Gesù — la sua vita e il suo messaggio: il fico sterile
Maggio 24, 2022
di Peter Amsterdam
Gesù — la sua vita e il suo messaggio: il fico sterile
[Jesus—His Life and Message: The Barren Fig Tree]
Sia nel Vangelo di Matteo che in quello di Marco troviamo il racconto di una volta in cui Gesù aveva fame e sperava di raccogliere alcuni fichi da un albero nelle vicinanze.1 Qui vediamo il racconto nel libro di Marco.
Il giorno seguente, usciti da Betania, egli ebbe fame. E, vedendo da lontano un fico che aveva delle foglie, andò a vedere se vi trovasse qualcosa; ma, avvicinatosi ad esso, non vi trovò altro che foglie, perché non era il tempo dei fichi. Allora Gesù, rivolgendosi al fico, disse: «Nessuno mangi mai più frutto da te in eterno». E i suoi discepoli l’udirono.2
Nel Vangelo di Marco questo episodio avviene il giorno dopo che Gesù era entrato a Gerusalemme cavalcando l’asino preso in prestito.3 Dopo di che leggiamo che uscì con i dodici diretto a Betania.4 Il giorno dopo Gesù e i discepoli lasciarono Betania e tornarono a Gerusalemme. Lungo la strada verso la capitale, a Gesù venne fame.
Gesù notò da lontano un fico e si avvicinò nella speranza che ci fossero dei fichi maturi pronti da mangiare. Il fico è uno degli alberi da frutto più comuni in Israele e lo sono fin dall’antichità. Quando Mosè mandò le spie in Canaan, tra i frutti che riportarono c’erano i fichi.5 Questi sono menzionati in tutto il Vecchio Testamento.
Giuda ed Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, vissero al sicuro, ognuno sotto la sua vite e il suo fico, tutto il tempo che regnò Salomone.6
Siederanno ciascuno sotto la propria vite e sotto il proprio fico, e più nessuno li spaventerà, perché la bocca dell’Eterno degli eserciti ha parlato.7
Non temete, o bestie dei campi, perché i terreni da pascolo sono rinverditi, gli alberi portano il loro frutto, il fico e la vite danno tutta la loro ricchezza.8
Da lontano Gesù vide che l’albero era pieno di foglie, il che indicava che probabilmente portava dei frutti. I fichi producono due raccolti: il primo da metà maggio a Giugno, il secondo, che di solito è più abbondante, dalla fine di agosto fino a ottobre.9 In questo Vangelo l’episodio avviene prima della Pasqua, che solitamente avviene in aprile e come ci viene detto non era il tempo dei fichi. Gesù vide che sull’albero c’erano solo foglie e nessun frutto.
Gesù, rivolgendosi al fico, disse: «Nessuno mangi mai più frutto da te in eterno».10
Nel Vangelo di Marco la storia del fico sterile è interrotta dall’arrivo di Gesù e dei discepoli a Gerusalemme.
Così giunsero a Gerusalemme. E Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare quelli che nel tempio vendevano e compravano e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi. E non permetteva ad alcuno di portare oggetti attraverso il tempio.11
Nel Vangelo di Marco la purificazione del tempio è descritta in tre parti: (1) la purificazione stessa: (2) l’insegnamento di Gesù, nel quale cita il Vecchio Testamento; (3) la risposta degli avversari di Gesù. Il tempio era una delle strutture più magnifiche del mondo in quell’epoca. Il tempio originale, costruito da Salomone, era stato distrutto quando Gerusalemme era stata conquistata da Nabucodonosor, re di Babilonia, nel 598 a.C. La costruzione del secondo tempio era iniziata quando era governatore Scesbatsar, nel 538 a.C. Fu portata a termine da Zerubbabel, che era governatore nel 522. a.C.
Il secondo tempio fu ampliato e sensibilmente rinnovato e migliorato durante il regno di Erode il Grande, mezzo ebreo e mezzo idumeo. I miglioramenti furono terminati intorno al 20 d.C. Prima che iniziassero i lavori di ristrutturazione del tempio, Erode aveva dedicato otto anni ad ammassare il materiale necessario al progetto. I lavori furono iniziati da 10.000 operai. Millecinquecento sacerdoti addestrati appositamente erano gli unici a cui fu consentito di lavorare nelle parti più interne e sacre del tempio. Ci vollero vent’anni per completare tutto il complesso del tempio, anche se il tempio stesso cominciò a essere utilizzato dopo tre anni e mezzo. L’intero complesso del tempio occupava circa quattordici ettari.
Lungo il perimetro del tempio c’era un portico formato da colonne alte oltre dieci metri. I cambiavalute e i venditori dei piccioni usati per i sacrifici lavoravano sotto questo portico. I cambiavalute cambiavano le varie valute in mezzi-sicli d’argento di Tiro, che erano l’unica moneta accettata per l’esazione annuale della tassa del tempio. Questa tassa veniva pagata ogni anno da tutti i maschi ebrei dai vent’anni in su. Il cambio delle monete durante il periodo della Pasqua era perfettamente legittimo. La valuta veniva cambiata con una commissione che all’epoca era tra il 4 e l’8 per cento.
