Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i miracoli (parte 10)
Dicembre 5, 2017
di Peter Amsterdam
Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i miracoli (parte 10)
I miracoli sulla natura (parte 4)
[Jesus—His Life and Message: Nature Miracles (Part 4)]
Uno dei miracoli operati da Gesù ha luogo immediatamente dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci nei Vangeli di Matteo,1 Marco2 e Giovanni.3 Il racconto più lungo è quello di Matteo, che userò qui, insieme ad alcuni punti presi dagli altri racconti.
Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre egli avrebbe congedato la gente. Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo. Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!» E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!»4
Anche se non conosciamo la località in cui i cinquemila uomini furono sfamati, è probabile che fosse da qualche parte a oriente del punto in cui il Giordano sbocca nel mare di Galilea. Partire dal lato orientale dell’estuario del Giordano per andare in qualche punto della riva a occidente di dove sfocia il fiume sarebbe stato considerato andare “dall’altra parte”.
Quando Gesù ebbe terminato di pregare, era notte e la barca con cui aveva mandato via i discepoli aveva già percorso qualche chilometro. Il Vangelo di Giovanni ci dice che avevano già percorso venticinque o trenta stadi. La parola stadio deriva dal greco stadion e indica una distanza di circa 185 metri; quindi i discepoli avevano percorso solo da 4 a 5,5 chilometri in sei o sette ore, dato che la barca era sbattuta dalle onde perché il vento era contrario.5 In Giovanni leggiamo che il mare era agitato, perché soffiava un forte vento,6 e in Marco che si affannavano a remare perché il vento era loro contrario.7
A quei tempi, le barche da pesca sul lago avevano due paia di remi e un timone, insieme a una piccola vela. Quando il vento soffiava nella direzione giusta, la vela aiutava a spingere la barca, ma spesso quattro uomini remavano e uno reggeva il timone. Le sponde della barca erano basse per permettere ai pescatori di gettare le reti e tirare a bordo i pesci più facilmente. Di conseguenza, se le sponde erano basse, le onde non dovevano essere molto alte per minacciare di affondare la barca.
Alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. Gli Ebrei, i Greci e i Romani dividevano la notte in vigilie militari, invece di ore, e ogni vigilia rappresentava il turno di servizio delle guardie. Gli Ebrei dividevano la notte in tre vigilie, mentre i Romani la dividevano in quattro. La quarta vigilia della notte, secondo l’usanza romana, copriva il periodo tra le tre e le sei del mattino. Ciò significa che probabilmente i discepoli stavano remando da sette ore o più e non erano ancora riusciti ad attraversare il lago. Erano letteralmente esausti e faceva ancora buio, quando improvvisamente videro qualcuno camminare sull’acqua. La loro reazione iniziale fu di terrore. Non avevano mai visto nessuno camminare sull’acqua, quindi pensarono di vedere un fantasma. Probabilmente conoscevano bene le antiche superstizioni pagane sugli spiriti degli annegati che si aggiravano senza sosta sulle acque. Gesù calmò immediatamente le loro paure dicendo: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!»
Nei Vangeli di Giovanni e di Marco il racconto di come Gesù attraversò il lago camminando sulle acque termina con Gesù che sale in barca con i discepoli e il vento cessa immediatamente. Il racconto di Matteo parla di come Pietro scese dalla barca per andare verso Gesù, come vedremo tra breve.
Nel Vecchio Testamento, camminare sulle acque era una cosa che solo Dio poteva fare.
Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare.8
Tu apristi la tua via in mezzo al mare, i tuoi sentieri in mezzo alle grandi acque e le tue orme non furono visibili.9
Una volta ancora Gesù dimostrò la sua autorità sulla natura agendo come solo Dio può fare.
Il Vangelo di Marco usa una frase interessante che non troviamo negli altri Vangeli e che può essere interpretata come l’eco di un incontro con Dio nel Vecchio Testamento. Marco scrisse:
Verso la quarta vigilia della notte, egli andò verso loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Ma essi, vedendolo camminare sul mare, pensavano che fosse un fantasma e si misero a gridare.10
La descrizione di come Gesù pensava di oltrepassarli non calza con il modo in cui si comportava solitamente con chi si trovava nel bisogno. Alcuni commentatori lo interpretano come se Gesù volesse mettere alla prova la fede dei discepoli, altri che volesse restare in incognito, altri ancora che fosse semplicemente un’impressione sbagliata di quello che Lui voleva fare.11 Comunque, è possibile vederlo anche come un eco di alcune azioni di Dio nel Vecchio Testamento.
