1 Tessalonicesi: capitolo 5 (parte 2)

Ottobre 24, 2023

di Peter Amsterdam

[1 Thessalonians: Chapter 5 (Part 2)]

Dopo aver risposto alla domanda dei Tessalonicesi riguardante l’amore tra i credenti, ciò che succede ai morti in Cristo e il momento del giorno del Signore, Paolo passò a parlare della dirigenza della chiesa tessalonicese.

Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono, e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera. Vivete in pace tra di voi.1

Poiché Paolo, Sila e Timoteo – i fondatori della chiesa di Tessalonica – non potevano più essere presenti, era importante stabilire una dirigenza all’interno della chiesa. In seguito, in altri dei suoi scritti, Paolo elenca i requisiti dei leader della chiesa, per aiutare Timoteo e Tito a nominare degli anziani a Efeso e a Creta, dichiarando:

Se uno aspira all'incarico di vescovo, desidera un'attività lodevole. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?), che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo. Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo. Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura. Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili. Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa.2

Non ci viene detto quali istruzioni Paolo diede ai credenti tessalonicesi riguardo alla scelta dei leader della chiesa. Il testo indica che Paolo e i suoi compagni lasciarono alla chiesa la scelta di chi sarebbero stati i nuovi leader. Le istruzioni date alla chiesa erano di onorare questi leader e trattarli con grande rispetto. Nella frase vi preghiamo, il verbo è lo stesso usato nel primo versetto del capitolo 4 e significa “supplicare” o “implorare”. Paolo supplica i credenti di rispettare, onorare e riconoscere la dirigenza locale della chiesa tessalonicese. Questi leader furono approvati da Paolo e dai suoi compagni perché facevano il loro lavoro. Non furono scelti per il loro prestigio o la loro posizione sociale, ma per il loro impegno come membri della chiesa.

Paolo descrive in tre modi il lavoro di questi leader. Primo, faticano in mezzo a voi. Il termine greco tradotto con faticare ha a che fare con un lavoro difficile o estenuante. È usato in altre opere di Paolo. Per esempio:

Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.3

Per questo mi affatico combattendo con la sua forza che opera in me con potenza.4

Nella fatica e nel travaglio, sovente nelle veglie, nella fame e nella sete, spesse volte in digiuni, nel freddo e nella nudità.5

Questi leader lavoravano sodo a beneficio dell’intera congregazione.

Secondo, questi leader che faticavano tra i credenti sono chiamati quelli che vi sono preposti nel Signore. 6 Ci sono opinioni diverse sulla frase vi sono preposti. Il termine potrebbe essere usato per esprimere l’idea di “presiedere” o “governare”, Potrebbe anche significare proteggere, interessarsi, aiutare. In quell’epoca, le persone che esercitavano l’autorità in paesi e villaggi erano dei benefattori che aiutavano la comunità. Comunque, anche se molti potevano essere dei benefattori, la loro autorità e il loro governo si basava sul loro rapporto con il Signore.

Da ultimo, Paolo prosegue dicendo che i leader della chiesa sono anche quelli che ammoniscono i credenti e correggono i loro errori, sia dottrinali che morali. Ai tempi di Paolo, essere corretto da un altro era considerato un vantaggio. Era considerato una delle principali responsabilità dei genitori nei confronti dei figli.

Padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'istruzione del Signore.7

Era anche responsabilità di Paolo correggere i credenti se necessario.

Vi scrivo queste cose non per farvi vergognare, ma per ammonirvi come miei cari figli.8

Perciò vegliate, ricordandovi che per lo spazio di tre anni, giorno e notte, non ho mai cessato di ammonire ciascuno con lacrime.9

Paolo continua:

E di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera.10

Oltre all’onorare quelli che faticavano tra i credenti ed erano a loro preposti nel Signore, Paolo aggiunge l’esortazione ad averli in grande stima, a dimostrare loro un grande rispetto e ad amarli a causa della loro opera. L’onore e la stima che devono dimostrare loro non sono dovuti a condizione sociale, ricchezza o al nome della loro famiglia. Sono per l’opera che hanno svolto a beneficio della chiesa.

