2 Tessalonicesi: capitolo 1

Novembre 14, 2023

di Peter Amsterdam

[2 Thessalonians: Chapter 1]

La seconda lettera ai Tessalonicesi fu probabilmente scritta intorno al 51 o 52 a.C., poco dopo 1 Tessalonicesi. Come 1 Tessalonicesi, i suoi autori furono Paolo, Silvano (Silas) e Timoteo ed era indirizzata alla chiesa di Tessalonica. Alcune informazioni sui Tessalonicesi si possono trovare in 1 Tessalonicesi: introduzione.1

Paolo, Silvano e Timoteo, alla chiesa dei Tessalonicesi, che è in Dio nostro Padre e nel Signore Gesù Cristo.2

Nell’antichità era normale che gli autori delle lettere si identificassero all’inizio della lettera, come qui fecero Paolo e i suoi compagni. Subito dopo si faceva il nome del destinatario della lettera, in questo caso la chiesa dei Tessalonicesi. L’unica differenza tra le parole di apertura di questa lettera e quelle di 1 Tessalonicesi è l’inclusione di nostro Padre nel riferirsi a Dio. Questo rispecchia la preghiera che Gesù insegnò ai suoi discepoli:

Voi dunque pregate così: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”.3

Nelle sue lettere Paolo si riferisce altre volte a Dio come il Padre.

A quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati santi, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.4

Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre.5

La fede dei Tessalonicesi in Dio li aveva riuniti in un’unica famiglia e li aveva uniti a Paolo e i suoi compagni, oltre che alla chiesa di tutta la Macedonia.

Grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.6

Paolo aggiunse una benedizione per la chiesa all’inizio della sua lettera, che rimanda di nuovo all’apertura della sua prima lettera ai Tessalonicesi. Qui nomina sia il Padre che Gesù come fonte di benedizioni. Nel farlo, sottolinea che il Signore Gesù Cristo non è ritenuto inferiore a Dio Padre nell’opera della salvezza.

Noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, com’è giusto, perché la vostra fede cresce in modo eccellente, e l’amore di ciascuno di voi tutti per gli altri abbonda sempre di più.7

Paolo inizia ringraziando Dio peri credenti tessalonicesi, come nella sua prima lettera in cui scrisse della loro fede, delle loro fatiche d’amore e della loro speranza in Cristo.8 Qui dice che rendere grazie per loro è un obbligo (noi dobbiamo sempre ringraziare). Paolo aggiunge che è giusto che lui e i suoi compagni ringrazino Dio perché la fede dei credenti cresce in modo eccellente.

Insieme al prosperare della loro fede, l’amore tra i fratelli cresceva sempre di più. In 1 Tessalonicesi, Paolo esortò la chiesa a dimostrare amore gli uni per gli altri e pregò che il loro amore crescesse e abbondasse.9 In questa seconda lettera, sembra che Dio abbia risposto a quella preghiera e che i credenti abbiano messo in pratica i suoi insegnamenti e l’amore tra di loro stia crescendo; questo spinse Paolo e i suoi compagni a rendere grazie a Dio.

In modo che noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio, a motivo della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e nelle afflizioni che sopportate.10

Paolo dice che si gloriavano, si vantavano di loro nelle altre chiese. Troviamo un accenno a questo vantarsi in una delle sue lettere ai Corinzi.

Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle chiese di Macedonia, perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità. Infatti io ne rendo testimonianza; hanno dato volentieri secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi.11

Questo serviva a dare forza alle chiese in un momento di persecuzione e incoraggiare le altre a imitare l’esempio di risolutezza e di fede dei Tessalonicesi davanti alle prove.

Il gloriarsi di Paolo era dovuto alla costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e nelle afflizioni che sopportate. La perseveranza della chiesa era un esempio per i credenti della Macedonia e dell’Acaia e qui Paolo rivelava che ciò era dovuto in parte alle notizie da lui diffuse in giro. La perseveranza dei credenti tessalonicesi si basava sulla loro speranza nel ritorno del Signore. La chiesa si manteneva salda nella fede nonostante le persecuzioni e le afflizioni. L’uso del plurale (persecuzioni e nelle afflizioni) probabilmente indica che le ostilità nei loro confronti si erano manifestate in parecchie occasioni e in vari modi.

