Vivere il cristianesimo: le conseguenze del peccato

Agosto 20, 2019

di Peter Amsterdam

[Living Christianity: Consequences of Sin]

Nell’articolo precedente abbiamo visto le benedizioni dell’ubbidienza ai comandi divini.1 È anche saggio e utile considerare le conseguenze del peccato nella nostra vita.2 Il teologo Wayne Grudem dà questa definizione del peccato:

Peccato è quando manchiamo di conformarci alla legge morale di Dio in atto, atteggiamento o natura.3

Questa definizione fa notare che il peccato non si limita alle azioni che commettiamo, ma include anche atteggiamenti contrari a ciò che Dio richiede e riconosce che come esseri umani abbiamo una natura peccatrice.

Se osserviamo i Dieci Comandamenti, vediamo che parlano contro azioni peccaminose come uccidere, commettere adulterio e rubare. Comunque notiamo che oltre ad affrontare le azioni peccaminose, i comandamenti fanno riferimento anche ad atteggiamenti peccaminosi.

Non desidererai la casa del tuo prossimo; non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che sia del tuo prossimo.4

Questo comandamento non dimostra soltanto che Dio considera un peccato l’atto del furto o l’omicidio, ma che considera un peccato anche il desiderio consapevole di fare il male.

Gesù accentuò ulteriormente questo punto quando disse:

Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non uccidere"; e: "Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio"; ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio.5

Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non commettere adulterio". Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.6

Anche l’apostolo Paolo fece riferimento ad atteggiamenti come l’ostilità (l’odio) e la gelosia quando scrisse sulle “opere della carne”.7 Questo ci dice che vivere il nostro cristianesimo esige da noi moralità nei pensieri e negli atteggiamenti, oltre che nelle azioni.

Peccati maggiori e minori

Alcune persone chiedono se ci sono peccati peggiori degli altri. In un certo senso la risposta è no; in un altro senso è sì. Quando osserviamo il peccato rispetto alla nostra posizione legale davanti a Dio, qualsiasi peccato, non importa se piccolo grande, ci rende dei peccatori e quindi colpevoli davanti a Dio. Adamo ed Eva furono giudicati per aver commesso un solo peccato.8 L’apostolo Paolo si riferiva a questo quando scrisse:

Dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna.9

Paolo ripeté questa osservazione quando citò il Vecchio Testamento nella sua lettera ai Galati.

«Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle».10

Nell’epistola di Giacomo troviamo lo stesso insegnamento.

Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma viene meno in un sol punto, è colpevole su tutti i punti.11

Dato che un solo peccato ci rende colpevoli di aver infranto la legge divina, non possiamo considerare un peccato più grande di un altro.

Esistono, comunque, peccati maggiori e minori considerando che alcuni di essi hanno conseguenze più gravi di altri. Per esempio, se desideri (nel senso di provare il forte desiderio di possedere qualcosa che appartiene ad altri) la macchina nuova del tuo vicino, disubbidisci al comandamento che dice: «Non desidererai […] cosa alcuna che sia del tuo prossimo».12 Comunque, la cosa diventa più grave se il tuo desiderio ti spinge a rubare l’auto, causando un danno al tuo vicino. Analogamente, è un peccato odiare qualcuno, ma è un peccato molto più grave lasciarsi spingere dall’odio fino a ferirli fisicamente.

Ci sono anche peccati maggiori e minori a seconda del tipo di comandamento infranto. Gesù suggerì che nel Vecchio Testamento alcuni peccati erano più grandi di altri, quando disse:

Chi dunque avrà trasgredito uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli.13

Inoltre, sgridò gli scribi e i farisei perché rispettavano le leggi minori, ma infrangevano quelle più importanti.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché calcolate la decima della menta, dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede; queste cose bisogna praticare senza trascurare le altre”.14

A volte, le circostanze in cui si svolgono le azioni della persona che commette il peccato possono rendere più grande il peccato stesso. Per esempio, se una persona che riveste una posizione d’autorità o responsabilità, o è più consapevole della scorrettezza di quel gesto, commette un particolare peccato, può essere considerata da Dio più responsabile di un’altra in una posizione diversa. Nell’epistola di Giacomo leggiamo:

Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio.15

Gesù enfatizzò lo stesso punto quando disse:

Quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non si è preparato e non ha fatto la sua volontà, riceverà molte battiture. Ma colui che non l’ha conosciuta, se fa cose che meritano le battiture, ne riceverà poche. A chiunque è stato dato molto, sarà domandato molto; e a chi molto è stato affidato, molto più sarà richiesto.16

Capire che c’è una distinzione tra peccati maggiori e minori può aiutarci nei rapporti e nelle interazioni con gli altri. Ci saranno sempre numerose offese minori commesse dagli altri che dovremmo ignorare, dato che l’amore copre una moltitudine di peccati.17 Dovrebbe aiutarci nelle interazioni con gli altri (figli, colleghi, dipendenti, amici) e perfino a capire meglio noi stessi, anche la consapevolezza che, nonostante i peccati minori siano pur sempre peccati, allo stesso tempo tutti li commettiamo, quindi dovremmo perdonare gli altri – e noi stessi.

Le conseguenze dei peccati volontari

Come cristiani salvati, non perderemo mai la salvezza. Siamo diventati figli di Dio e lo saremo per sempre, anche se peccheremo deliberatamente. Siamo stati adottati e facciamo parte della famiglia di Dio.

Siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù.18

Non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo.19

Vedete quale amore il Padre ha profuso su di noi, facendoci chiamare figli di Dio.20

Ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio.21

Anche se a volte siamo disubbidienti, nostro Padre non ci rifiuta, siamo sempre suoi figli. Comunque, ciò non significa che il nostro peccato volontario e consapevole non abbia conseguenze. Eccone alcune.

La nostra comunione con Dio potrebbe essere interrotta. Quando pecchiamo deliberatamente, la nostra comunione con Dio viene ostacolata. L’apostolo Pietro ordinò ai credenti di ritrarsi dal male e fare il bene perché la faccia del Signore è contro quelli che fanno il male.22

Subiremo lo scontento del Padre. Nostro Padre ci ama e ci amerà sempre, ma è scontento quando pecchiamo, proprio come noi amiamo un nostro figlio, ma potremmo essere scontenti del suo comportamento. Dobbiamo fare del nostro meglio per non rattristare lo Spirito Santo di Dio.23

Subiremo una correzione da parte del Padre. Nel libro dell’Apocalisse, leggiamo che Gesù risorto parla di come i peccatori vengono corretti (o castigati).

Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti.24

In un altro punto leggiamo della correzione dei suoi figli da parte di Dio.

Avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli […] Ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.25

Come figli di Dio, quando pecchiamo riceviamo una correzione da nostro Padre, per poter diventare figli migliori e più ubbidienti.

Saremo indeboliti spiritualmente. Paolo avvertì che quando i peccatori si abbandonano deliberatamente al peccato corrono il rischio di ritrovarsi schiavi del peccato.

Non sapete voi che a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell’ubbidienza per la giustizia?26

L’apostolo Pietro fece notare che i credenti sono una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce.27 Poi aggiunse:

Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dai desideri della carne che guerreggiano contro l’anima.28

Il termine greco qui tradotto con “guerreggiare” vuol dire servire come soldato. Pietro sottolinea che queste passioni della carne, questi pensieri peccaminosi, sono “soldati nemici” che fanno del male all’anima, indebolendo spiritualmente le persone.

Tenderemo a diventare meno produttivi nel nostro ministero e nella nostra vita. Per portare frutto spirituale abbondante, dobbiamo “dimorare” in Gesù, mantenere un’intima comunione spirituale con Lui. Se non lo facciamo, porteremo meno frutto come cristiani.

Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla.29

Perderemo parte della nostra ricompensa celeste. La salvezza è un dono di Dio e la riceviamo esclusivamente per fede.

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.30

Sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, […] poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge.31

Anche se non siamo salvati per opere, le Scritture c’insegnano che esiste un rapporto tra la nostra condotta in questa vita e le ricompense che riceveremo in cielo.

Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male.32

Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, stoppia, l’opera di ciascuno sarà manifestata, perché il giorno la paleserà; poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una ricompensa, ma se la sua opera è arsa, egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il fuoco.33

Se conduciamo una vita di fede e di ubbidienza a Dio, ci vengono promesse delle ricompense nella vita futura in cielo. Se continuiamo a peccare deliberatamente, le Scritture insegnano che perderemo alcune delle nostre ricompense celesti.

Chiedere perdono a Dio.

Ognuno di noi pecca e a volte (speriamo non troppe) pecchiamo deliberatamente. Anche se siamo stati salvati per l’amore e la grazia di Dio e non perderemo mai la salvezza, le Scritture ci invitano lo stesso a confessare i nostri peccati e chiedere perdono a Dio.

Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.34

Perché dobbiamo confessare regolarmente i nostri peccati, se siamo già stati salvati e tutti i nostri peccati – passati, presenti e futuri – sono già stati perdonati? Il motivo è che riceviamo il perdono in due sensi diversi, entrambi connessi al nostro rapporto con Dio. Il primo senso ha a che fare con la colpa o l’innocenza legale e la punizione per il peccato. Come peccatori siamo colpevoli di aver disubbidito e quindi veniamo condannati “legalmente”. Comunque, Gesù morì per i nostri peccati, ricevendo la punizione al nostro posto, quindi siamo perdonati “legalmente” e non siamo più sottoposti alla condanna.

Dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù.35

Il perdono nell’altro senso ha a che fare con la reintegrazione della comunione personale con Dio che abbiamo perso a causa dei nostri peccati. Dovremmo pregare regolarmente per chiedere a Dio di perdonare le nostre colpe, perché se non le confessiamo e non chiediamo al Signore di perdonarci, si sviluppa una distanza tra noi e Dio nello spirito. Se vogliamo rinnovare la nostra comunione con Lui, dobbiamo chiedergli di perdonarci e reintegrare il suo rapporto intimo e personale con noi.

Nel primo senso del perdono, Dio si relaziona con noi nella sua posizione di giudice dell’universo. Nel secondo senso si relaziona con noi come Padre amorevole. Quando riceviamo la salvezza eterna mediante la fede in Gesù, riceviamo il perdono, perché nel suo ruolo di giudice Dio perdona giudizialmente tutti i nostri peccati. Quando cerchiamo regolarmente il nostro Padre che è nei cieli e gli chiediamo di perdonarci per i peccati che abbiamo commesso, Lui, come Padre, ci perdona e rinnova il nostro rapporto con Lui. Poiché il peccato ha delle conseguenze, dobbiamo confessare regolarmente i nostri peccati e chiedere perdono.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Vedi Vivere il cristianesimo: le benedizioni dell’ubbidienza a Dio.

2 I punti che seguono sono tratti da Christian Ethics (Wheaton: Crossway, 2018) diWayne Grudem,capitolo 5..

3 Grudem, Christian Ethics, 138.

4 Esodo 20,17.

5 Matteo 5,21–22.

6 Matteo 5,27–28.

7 Galati 5,19–21.

8 Genesi 3,1–7.

9 Romani 5,16.

10 Galati 3,10, citando Deuteronomio 27,26.

11 Giacomo 2,10.

12 Esodo 20,17.

13 Matteo 5,19 NIV.

14 Matteo 23,23.

15 Giacomo 3,1.

16 Luca 12,47–48.

17 1 Pietro 4,8.

18 Galati 3,26 NR.

19 Galati 4,7.

20 1 Giovanni 3,1.

21 Giovanni 1,12–13.

22 1 Pietro 3,11–12.

23 Efesini 4,30.

24 Apocalisse 3,19 NR.

25 Ebrei 12,5–7, 11 CEI.

26 Romani 6,16.

27 1 Pietro 2,9.

28 1 Pietro 2,11.

29 Giovanni 15,4–5.

30 Romani 5,1.

31 Galati 2,16.

32 2 Corinzi 5,10.

33 1 Corinzi 3,12–15.

34 1 Giovanni 1,9.

35 Romani 8,1.


Pubblicato originariamente in inglese il 23 ottobre 2018.