Vivete in pace tra di voi.11

I credenti dovevano impegnarsi a vivere in pace tra di loro. Questo insegnamento aveva origine in quello di Gesù: State in pace gli uni con gli altri.12 L’appello a vivere in pace con tutti, sia i membri della chiesa che quelli all’esterno della chiesa, divenne parte della dottrina cristiana nelle opere di Paolo.

Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti.13

Del resto, fratelli, rallegratevi, perfezionatevi, incoraggiatevi, abbiate la stessa mente, state in pace; e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi.14

Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore.15. CEI

Dio non è un Dio di confusione, ma di pace; e così si fa in tutte le chiese dei santi.16

La pace era considerata uno dei frutti dello Spirito nella vita di un credente.

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà.17  NR

Paolo poi incoraggia i Tessalonicesi:

Ora, fratelli, vi esortiamo ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli e ad essere pazienti verso tutti.18

Paolo passa a descrivere come i credenti tessalonicesi dovrebbero rispondere ai vari tipi di persone all’interno della chiesa. Anche se i leader della chiesa avevano un ruolo essenziale nella comunità cristiana, la responsabilità non cadeva soltanto su di loro. I membri della chiesa condividevano la responsabilità di aiutarsi a vicenda a edificare la loro fede e a rafforzare quelli che avevano bisogno di crescere spiritualmente.

I membri della chiesa dovevano ammonire i disordinati. I membri della chiesa disordinati, o indisciplinati, erano probabilmente quelli che continuavano a far parte del sistema patrono/cliente e avevano ignorato l’insegnamento e l’esempio di Paolo di lavorare per guadagnarsi il pane. Come vedremo in 2 Tessalonicesi, gli apostoli dovettero affrontare questo argomento una seconda volta.

Paolo prescrive ai credenti tessalonicesi di confortare gli scoraggiati. Paolo si riferiva a quelli che rischiavano di arrendersi. Avevano già sofferto molto, compresa una severa persecuzione da parte dei loro concittadini19 e la morte dei loro cari.20 Erano scoraggiati e avevano bisogno d’aiuto e incoraggiamento per non perdersi d’animo.

I credenti erano anche invitati a sostenere i deboli. Non sappiamo a chi si riferisse specificamente Paolo parlando dei deboli. Potevano essere persone fisicamente malate all’interno della chiesa. Potevano essere persone deboli spiritualmente che si concentravano sulle esteriorità della religione, come il divieto di mangiare certi cibi. Potevano anche essere quelli privi di una posizione all’interno della società perché erano schiavi o ex schiavi, o a causa delle loro condizioni economiche. Di chiunque si trattasse, Paolo incoraggiò i credenti ad aiutarli, a prestare attenzione e a essere leali con loro.

Essere pazienti verso tutti.

Paolo, poi, ammonì i Tessalonicesi a essere pazienti e tolleranti con gli altri, qualunque fosse la loro posizione o condizione sociale. Forse si riferiva alla tolleranza necessaria per comportarsi in maniera indulgente e amorevole verso gli indisciplinati, gli scoraggiati o i deboli. Ogni gruppo aveva esigenze speciali che potevano creare attriti tra i credenti. Per questo era necessario avere pazienza verso tutti.

Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti.21 NR

I credenti tessalonicesi avevano affrontato ostilità e persecuzione, come abbiamo visto prima.

Perché anche voi avete sofferto da parte dei vostri connazionali le medesime cose.22

A causa di questa esperienza, forse alcuni membri della chiesa desideravano trovare qualche modo per farla pagare a chi li aveva perseguitati. Inoltre, all’interno della chiesa c’era chi non si conformava completamente agli standard morali della comunità e si approfittava degli altri credenti. Per questo alcuni di loro desideravano fargliela pagare, ripagare torto per torto, invece di correggerli e edificarli perché ne traessero beneficio.

Paolo mostrò ai Tessalonicesi che c’era una via migliore del ricorso alla vendetta personale. Dovevano fare del bene a tutti, sia all’interno della chiesa sia a chi al di fuori aveva fatto loro torto. Più tardi diede un messaggio simile alla chiesa di Roma:

Non rendete ad alcuno male per male; cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all'ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore». «Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere; perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo». Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene.23

Un ottimo consiglio!