L’azione di Gesù nel tempio era diretta contro chi comprava e vendeva, oltre a chi cambiava il denaro e ai venditori di piccioni destinati ai sacrifici fatti dai poveri. Gesù non attaccava il sistema dei sacrifici del tempio, ma la compravendita effettuata nel tempio stesso. Quelle transazioni potevano essere fatte, e spesso lo erano, da un’altra parte; non era necessario farle dentro al tempio. Inoltre Gesù non permise a nessuno di trasportare oggetti attraverso il tempio, cioè fermava chi prendeva il tempio come scorciatoia mentre trasportava qualcosa. Le azioni di Gesù servivano sia come gesto simbolico di purificazione, per illustrare ciò che si doveva o non si doveva fare nel tempio, sia come gesto profetico che prediceva la prossima caduta dei giudizi sul tempio e sulla nazione.12
E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti”? Voi, invece, ne avete fatto un covo di ladroni!»13
Poi Gesù citò dei passi da due libri del Vecchio Testamento. Il primo dal libro di Isaia:
«I figli degli stranieri che si sono uniti all’Eterno per servirlo, per amare il nome dell’Eterno e per essere suoi servi, tutti quelli che osservano il sabato senza profanarlo e si attengono fermamente al mio patto, li condurrò sul mio monte santo e li riempirò di gioia nella mia casa d’orazione; i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata una casa di orazione per tutti i popoli».14
Il secondo si trova nel libro di Geremia:
Questo tempio su cui è invocato il mio nome è forse divenuto ai vostri occhi un covo di ladroni? Ecco, io ho visto questo», dice l’Eterno.15
Gesù specificò che il tempio era un luogo sacro destinato alla preghiera e al culto; il commercio tenuto all’interno del suo complesso invalidava questo scopo. Denunciò che i capi del tempio ne avevano fatto un covo di ladri, perché traevano profitto dalla vendita degli animali destinati al sacrificio e dal cambio di valuta.
Gli scribi e i capi dei sacerdoti, avendo udito queste cose, cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era rapita in ammirazione del suo insegnamento. E, quando fu sera, Gesù uscì fuori dalla città.16
I capi dei sacerdoti includevano il sommo sacerdote, il sacerdote che assumeva il suo ruolo in caso d’emergenza, i sommi sacerdoti ritirati dal servizio, il capitano del tempio e il tesoriere del tempio. Questi uomini, insieme ad alcuni degli scribi, continuavano a complottare insieme su come eliminare Gesù. Il motivo che viene indicato per il loro desiderio di uccidere Gesù era la paura che avevano di Lui. Temevano la sua popolarità e vedevano che le folle erano ispirate e attratte dai suoi insegnamenti. Dopo questi avvenimenti Gesù e i suoi discepoli lasciarono Gerusalemme.
La mattina, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. Pietro, ricordatosi, gli disse: «Rabbì, vedi, il fico che tu maledicesti è seccato». Gesù rispose e disse loro: «Abbiate fede in Dio!»17
La mattina dopo, quando Gesù e i discepoli ripassarono davanti al fico che Gesù aveva maledetto, Pietro attirò la sua attenzione sull’albero rinsecchito. La maledizione di Gesù si era adempiuta.
La collocazione cronologica nel Vangelo della maledizione del fico da parte di Gesù, seguita dalle sue azioni nel tempio e poi dal risultato della maledizione, era il modo in cui chi ha scritto questo Vangelo voleva dire che il tempio ebraico e i suoi capi avrebbero affrontato il giudizio e la distruzione se non avessero cambiato il loro modo di agire. Il fico non poteva produrre frutti edibili, quindi era stato giudicato. Se i capi del tempio non si fossero comportati meglio, anche loro, come il fico, sarebbero stati giudicati e distrutti. È esattamente ciò che avvenne nel 70 d.C., quando l’esercito romano prese Gerusalemme e distrusse la città e il tempio.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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2 Marco 11,12–14.
3 Vedi “Ingresso a Gerusalemme.”
4 Marco 11,11.
5 Numeri 13,23.
6 1 Re 4,25.
7 Michea 4,4.
8 Gioele 2,22.
9 Evans, World Biblical Commentary, 154.
10 Marco 11,14.
11 Marco 11,15–16.
12 Witherington, The Gospel of Mark: A Socio-Rhetorical Commentary, 315–16.
13 Marco 11,17.
14 Isaia 56,6–7.
15 Geremia 7,11.
16 Marco 11,18–19.
17 Marco 11,20–22 NR.
Pubblicato originariamente in inglese il 12 gennaio 2021.