cioè l’opposto dell’umiltà. (Discuteremo dell’orgoglio in un prossimo articolo.)

Come individui creati a immagine di Dio e da Lui amati personalmente, possiamo avere una piena sicurezza del nostro valore. Possiamo riconoscere candidamente i nostri punti forti e quelli deboli, i nostri talenti e le nostre abitudini negative. Dovremmo sforzarci di avere un’immagine realistica di noi stessi, senza pensare di essere meravigliosi o orribili. Non dovremmo riempirci d’orgoglio, né considerarci inutili. Entrambi gli estremi – pensare che tutti siano migliori di noi, o che noi siamo migliori di loro – è sbagliato e dimostra orgoglio. Pensare di essere migliori degli altri vuol dire pensare in modo orgoglioso e vanaglorioso; mentre pensare di essere peggiori può essere falsa umiltà, che è anch’essa orgoglio, perché è concentrata su se stessi.6 L’umiltà sta in mezzo fra questi due estremi. Riconoscere che abbiamo valore agli occhi di Dio, che Lui ci ama, ci ha creato e ci ha dato doni e talenti, può aiutarci a non sminuirci da soli, impedendoci al tempo stesso di pensare che tutto ruota intorno a noi, che siamo migliori e più dotati degli altri. Come ha detto Rick Warren: “L’umiltà non è pensare poco di se stessi, ma pensare meno a se stessi”.7

Todd Wilson ha scritto:

L’umiltà non deve farti sminuire l’opinione di te stesso, ma permetterti di amare gli altri indipendentemente da chi sono. L’umiltà è il modo d’esprimersi dell’amore nei confronti di chi ha una condizione, un grado o una posizione diversa. È la capacità di vedere tutti fondamentalmente uguali. Questo non significa ignorare la differenza tra le persone; ma certamente significa ignorare quelle differenze a favore della fondamentale uguaglianza di tutti. Siamo tutti uguali in due sensi essenziali: come creature fatte a immagine di Dio e come creature cadute nel peccato e bisognose della grazia divina. Questi due fatti sono a loro volta il fondamento della vera umiltà, perché mettono tutti radicalmente nelle stesse condizioni.8

Se siamo umili, riconosciamo di essere peccatori come tutti gli altri, quindi non ci riteniamo più meritevoli di amore né meno responsabili di dimostrare amore per gli altri. L’umiltà ci libera dalle preoccupazioni per il nostro prestigio o la nostra posizione, per le nostre caratteristiche fisiche o il nostro bell’aspetto, per il nostro successo o fallimento, e per molte altre ansie che nascono dall’orgoglio e dal nostro paragonarci agli altri.

Come Cristiani, sappiamo che l’umiltà è importante, perché è intessuta nelle Scritture.9 Siamo spronati a vivere con umiltà e mansuetudine;10 a stimare umilmente gli altri più di noi stessi;11 a rivestirci d’umiltà;12,13 ad umiliarci sotto la potente mano di Dio;14 a camminare umilmente con il nostro Dio;15 a non aspirare a cose alte ma attenersi alle umili;16 a ricevere la parola di Dio con mansuetudine;17 a mettersi all’ultimo posto a una festa;18 a cercare l’umiltà;19 a essere umili nello spirito.20

La Bibbia esalta ripetutamente l’umiltà e parla dell’atteggiamento positivo che Dio ha nei confronti degli umili. L’umiltà precede la gloria;21 i mansueti possederanno la terra;22 beati i mansueti perché erediteranno la terra;23 gli umili riceveranno la gloria;24 Il Signore è eccelso ma ha riguardo per gli umili;25“Io dimoro con chi è contrito e umile”;26 “Poserò lo sguardo su colui che è umile” ;27 Dio soccorre gli umili;28 Dio dà grazia agli umili;29 Dio insegna la sua via agli umili.30

Le Scritture dicono anche che chi s’innalza sarà umiliato, ma chi si umilia sarà innalzato.31 Lui umilia ed esalta;32 ha rovesciato i potenti e ha innalzato gli umili;33 umiliatevi davanti al Signore;34 ed Egli vi innalzerà umiliatevi affinché Egli vi innalzi.35

Scrivendo ai Filippesi, Paolo parlò dell’umiltà di Gesù:

Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù36

In alcune traduzioni l’ultima frase dice: “abbiate questa mentalità”, o “dovreste avere lo stesso comportamento di Cristo Gesù”. Essere umili è avere lo stesso comportamento di Cristo, o lo stesso sentimento di Cristo.

Paolo prosegue citando o componendo uno dei primi inni cristiani,37 che indica come Gesù ci fornisca il miglior esempio di vera umiltà.

Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.38

Qui leggiamo che la nostra mentalità dovrebbe essere simile a quella di Gesù e che il comportamento che dovremmo avere dovrebbe essere come quello di Gesù. Di che comportamento si tratta? Anche se Gesù aveva intrinsecamente lo stesso carattere, la stessa qualità e un “rango” o uno “stato” pari a quelli di Dio, lo mise da parte e assunse la natura di un servo diventando umano. Anche se avrebbe potuto rivendicare potere e gloria, come vediamo quando il diavolo lo tentò nel deserto,39 Gesù scelse invece di prendere una posizione più bassa e si umiliò al punto da essere disposto, per salvarci, a fare la morte crudele e straziante di un criminale comune. Per quello che fece, Dio lo “super-innalzò” – che è la traduzione letterale di questo passo. Fu innalzato nel modo più grande possibile. In senso biblico, il nome di una persona trasmette l’idea del suo carattere, della sua posizione, del suo ruolo, del suo rango o della sua dignità; così, quando ci viene detto che Gesù ricevette un nome che è al di sopra di ogni nome, possiamo interpretarlo come se dicesse che gli fu dato il rango o la dignità più grande di tutti, a indicare che Lui è oggetto diretto della nostra adorazione. Inchinandoci e confessando che Gesù Cristo è il Signore equivale a dichiarare che è sovrano dell’intero universo come suo Signore.

Anche se non siamo sullo stesso piano di Gesù, possiamo seguire il principio di umiltà che vediamo nel suo esempio. Durante il suo ministero, Gesù fece molte opere potenti. Guarì i malati, scacciò i demoni, sfamò cinquemila persone moltiplicando cinque pani e due pesci, camminò sulle acque. Disse al governante romano Ponzio Pilato che avrebbe potuto chiedere a suo Padre di mandare dodici legioni di angeli a proteggerlo – tali erano la sua capacità, la sua potenza e il suo stato. Invece si umiliò, condusse una vita di sottomissione a suo Padre ed evitò gli onori che molti volevano dargli. Così facendo, alla fine fu innalzato sopra ogni cosa.

Se vogliamo diventare più simili a Lui, dovremo sforzarci di “rivestirci” di umiltà; se lo faremo, ci ritroveremo benedetti dal Signore.

Sottomettetevi tutti gli uni agli altri e rivestitevi di umiltà, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli v’innalzi al tempo opportuno.40

(Continua nella parte 2)


Nota</>

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Luca 22,27.

2 Matteo 23,12.

3 Matteo 11,29.

4 Katie Brazelton and Shelley Leith, CharacterMakeover (Grand Rapids: Zondervan, 2008), 24.

5 RandyFrazee, Think, Act, Be Like Jesus(Grand Rapids: Zondervan, 2014), 217.

6 Brazelton and Leith, CharacterMakeover, 25.

7 Rick Warren, La vita con uno scopo(Milano: Publielim, ISBN: 8887511713).

8 Todd Wilson, Real Christian (Grand Rapids: Zondervan, 2014), 58.

9 La raccolta di versetti in questo paragrafo e nei due successivi è tratta da A. C. Day, Collins Thesaurus of the Bible (Bellingham, WA: Logos Bible Software, 2009).

10 Efesini 4,2.

11 Filippesi 2,3.

12 Colossesi 3,12.

13 1 Pietro 5,5.

14 1 Pietro 5,6.

15 Michea 6,8.

16 Romani 12,16.

17 Giacomo 1,21.

18 Luca 14,10.

19 Sofonia 2,3.

20 1 Pietro 3,8.

21 Proverbi 15,33; 18,12.

22 Salmi 37,11.

23 Matteo 5,5.

24 Proverbi 29,23.

25 Salmi 138,6.

26 Isaia 57,15.

27 Isaia 66,2.

28 Giobbe 22,29.

29 Giacomo 4,6; 1 Pietro 5,5.

30 Salmi 25,9.

31 Matteo 23,12; Luca 14,11; 18,14.

32 1 Samuele 2,7.

33 Luca 1,52.

34 Giacomo 4,10.

35 1 Pietro 5,6.

36 Filippesi 2,3–5.

37 Molti studiosi credono che Paolo stia citando uno dei primi inni cristiani. La domanda fondamentale riguardo a questa forma è se questi versetti siano uno dei primi inni cristiani. La maggior parte degli studiosi contemporanei vedono in questi versetti un inno, a causa della loro qualità ritmica, di parole e frasi rare e dei motivi. Se effettivamente costituiscono un inno, come sembra plausibile, rivelano qualcosa sul culto nella prima chiesa. Vi sono almeno due caratteristiche predominanti: esprimono una profondità teologica che rivela in particolare una cristologia profondamente sviluppata; rivelano che la prima chiesa aveva sviluppato la sua cristologia con un linguaggio criptico ma potente. Inoltre, il fatto che Paolo potesse fare appello a un inno (apparentemente) molto noto indica il diffuso interesse della prima chiesa in Gesù. (R. R. Melick. Philippians, Colossians, Philemon. Nashville: Broadman&Holman Publishers, 1991. Vol. 32, 96–97).

38 Filippesi 2,5–11 NR.

39 Matteo 4,1–11.

40 1 Pietro 5,5–6.


Pubblicato originariamente in Inglese il 2 maggio 2017.