Vivere il cristianesimo i Dieci Comandamenti (Non rubare, parte 4)
Marzo 1, 2022
di Peter Amsterdam
Vivere il cristianesimo i Dieci Comandamenti (Non rubare, parte 4)
Perché lavorare
[Living Christianity—The Ten Commandments (You Shall Not Steal, Part 4)]
(I punti di questo articolo sono tratti da Christian Ethics, di Wayne Grudem1 e The Doctrine of the Christian Life, di John M. Frame.2)
Il precedente articolo di questa serie ha preso in esame l’argomento del lavoro. Ha fatto vedere come, prima che il peccato entrasse nel mondo, Dio aveva ordinato ad Adamo ed Eva di lavorare – indicando così che il lavoro non fa parte della natura peccatrice dell’uomo, ma piuttosto della creazione “molto buona” di Dio.
Perché Dio diede all’uomo del lavoro da fare? Parte dell’essere creature fatte a immagine di Dio è la capacità di rispecchiare in maniera minore la sua attività creatrice.3 Quando facciamo qualcosa, come cuocere una forma di pane, costruire una baracca o lavorare in una fabbrica per costruire una macchina, creiamo una cosa che in precedenza non esisteva. Un simile lavoro rispecchia anche altre qualità divine, come saggezza, forza, pazienza e conoscenza. Le Scritture ci dicono di essere imitatori di Dio, come figli carissimi.4
Anche se tutta la natura manifesta la gloria di Dio, come il regno vegetale e animale, la creatività degli esseri umani manifesta la sua gloria in modi largamente diversi. Solo gli esseri umani creano, inventano e innovano. Gli animali in genere non usano pensieri intelligenti per creare o produrre cose che potrebbero avere un valore per gli altri. L’abilità umana di fare opere creative indica che siamo stati creati da Dio a sua immagine.
Come esseri umani possiamo creare valore. I prodotti degli esseri umani hanno un valore per noi oltre che per gli altri. Una volta che qualcuno ha cotto una forma di pane, costruito una casa o assemblato un prodotto, queste cose hanno un valore maggiore dei materiali grezzi da cui sono stati prodotti. Quando facciamo un lavoro produttivo aumentiamo il valore totale di cose che esistono per il bene dell’umanità. Questo vale anche per lavori che non producono oggetti materiali, ma che tuttavia aggiungono valore all’umanità, come allevare un bambino, insegnare, occuparsi delle persone bisognose ecc.
Un altro aspetto importante del lavoro è che ci permette di sostenerci finanziariamente. L’apostolo Paolo scrisse ai cristiani di Tessalonica di lavorare con le vostre mani, [… ] affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nessuno.5 Quando siamo in grado di mantenerci da soli e non dipendiamo più dai nostri genitori o da altri, otteniamo un intrinseco senso di dignità e autostima. Il lavoro poi glorifica Dio, perché è un’imitazione del suo attributo dell’indipendenza: la sua esistenza non dipende da niente e nessuno.
Questo è in parte il motivo per cui è così difficile per le persone quando sono licenziate e non trovano una nuova occupazione, o quando non riescono a trovare lavoro per via di una malattia o di un incidente. Non avere un lavoro produttivo può causare una frustrazione dovuta al non poter fare ciò per cui Dio creò gli uomini: impegnarsi in un lavoro produttivo e così mantenersi da soli.
Dio ci ha creato con differenze in capacità, abilità, preferenze e desideri riguardo al tipo di lavoro che scegliamo di fare. A causa di questa diversità, le persone si specializzano in tipi diversi di lavoro e ciò rende l’umanità molto più produttiva che se ognuno dovesse produrre da solo tutto ciò di cui ha bisogno. Grazie alla propria specializzazione, la gente può concentrarsi sul lavoro che è abile a fare.
Il lavoro dopo la Caduta
Dio diede ad Adamo ed Eva del lavoro da fare nel giardino quando ordinò loro di riempire la terra e soggiogarla.6 Comunque, quando peccarono, introdusse nella creazione dei cambiamenti che resero il lavoro più difficile.
«Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero circa il quale io ti avevo comandato dicendo: “Non ne mangiare”, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con fatica tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e triboli, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni alla terra perché da essa fosti tratto; poiché tu sei polvere, e in polvere ritornerai».7
La maledizione divina sul suolo significò che la produzione di cibo richiese lavoro da parte degli esseri umani. Comunque, anche se Dio introdusse qualche sgradevolezza nel lavoro, è ancora possibile provare gioia nel proprio lavoro. Diversi versetti del Vecchio Testamento lo indicano.
L’Eterno, il tuo DIO, ti benedirà in tutto il tuo raccolto e in tutto il lavoro delle tue mani e tu sarai grandemente contento.8
L’Eterno aprirà per te il suo buon tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia a suo tempo e per benedire tutta l’opera delle tue mani.9
Il mio cuore si rallegrava di ogni mio lavoro; e questa è stata la ricompensa di ogni mio lavoro.10
Non c’è nulla di meglio per l’uomo del mangiare, del bere e del godersi il benessere in mezzo alla fatica che egli sostiene; ma anche questo ho visto che viene dalla mano di Dio. Infatti, chi senza di lui può mangiare o godere?11
Se Dio ha dato a un uomo ricchezze e tesori, e gli ha dato potere di goderne, di prenderne la sua parte e di gioire della sua fatica, è questo un dono di Dio; un tale uomo infatti non si ricorderà troppo dei giorni della sua vita, poiché Dio gli concede gioia nel cuore.12
Molti cristiani non lavorano a tempo pieno nella chiesa o nelle missioni, ma hanno lavoro secolari, spesso insieme o sotto persone che non sono cristiane. Questo succedeva anche nella prima chiesa, quando i cristiani erano una piccola minoranza che lavorava in un mondo predominantemente secolare. Tuttavia l’apostolo Paolo riteneva che i credenti fossero occupati in lavori a cui li aveva chiamati Dio.
Ciascuno continui a vivere nella condizione che Dio gli ha assegnato e come il Signore lo ha chiamato; e così ordino in tutte le chiese.13
Qualunque lavoro un credente faccia (a condizione che non sia illegale o immorale), si tratta di una situazione che Dio gli ha assegnato, almeno per il momento. Ciò non significa che uno non possa o non debba cambiare lavoro se si sente spinto dal Signore a farlo. Come cristiani siamo liberi di seguire le indicazioni divine per cercare altri impieghi. Qualsiasi lavoro Dio indichi a un credente, è possibile che in seguito gli indichi di cercare un’altra occupazione. In tal caso il credente dovrebbe sentirsi libero di seguire Dio.
Anche se le Scritture presentano il lavoro come qualcosa di fondamentalmente buono, possono anche presentarsi delle tentazioni di peccare sul posto di lavoro. L’apostolo Paolo ammonì i credenti a stare attenti a tali tentazioni. Come dipendenti, i cristiani dovrebbero essere onesti, degni di fiducia e fare il proprio lavoro con integrità. Non dovrebbero rubare, che si tratti di oggetti materiali o di uno spreco di tempo, né essere litigiosi. I credenti devono essere una testimonianza del cristianesimo e un esempio di Gesù, in modo da onorare in ogni cosa la dottrina di Dio, nostro Salvatore.14
Come dipendenti, i cristiani non dovrebbero essere pigri né trascurati nel loro lavoro. Nel libro dei Proverbi leggiamo:
Anche colui che è sfaticato nel suo lavoro è fratello del dissipatore.15
Le persone pigre o trascurate sul lavoro possono causare risultati dannosi sia in ciò che fanno sia sul posto di lavoro. L’apostolo Paolo scrisse:
Qualunque cosa facciate, fatelo di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini.16
Come credenti, parte della nostra testimonianza cristiana è avere l’integrità di fare il nostro lavoro correttamente e con onestà e diligenza.