A questo punto della lettera ai Tessalonicesi, Paolo interrompe le sue istruzioni ai credenti e passa ad alcuni punti che parlano del rapporto di un cristiano con Dio.

Siate sempre allegri. Non cessate mai di pregare. In ogni cosa rendete grazie, perché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.24

Il primo dei tre punti è di essere sempre allegri. In precedenza, Paolo aveva parlato della gioia provata dai Tessalonicesi durante la persecuzione.

Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, tanto da diventare un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia.25

Nel libro dei Filippesi, Paolo disse la stessa cosa:

Per il resto, fratelli miei, rallegratevi nel Signore.26

Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.27

La seconda istruzione era che i credenti non dovevano cessare mai di pregare. Non era la richiesta che i credenti dovessero passare in preghiera ogni momento di ogni giorno, perché sarebbe stato impossibile. Era un’esagerazione intenzionale, come nell’ordine di Gesù ai discepoli che dovevano pregare sempre e non stancarsi.28 La troviamo in altri punti delle Epistole: perseveranti nella preghiera,29 pregando in ogni tempo con ogni sorta di preghiera e di supplica nello Spirito,30 perseverate nella preghiera.31 Il punto è che le preghiere non dovrebbero essere confinate a momenti stabiliti, ma essere una parte costante della vita di un credente.

La terza istruzione data da Paolo era: In ogni cosa rendete grazie, perché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Anche se non si specifica chi viene ringraziato, si presuppone che Paolo parlasse di rendere grazie a Dio, perché spesso inizia le sue lettere con un ringraziamento a Dio per le chiese.

Prima di tutto, rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo per tutti voi, perché la vostra fede è pubblicata in tutto il mondo.32

Io rendo continuamente grazie per voi al mio Dio, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù.33

Noi rendiamo grazie a Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, pregando continuamente per voi.34

Paolo dice ai Tessalonicesi di essere grati in ogni situazione, buona o sgradevole che sia. I ringraziamenti dovrebbero essere un segno caratteristico dei cristiani.

Rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio e Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo.35

Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui, essendo radicati ed edificati in lui, e confermati nella fede come vi è stato insegnato, abbondando in essa con ringraziamento.36

Qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui.37

Poi Paolo passa a un altro argomento:

Non spegnete lo Spirito. Non disprezzate le profezie; ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene; astenetevi da ogni specie di male.38

In quest’ultimo gruppo di istruzioni, Paolo affronta l’uso della profezia nella chiesa. Alcuni membri proibivano l’uso della profezia in pubblico. La prima frase, non spegnete lo Spirito, significa non spegnete il fuoco dello Spirito, o, come dicono altre traduzioni, non ostacolate l’azione dello Spirito Santo [TILC, PV]. Sembra che tra i Tessalonicesi alcuni avessero cercato di proibire i doni dello Spirito nella chiesa. Nelle Scritture lo Spirito Santo è stato paragonato al fuoco.

Io vi battezzo in acqua, per il ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono degno neanche di portare i suoi sandali; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco.39

La presenza dello Spirito nella chiesa era paragonata alla profezia tra il popolo di Dio.

E avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. In quei giorni spanderò del mio Spirito sopra i miei servi e sopra le mie serve, e profetizzeranno.40

Quando Paolo impose loro le mani, lo Spirito Santo scese su di loro e parlavano in altre lingue e profetizzavano.41

La seconda frase è: Non disprezzate le profezie. Paolo e i suoi compagni volevano incoraggiare la chiesa ad avere una reazione più positiva alle profezie. L’uso del verbo “disprezzare” potrebbe indicare o che i credenti non dovrebbero provare disprezzo per le profezie o che non dovrebbero respingerle. Qui è più probabile il secondo senso.

Non ci viene detto il motivo pr cui alcuni membri respingevano le profezie nella chiesa. Forse era perché alcune di esse avevano un’origine discutibile, o forse perché alcuni membri erano troppo entusiasti dei doni più soprannaturali, causando una reazione negativa negli altri.