Sul monte Sinai, Mosè disse a Dio: «Fammi vedere la tua gloria!» Dio rispose dicendo: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il nome dell’Eterno davanti a te».12 Il Signore disse a Mosè: «Tu non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo mi può vedere e vivere». Quindi l’Eterno disse: «Ecco un luogo vicino a me; tu starai sulla roccia; e mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una fenditura della roccia e ti coprirò con la mia mano, finché io sia passato; poi ritirerò la mano e mi vedrai di spalle; ma la mia faccia non si può vedere».13 Qui a Mosè è consentito vedere Dio e la sua gloria mentre passa accanto a lui. Questo avvenimento è chiamato un’epifania, definita come “l’apparizione o la manifestazione di un essere divino”. Alcuni commentatori biblici vedono un nesso fra il momento in cui Dio passa vicino a Mosè e quello in cui Gesù voleva oltrepassarli.
Il Vecchio Testamento parla anche di un’altra epifania manifestatasi sul monte Sinai (noto anche come monte Horeb14), quando il profeta Elia stava fuggendo per salvarsi la vita. Durante la sua fuga, gli apparve un angelo che gli fornì del cibo.
Egli si alzò, mangiò e bevve; poi, nella forza datagli da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Horeb.15
Mentre era là, Dio gli parlò, dicendo: «Esci e fermati sul monte davanti all’Eterno». Ed ecco, passava l’Eterno. Un vento forte e impetuoso squarciava i monti e spezzava le rocce davanti all’Eterno.16
In entrambe queste epifanie si fa riferimento a come Dio “passava” nel momento in cui si rivelava. Molti commentatori biblici vedono in maniera simile il momento in cui Gesù camminò sulle acque.
Quindi, invece di una semplice storia di come Gesù salvò i suoi discepoli che erano sconvolti ma non in pericolo, questa è la descrizione di un’epifania in cui Gesù si rivelò ai suoi seguaci.17
Un altro possibile eco del Vecchio Testamento nel racconto di come Gesù camminò sulle acque lo troviamo nelle parole che Gesù rivolse ai suoi discepoli dopo che lo videro arrivare: «Coraggio, sono io». Le parole greche tradotte con “sono io – eimiegō — riflettono l’egō eimi, “Io sono”, usato nei Vangeli:
Se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati.18
Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono e che non faccio nulla da me stesso.19
Ve lo dico fin d’ora, prima che accada; affinché quando sarà accaduto, voi crediate che io sono.20
L’uso che Gesù fa di “Io sono” rispecchia l’episodio nell’Esodo in cui Dio disse a Mosè che il suo nome era “Io sono”.
Allora Mosè disse a Dio: «Ecco, quando andrò dai figli d’Israele e dirò loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi”, se essi mi dicono: “Qual è il suo nome?”, che risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «IO SONO COLUI CHE SONO». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: “L’IO SONO mi ha mandato da voi”».21
Dopo aver visto questi echi del Vecchio Testamento, torniamo al Vangelo di Matteo, che evidenzia il ruolo dell’apostolo Pietro in questo avvenimento.
E Pietro, rispondendogli disse: «Signore, se sei tu, comandami di venire da te sulle acque». Egli disse: «Vieni!» E Pietro, sceso dalla barca, camminò sulle acque, per venire da Gesù. Ma, vedendo il vento forte, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò dicendo: «Signore, salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo prese e gli disse: «O uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Poi, quando salirono in barca, il vento si acquetò. Allora quelli che erano nella barca vennero e l’adorarono, dicendo: «Veramente tu sei il Figlio di Dio!». Poi, essendo passati all’altra riva, vennero nella regione di Gennesaret.22
Gesù aveva l’autorità di condividere con altri la sua meravigliosa capacità di camminare sull’acqua, proprio come aveva dato ai suoi discepoli l’autorità di scacciare demoni e guarire gli ammalati.23 Pietro ebbe la fede di mettere i piedi sull’acqua e camminare in direzione di Gesù, ma quando si lasciò distrarre dal vento e dalle onde, la sua fede s’indebolì, lui si spaventò e cominciò ad affondare. La sua reazione fu di invocare Gesù perché lo salvasse – la stessa reazione che avevano avuto i discepoli in una precedente occasione quando avevano avuto paura che la barca affondasse: «Signore, salvaci, noi periamo!»24
Allungando una mano e afferrando Pietro, Gesù disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» Nel Vangelo di Matteo, leggiamo che Gesù rivolse queste stesse parole quattro volte ai suoi discepoli per la loro mancanza di fede.25 Chiaramente Pietro aveva fede e la sua fede gli permise di camminare sull’acqua, ma quando la sua fede s’indebolì lui cominciò ad affondare. Quando Gesù disse a Pietro di andargli incontro, quell’invito a camminare sull’acqua fu un invito a confidare in Colui che aveva già fatto molti miracoli. La capacità di Pietro di camminare sull’acqua era una manifestazione della sua fede che la potenza di Dio lo avrebbe sorretto; ma vedere le circostanze naturali fece vacillare la sua fede, facendolo affondare.