Un’altra tentazione riguardante il lavoro è il lavorare troppo, diventare degli stakanovisti. Nel Vecchio Testamento Dio ordinò al popolo d’Israele di astenersi dal lavoro un giorno la settimana, il Sabato.
Ricordati del giorno di sabato per santificarlo, […] non farai in esso alcun lavoro.17
Ci saranno momenti in cui ci troveremo di fronte a un’intensa attività lavorativa che richiederà lunghe ore e molto lavoro per un certo periodo. Questo però non dovrebbe succedere regolarmente. Dovremmo lavorare sodo ed essere diligenti in ciò che facciamo, ma dovremmo stare attenti ed evitare che il lavoro diventi così intenso e richieda tanto tempo da farci trascurare i nostri cari, le nostre responsabilità familiari, la salute o il nostro rapporto con il Signore e la sua Parola.
È importante notare che, anche se la Bibbia ci comanda di lavorare, ci ammonisce anche di non confidare in noi stessi e nelle nostre capacità per ottenere il successo. Nel Vecchio Testamento, Mosè avvertì il popolo d’Israele dicendo:
Guardati dunque dal dire nel tuo cuore: “La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze”. Ma ricordati dell’Eterno, il tuo DIO, perché è lui che ti dà la forza per acquistare ricchezze, per mantenere il patto che giurò ai tuoi padri come è oggi.18
Nel libro dei Salmi vediamo che Salomone dà una simile ammonizione:
Se l’Eterno non edifica la casa, invano vi si affaticano gli edificatori; se l’Eterno non custodisce la città, invano vegliano le guardie.19
La preghiera che Gesù insegnò ai suoi discepoli ci ricorda che dobbiamo confidare in Dio per la sua provvidenza.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.20
Riposo e vacanze
Anche se il lavoro è una parte importante della vita, è essenziale dedicare regolarmente del tempo al riposo, allontanandosi dal lavoro. Oltre a prendersi regolarmente un giorno di riposo (o due) alla settimana, è bene prendersi anche dei periodi più lunghi lontano dal lavoro. Nelle Scritture leggiamo che il popolo ebreo celebrava la Festa dei Tabernacoli, che durava sette giorni,21 e che ogni settimo anno era un anno sabbatico. Sembra saggio fare una vacanza di una settimana o due ogni anno, se possibile. Ovviamente non sempre è possibile avere questo tempo libero, perché sono coinvolti diversi fattori, come il periodo di ferie concesso dai datori di lavoro, la situazione finanziaria delle varie persone ecc. Per principio, però, prendersi del tempo via dal lavoro è una cosa che fa bene.
Come esseri umani fatti a immagine di Dio, noi rispecchiamo la sua creatività. Come suoi figli, dobbiamo glorificarlo in tutto ciò che facciamo, compreso il nostro lavoro. In ogni aspetto della nostra vita dobbiamo essere imitatori di Dio, come figli carissimi. Qualunque sia il nostro lavoro, facciamolo per Lui, per la sua gloria.
Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio.22
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 WayneGrudem, Christian Ethics (Wheaton: Crossway, 2018).
2 John Frame, The Doctrine of the Christian Life (Phillipsburg: P&R Publishing, 2008).
3 Genesi 1,26.
4 Efesini 5,1.
5 1 Tessalonicesi 4,11–12 NR.
6 Genesi 1,28.
7 Genesi 3,17–19.
8 Deuteronomio 16,15.
9 Deuteronomio 28,12.
10 Ecclesiaste 2,10.
11 Ecclesiaste 2,24–25 NR.
12 Ecclesiaste 5,19–20 NR.
13 1 Corinzi 7,17.
14 Tito 2,10.
15 Proverbi 18,9 NR.
16 Colossesi 3,23.
17 Esodo 20,8–10.
18 Deuteronomio 8,17–18.
19 Salmi 127,1.
20 Matteo 6,11 NR.
21 Levitico 23,34–43.
22 1 Corinzi 10,31.
Pubblicato originariamente in inglese l’8 settembre 2020