Il terzo punto era: esaminate ogni cosa e ritenete il bene. Invede di respingere ogni profezia nella chiesa, Paolo consigliò che le profezie venissero esaminate. Che dovessero esaminare ogni cosa, significa le profezie che alcuni nella chiesa tessalonicese avevano respinto. Paolo sapeva che la chiesa era responsabile di verificare se le profezie erano autentiche o no, perché c’erano alcuni falsi profeti che avevano promosso false dottrine. Dopo aver esaminato una profezia e stabilito che veniva da Dio, dovevano prenderla seriamente e rispettarla. Una profezia autentica avrebbe contribuito a edificare la chiesa.

Astenetevi da ogni specie di male.

Anche se i Tessalonicesi dovevano accettare i messaggi profetici sinceri, dovevano anche respingere quelli che non lo erano. Quest’ultima istruzione è l’ultima direttiva riguardante le profezie.

Con questo, l’insegnamento di Paolo in 1 Tessalonicesi giunge alla fine e lui conclude la sua lettera con una preghiera finale.

Ora il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo.42

Paolo evidenziò che Dio stesso è la fonte della santificazione dei credenti. Anche se devono condurre una vita in linea con la sua volontà, non sono abbandonati a se stessi nello sforzo di raggiungere quell’obiettivo. Dio li ha chiamati e, mediante lo Spirito Santo, porterà a termine la sua opera nella loro vita.

Paolo si riferisce a Dio come al Dio della pace, come troviamo spesso nelle sue opere.43 In questo contesto, e in altri punti degli scritti di Paolo, la pace è analoga alla salvezza.

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.44

Voleva anche che i Tessalonicesi capissero che questa santificazione includeva tutto il loro essere. Espresse questa idea scrivendo che l'intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili. Questo è l’unico punto nelle lettere di Paolo in cui usa questo termine. Prega che Dio li santifichi completamente: spirito, anima e corpo. Il suo desiderio è che Dio li mantenga irreprensibili, così che possano presentarsi davanti a Lui senza vergogna o sensi di colpa alla venuta di nostro Signore.

Fedele è colui che vi chiama, e farà anche questo.45

Paolo aggiunse una nota d’incoraggiamento. Ciò che Dio aveva cominciato con la sua chiamata ai Tessalonicesi, avrebbe portato a termine alla venuta di Gesù. Adempirà la promessa che ha fatto al suo popolo. Conoscendo la natura di Dio, Paolo può dichiarare con completa certezza che Dio lo farà.

Fratelli, pregate per noi.46

Dopo aver pregato per i credenti tessalonicesi, Paolo chiese loro di pregare per lui e per i suoi compagni. Chiedere alle chiese di pregare era una cosa che faceva spesso alla fine delle sue lettere.47

Salutate tutti i fratelli con un santo bacio.48

La preghiera conclusiva di Paolo, insieme alla supplica o alla richiesta di giuramento nel versetto successivo, presume che la chiesa tessalonicese si sia riunita per la lettura della lettera, così che tutti potessero ascoltare ciò che Paolo aveva scritto. Dopo aver ascoltato la lettera, dovevano salutarsi in un modo che indicasse la loro unità. Troviamo un santo bacio in altre tre lettere paoline.49 In 1 Pietro 5,14 è chiamato un bacio d'amore fraterno.

Un commentatore spiega: Nelle prime comunità cristiane, che includevano tutte le classi sociali (schiavi, liberti e liberi) e varie nazionalità (compresi greci, romani, macedoni ed ebrei), il santo bacio serviva da conferma della loro unità filiale come “fratelli e sorelle” nella fede che avevano in comune. Nel caso dei Tessalonicesi, le tensioni esistenti tra fratelli e sorelle (vv. 5,13-15 e 19-20) sarebbe stato un altro motivo per cui l’apostolo insistette che tutti dovessero salutarsi con un bacio.50

Vi scongiuro per il Signore che questa epistola sia letta a tutti i santi fratelli.51

Alla fine della lettera, Paolo si stacca dagli altri autori Sula (Silvano) e Timoteo, per aggiungere un’esortazione finale; il testo così cambia dal plurale (vi preghiamo, vi esortiamo) al singolare: vi scongiuro. Può darsi che Paolo abbia scritto queste parole finali di mano sua, come fece in 2 Tessalonicesi 3,17. Il termine greco usato per “scongiuro” può avere un altro significato piuttosto forte, come in altre traduzioni: Vi sottopongo a giuramento davanti al Signore, oppure Vi comando nel nome del Signore. Paolo vuole che giurino davanti al Signore che leggeranno questa lettera a tutta la chiesa di Tessalonica.