Questa è una prova del giusto giudizio di Dio, perché siate riconosciuti degni del regno di Dio, per il quale anche soffrite. Poiché è giusto da parte di Dio rendere a quelli che vi affliggono, afflizione.12

Nei versetti successivi (dal 5 al 10), Paolo amplia le sue considerazioni sulla persecuzione dei Tessalonicesi e il destino dei credenti e dei loro persecutori. Il primo versetto presenta un aspetto importante della teologia della sofferenza. La sofferenza dei cristiani ha un ruolo centrale nel piano divino e non dovrebbe essere interpretata come se Dio trascurasse o respingesse il suo popolo. La prova di questo giudizio sta nel versetto precedente: in modo che noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio, a motivo della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e nelle afflizioni che sopportate.13 Qui la “prova”, “segno” o “dimostrazione” punta all’affermazione che il giudizio di Dio è giusto. È un’idea ripetuta altre tre volte nei versetti successivi.14

Paolo ricorda ai credenti i risultati futuri della sopportazione che dimostrano al momento. Il giusto giudizio divino nei loro confronti è che sono riconosciuti degni del regno di Dio, che è l’obiettivo finale per il quale anche soffrite. In quel momento soffrono per il regno che trascende i regni di questo mondo. Allo stesso tempo, la loro sofferenza presente ha un ruolo nel regno futuro e finale e nel posto che in esso occuperanno. I discepoli di Cristo devono aspettarsi delle sofferenze, come Paolo dice chiaramente nella sua lettera a Timoteo:

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.15

Nel versetto 6, Paolo ritorna al giusto giudizio di Dio: Poiché è giusto da parte di Dio rendere a quelli che vi affliggono, afflizione.16 Sia nel Vecchio come nel Nuovo Testamento, il giudizio di Dio è in linea con la sua giustizia.

Il giudice di tutta la terra non farà forse giustizia?17

Dio è un giusto giudice, un Dio che si sdegna ogni giorno.18

Giudicherà il mondo con giustizia, giudicherà i popoli con rettitudine.19

Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio; perché veri e giusti sono i suoi giudizi.20

Poiché giudica con giustizia, chi agisce contro la chiesa ne pagherà le conseguenze.

Paolo prosegue dicendo:

...e [rendere] a voi che siete afflitti, riposo con noi, quando il Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù.21

Dopo aver menzionato ciò che avverrà a quelli che perseguitano i cristiani, Paolo sposta la sua attenzione sui credenti, rassicurandoli che sarebbero stati liberati dell’oppressione quando sarebbe apparso il Signore. La promessa è che Dio ricompenserà quelli che hanno sofferto persecuzioni e afflizioni dando loro riposo, o sollievo, al momento dell’apparizione del Signore. I credenti sapevano che avrebbero affrontato la persecuzione, ma sapevano anche che in quel momento avrebbero potuto trovare sollievo nella promessa divina che Lui li avrebbe aiutati a prevalere.

Paolo approfondì riguardo al momento in cui sarebbero successe queste cose: quando il Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante. In altri punti dei suoi scritti, Paolo si riferisce al ritorno del Signore come alla Parusia, la venuta del Signore, 22 ma qui è chiamata la sua “apparizione”, o “manifestazione”. Questa apparizione era importante per i credenti, perché non avevano un tempio come nella fede ebraica, o un dio visibile come nelle religioni pagane. Comunque, Gesù, che né i credenti né i loro persecutori potevano vedere, quel giorno sarebbe apparso in tutta la sua gloria e la sua potenza e tutti l’avrebbero visto. Nel libro di Matteo leggiamo:

Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria.23

Paolo prosegue dicendo che il Signore Gesù porterà il giudizio divino. L’espressione usata nel versetto 8 è presa da due versetti del libro di Isaia: 66,15 e 66,4:

Poiché ecco, il SIGNORE verrà nel fuoco, e i suoi carri saranno come l’uragano per dare la retribuzione della sua ira furente, per eseguire le sue minacce con fiamme di fuoco.24

Così sceglierò io la loro sventura, e farò piombare loro addosso ciò che temono; poiché io ho chiamato, e nessuno ha risposto; ho parlato, ed essi non hanno dato ascolto; ma hanno fatto ciò che è male agli occhi miei e hanno preferito ciò che mi dispiace.25

Questi due versetti descrivono l’ira di Dio sui disubbidienti. È una decisione giudiziaria contro quelli che hanno respinto Dio e il vangelo, coloro che non conoscono Dio, e coloro che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù.

Questi saranno puniti con la distruzione eterna, lontani dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando egli verrà, in quel giorno, per essere glorificato nei suoi santi, per essere ammirato in mezzo a quelli che hanno creduto, poiché la nostra testimonianza presso di voi è stata creduta.26

Paolo proseguì descrivendo la vendetta del Signore contro quelli che hanno respinto Dio e il vangelo. L’espressione saranno puniti nasce nel mondo giudiziario e significa “pagare le conseguenze” di qualche azione. Nel libro di Giuda leggiamo che la popolazione di Sodoma e Gomorra subì la pena di un fuoco eterno,27 che è simile alla punizione della distruzione eterna che troviamo in questo testo. In altri punti delle Scritture troviamo altri riferimenti alla pena eterna.

Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!”28

Se la tua mano o il tuo piede ti fanno cadere in peccato, tagliali e gettali via da te; meglio è per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.29

Il luogo in cui vengono mandati i condannati viene descritto nel Nuovo Testamento come un fuoco inestinguibile,30 una fornace ardente,31 un’oscurità delle tenebre in eterno32 e uno stagno ardente di fuoco e di zolfo.33

Mentre quelli che hanno respinto Dio e perseguitato la chiesa34 subiranno la pena della distruzione eterna lontano dalla presenza di Dio, la situazione per i credenti è totalmente diversa. Quando verrà per essere in quel giorno glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto, perché la nostra testimonianza in mezzo a voi è stata creduta.35 Quel giorno si riferisce al giorno del Signore, menzionato nelle lettere ai Tessalonicesi. Voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte.36 Parlando dei suoi santi, Paolo si riferiva ai credenti tessalonicesi, proprio come usò questo termine per parlare dei credenti in vari punti delle Epistole.37

Quelli che non conoscono Dio e non ubbidiscono al vangelo saranno puniti. Comunque, in quel giorno Gesù sarà glorificato nei suoi santi. Il suo popolo gli renderà la gloria e l’onore che si merita, a causa del giudizio da Lui eseguito.

Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l’opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.38

A questo punto, Paolo informa la chiesa di Tessalonica che lui e i suoi compagni pregano per loro. La sua preghiera è simile a quella in 1 Tessalonicesi 1,2. Lui e i suoi compagni pregavano costantemente per la chiesa. Il loro impegno nella preghiera era rigoroso. Poiché il giudizio finale sarà severo e l’apparizione del Signore davvero gloriosa, Paolo pregò che Dio li ritenesse “degni della sua chiamata”.

Nella seconda parte della preghiera, Paolo prega che Dio porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l’opera della vostra fede. Questa preghiera riconosce che Dio è la fonte di ogni opera buona fatta dai cristiani. L’adempimento di ciò che dovevano fare come discepoli dipendeva dalla guida e dall’aiuto di Dio nella loro vita. Non dovevano dipendere dalle loro capacità o dalla loro determinazione per fare ciò che piaceva a Dio. Le loro “opere buone” nascevano dalla loro fede e venivano realizzate grazie alla potenza di Dio.

Paolo passa poi a spiegare il motivo per cui pregavano così: perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.39 Anche se lo aveva già detto nel versetto 10, quando verrà per essere in quel giorno glorificato nei suoi santi, qui la glorificazione di Gesù è collegata all’atteggiamento e alla condotta dei credenti tessalonicesi.

Paolo pose enfasi sul modo in cui il nome del Signore nostro Gesù sarà glorificato. Ai tempi di Paolo il nome di una persona non era soltanto un modo per distinguere una persona dall’altra. Spesso era un simbolo di chi la persona era, o delle sue qualità e autorità. Per i seguaci di Gesù perseguitati, la promessa che il suo nome sarebbe stato glorificato aveva una grande importanza sociale. La glorificazione sarebbe stata mutua: Lui in loro e loro in Lui. Tutto questo a causa della grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


1https://directors.tfionline.com/it/post/1-tessalonicesi-introduzione/

2 2 Tessalonicesi 1,1.

3 Matteo 6,9.

4 Romani 1,7.

5 Galati 1,3–4. Vedi anche 1 Corinzi 1,3; Efesini 1,2; Filippesi 1,2; 4,20; Colossesi 1,2; 1 Tessalonicesi 1,1; 3,11; Filemone 3.

6 2 Tessalonicesi 1,2.

7 2 Tessalonicesi 1,3.

8 1 Tessalonicesi 1,3.

9 1 Tessalonicesi 3,12.

10 2 Tessalonicesi 1,4.

11 2 Corinzi 8,1–4.

12 2 Tessalonicesi 1,5–6.

13 2 Tessalonicesi 1,4.

14 Versetti 6, 8, 9.

15 2 Timoteo 3,12.

16 2 Tessalonicesi 1,6.

17 Genesi 18,25.

18 Salmi 7,11.

19 Salmi 9,8.

20 Apocalisse 19,1–2 LND.

21 2 Tessalonicesi 1,7–8.

22 1 Tessalonicesi 2,19; 3,13; 4,15; 5,23; 2 Tessalonicesi 2,1.

23 Matteo 24,30. Vedi anche 1 Pietro 1,8.

24 Isaia 66,15.

25 Isaia 66,4.

26 2 Tessalonicesi 1,9–10 LND.

27 Giuda 7.

28 Matteo 25,41.

29 Matteo 18,8. Vedi anche Matteo 25,46.

30 Matteo 3,12.

31 Matteo 13,42, 50.

32 Giuda 13.

33 Apocalisse 21,8.

34 2 Tessalonicesi 1,7–9.

35 2 Tessalonicesi 1,10.

36 1 Tessalonicesi 5,2. Vedi anche 1 Tessalonicesi 5,4; 2 Tessalonicesi 2,2.

37 Romani 1,7; 1 Corinzi 1,2; 2 Corinzi 1,1; Efesini 1,1; Filippesi 1,1; Colossesi 1,2.

38 2 Tessalonicesi 1,11–12 CEI.


Pubblicato originariamente in inglese il 25 aprile 2023.