I commentatori biblici hanno opinioni diverse sul motivo per cui Pietro chiese a Gesù di comandargli di andare da Lui sulle acque. Alcuni lo vedono come un modo per impressionare gli altri discepoli o come una richiesta euforica infantile. Altri lo ritengono piuttosto simile al “tentare” Dio, cosa che Gesù aveva rifiutato di fare quando il diavolo lo aveva confrontato nel deserto.26 Altri lo vedono come esempio di una fede sincera che andò a finire male.
Un modo più positivo di vedere la cosa è riconoscere che Gesù stava insegnando ai suoi discepoli a fare le stesse cose che faceva Lui. Diede loro il potere di scacciare i demoni e guarire gli ammalati; li mandò fuori a due a due per fare gli stessi miracoli che aveva fatto Lui. Stavano imparando a dimostrare l’autorità divina, come avevano visto fare a Gesù. In questo stadio dell’apprendimento, non sempre erano in grado di compiere le stesse cose. Per esempio, quando un uomo portò ai discepoli il figlio che aveva degli attacchi epilettici, loro non furono in grado di guarirlo. La reazione di Gesù fu:
«O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me». Gesù allora sgridò il demone, che uscì da lui; e da quell’istante il fanciullo fu guarito. Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, dissero: «Perché non siamo stati capaci di scacciarlo?». E Gesù disse loro: «Per la vostra incredulità; perché io vi dico in verità che, se avete fede quanto un granel di senape, direte a questo monte: “Spostati da qui a là”, ed esso si sposterà; e niente vi sarà impossibile».27
Come tutti i credenti, i discepoli affrontarono un processo di crescita prima di ottenere una fede maggiore.
Pietro ebbe abbastanza fede da chiedere a Gesù di comandargli di uscire sull’acqua e di ubbidire quando Gesù gli disse di andare da Lui. Sembra che Gesù approvasse la sua richiesta e questo diede a Pietro la fede di scendere dalla barca e camminare sull’acqua. Quando cominciò ad affondare, ebbe la reazione giusta, cioè implorò Gesù di aiutarlo. Gesù non lo sgridò per aver messo piede sull’acqua, ma per aver cominciato a perdere fede e fiducia.
Leggendo questa storia, possiamo capire che quando noi, come i discepoli, ci troviamo in situazioni difficili, quando abbiamo paura e pensiamo che tutto stia per finire, la presenza di Gesù nella nostra vita può porre fine ai nostri timori perché confidiamo in Lui, sapendo che ci aiuterà. Anche se i discepoli non furono immediatamente tolti dalla situazione difficile in cui si trovavano, continuarono a fare la loro parte, continuando a remare come meglio potevano, anche se non facevano molti progressi. Al momento giusto Gesù calmò la situazione, togliendoli dai guai.
Matteo ci dice che quando Gesù e Pietro salirono in barca, il vento si acquetò. Allora quelli che erano nella barca vennero e l’adorarono, dicendo: «Veramente tu sei il Figlio di Dio!». Poi, essendo passati all’altra riva, vennero nella regione di Gennesaret.28 Adorazione, lode e ringraziamento sembrano davvero la reazione giusta quando il Signore si muove nella nostra vita, quando ci protegge misericordiosamente, ci guida in mezzo alle situazioni difficili, risponde alle nostre preghiere e calma le nostre tempeste.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Matteo 14,22–34.
2 Marco 6,45–53.
3 Giovanni 6,16–22.
4 Matteo 14,22–27 NR.
5 Matteo 14,24.
6 Giovanni 6,18.
7 Marco 6,48 NR.
8 Giobbe 9,8 CEI.
9 Salmi 77,19 NR.
10 Marco 6,48–49.
11 Guelich, World Biblical Commentary: Mark 1–8:26, 350.
12 Esodo 33,18–19.
13 Esodo 33,20–23. Vedi anche Esodo 34,6.
14 I nomi Monte Sinai e Monte Horeb sono usati in modo intercambiabile. Vedi Esodo 3,1; 33,6; 19,20; Numeri 3,1.
151 Re 19,8. Per il racconto completo, leggi 1 Re 19.
16 1 Re 19,11.
17 Guelich, World Biblical Commentary: Mark 1–8:26, 350.
18 Giovanni 8,24.
19 Giovanni 8,28.
20 Giovanni 13,19.
21 Esodo 3,13–14.
22 Matteo 14,28–34.
23 France, The Gospel of Matthew, 570. Vedi Matteo 10,7–8; Marco 6,12–13; Luca 9,1; 10,17.
24 Matteo 8,25.
25 Matteo 6,30; 8,26; 16,8; 17,20.
26 Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, lo pose sull’orlo del tempio e gli disse: «Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: “Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra”». Gesù gli disse: «Sta anche scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”» (Matteo 4,5–7).
27 Matteo 17,17–20.
28 Matteo 14,32–34.
Pubblicato originariamente in Inglese il 30 maggio 2017.