Paolo riconobbe il bisogno che i fratelli (e le sorelle) si riunissero per ascoltare il messaggio della sua lettera. Tutti, compresi gli analfabeti, dovevano ascoltare l’incoraggiamento, le istruzioni e la correzione inclusi nella lettera. L’epistola prendeva il posto di Paolo e rappresentava la sua presenza tra di loro e la sua autorità.

La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi. Amen.52

Paolo termina questa lettera come fa con tutte le sue lettere.53 Paolo invoca una benedizione sui Tessalonicesi, chiedendo ciò di cui hanno più bisogno: la grazia che viene dal nostro Signore Gesù Cristo.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 1 Tessalonicesi 5,12–13 NR.

2 1 Timoteo 3,1–11 NR. Vedi anche Tito 1,5–9.

3 1 Corinzi 15,58 NR.

4 Colossesi 1,29.

5 2 Corinzi 11,27.

6 1 Tessalonicesi 5,12.

7 Efesini 6,4 NR.

8 1 Corinzi 4,14 NR.

9 Atti 20,31.

10 1 Tessalonicesi 5,13 NR.

11 1 Tessalonicesi 5,13 NR.

12 Marco 9,50.

13 Romani 12,18.

14 2 Corinzi 13,11.

15 Ebrei 12,14 CEI.

16 1 Corinzi 14,33.

17 Galati 5,22 NR.

18 1 Tessalonicesi 5,14.

19 1 Tessalonicesi 2,14.

20 1 Tessalonicesi 4,13.

21 1 Tessalonicesi 5,15 NR.

22 1 Tessalonicesi 2,14.

23 Romani 12,17–21.

24 1 Tessalonicesi 5,16–18.

25 1 Tessalonicesi 1,6–7 NR.

26 Filippesi 3,1.

27 Filippesi 4,4 NR.

28 Luca 18,1 NR.

29 Romani 12,12.

30 Efesini 6,18.

31 Colossesi 4,2.

32 Romani 1,8.

33 1 Corinzi 1,4

34 Colossesi 1,3.

35 Efesini 5,20.

36 Colossesi 2,6–7.

37 Colossesi 3,17.

38 1 Tessalonicesi 5,19–22 NR.

39 Matteo 3,11. Vedi anche Luca 3,16.

40 Atti 2,17–18.

41 Atti 19,6.

42 1 Tessalonicesi 5,23.

43 Romani 15,33; 16,20; 2 Corinzi 13,11; Filippesi 4,9.

44 Romani 5,1.

45 1 Tessalonicesi 5,24.

46 1 Tessalonicesi 5,25.

47 Romani 15,30–32; 2 Corinzi 1,11; Efesini 6,19–20; Filippesi 1,19; Colossesi 4,3–4,18; 2 Tessalonicesi 3,1–2; Filemone 22.

48 1 Tessalonicesi 5,26.

49 Romani 16,16;1 Corinzi 16,20; 2 Corinzi 13,12.

50 Gene L. Green, The Letters to the Thessalonians (Grand Rapids, William B. Eerdmans Publishing Company, 2002), 271.

51 1 Tessalonicesi 5,27.

52 1 Tessalonicesi 5,28.

53 Romani 16,20; 1 Corinzi 16,23; 2 Corinzi 13,14; Galati 6,18; Efesini 6,24; Filippesi 4,23; 2 Tessalonicesi 3,18; 1 Timoteo 6,21; 2 Timoteo 4,22; Tito 3,15; Filemone 25.


Pubblicato originariamente in inglese l’11 aprile 2023.